Capitolo 18

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Bianca si sveglio' all'alba.
Aveva temuto, la sera precedente, il suo padre avrebbe dato i numeri per il ritardo pazzesco con cui era rientrata. E invece non l'aveva trovato in casa e non era tornato che a notte fonda, quando lei ormai dormiva o almeno ci provava. Attraverso la porta chiusa lo sentivo adesso parlare al telefono con voce concitata. Non aveva nessuna voglia di cominciare la giornata in mezzo alle sue scartoffie e ai suoi problemi. Svegliata sul letto a fissare il soffitto per un tempo interminabile, aveva messo con se stessa che nonostante il lungo discorso con Manuela, in realtà non avevano approfondito l'argomento nei punti più scomodi. Cosa facessi esattamente lui, quali fossero i suoi compiti all'interno del clan e perché fosse finito a scontare un anno di prigione, e stavano domande senza risposta. E c'era anche un altro dettaglio che non tornava e che, lanciando le nella testa, l'aveva svegliata al sorgere del sole. Manuel non era di quelle parti. Si era trasferito da poco e, quindi, probabilmente la sua presenza nella zona aveva uno scopo preciso. Bianca ripenso alle parole di Paolo ma si rifiuto ad esaminarle, scacciando le via dalla mente come fossero mosche fastidiose. Quando si decise ad alzarsi solo per mettersi a disegnare, in pigiama. Riprodusse memoria il volto della mamma di Manuel, rendendolo più arcigno, con le rughe più profonde. Disegno anche la mano della donna, con le dita simili ad artigli, ricoperte di anelli pesanti che però nella sua versione somigliavano a ragni e insetti. Cambio pagina e la riempi di botte tutte simili. La bocca di Manuel, con la sua linea perfetta e le labbra sensuali. Non era il primo ragazzo che baciava, ma lui aveva cancellato tutti i baci che c'erano stati prima. Baci senza importanza, scambiati con ragazzi che appartenevano alla sua vita precedente, quando credeva che tutto durasse per sempre e che le azioni non avessero grosse conseguenze.
Adesso era diverso. Perché baciare qualcuno con la consapevolezza di poterlo perdere da un momento all'altro prendeva ogni gesto più intenso. Scende. E anche più doloroso. Era come essere innamorati ed essere stati lasciati, nello stesso tempo. Alle 7:30 il suo cellulare squilla, facendola sobbalzare per lo spavento, risvegliandola bruscamente dei tuoi pensieri. La chiamava, come quasi ogni mattina. Non risponderle non sarebbe servito a nulla, avrebbe insistito pure avrebbe dirottato la telefonata sul cellulare del marito. Bianca premete il tasto verde.
--Bianca? Tesoro, come stai?
--Bene.
Quanto potevano essere vuote le frase tra due persone? Tua madre che la chiamava tesoro, mentendo, è lei che rispondeva bene come se fosse vero. Era nauseante, ma necessario.
--Mi ha detto tuo padre che sei uscita con il figlio del commisario-- continuo' allegra.--Che tipo é?
--Mamma, non ho voglia di parlare di ragazzi-- rispose lei, seccata.
Silenzio, probabilmente sua madre ci era rimasta male. Ma bianca era convinta che non potesse arrogarsi il diritto di mettere il naso e la sua vita privata, lei che fingeva di essere qualcuno che non era. Una madre premurosa e una moglie fedele, per esempio.
--Come vuoi-- disse infine con un sospiro.--Credevo che la distanza avrebbe sanato certe ferite, invece vedo che non é così.
--La distanza serve solo a non ferirci più a vicenda-- replicò Bianca, dura.
--Io... Io vorrei solo che tu stessi bene. Che fossi felice.
--Lo sono. Qui con papà va meglio.
Sapeva di averle sferrato un altro colpo basso e quasi ne fù contenta. Se lo meritava.
--Prima o poi dovrai tornare a Milano. Dovresti pensarci.
Bianca chiuse gli occhi. L'ultima cosa che voleva, era pensarci. Magari suo padre sarebbe rimasto lì per sempre. E comunque, dopo il diploma doveva cominciare l'università e poteva scegliere una città qualsiasi, purché lontano il più possibile della sua vecchia vita.
--Ok-- disse, atona. --Adesso però devo prepararmi per la scuola.
--Lo so, certo. --rispose sua mamma, con tono di chi non ha ancora voglia di interrompere la conversazione. --Volevo solo ribadirti che ti voglio bene. Non so cosa sia successo tra noi...
--Lo sai benissimo--la interruppe Bianca. --Ma davvero adesso non mi importa più. Vorrei solo che mi lasciassi vivere la mia vita in pace.
Mentre faceva colazione, le rimase addosso un senso di disagio. Poi suo padre la raggiunse al tavolo, con la camicia mezza fuori dai pantaloni e i capelli arruffati.
--Ieri sera hai fatto tardi. Dove sei stata?
Bianca trattengo il fiato. Come faceva a saperlo? Penso subito alla vicina impicciona, ma poi escluse quelle ipotesi perché suo padre la teneva a distanza quanto lei.
--La nostra casa e sotto sorveglianza--le spiego il giudice, interpretando la sua espressione interrogativa.
--Cosa? --esclamo lei, incredula. --Che significa?
--Che c'è uno dei ragazzi di Leone, in borghese, che gironzola qua sotto.
--Sempre?
--Da ieri, si.
--E perche?-- Bianca ragionava febbrillimente. Era stata vista con Manuel? Potevano identificarlo? Se le supposizioni di Paolo erano vere, forse avevano la targa della sua auto. Cerco di mantenere la calma, l'esperssione impassibile.
--Non posso dirti molto, c'è il segreto istruttorio-- rispose il giudice sedendosi e versando si dell'acqua calda in una tazza. Aggiungere una bustina di te e attese l'infusione con aria stanca. Solo allora bianca notato che aveva la mano fasciata.
--Che ti è successo?
Suo padre sospiró. --C'è stato un incidente, ieri. Qualcuno ha manomesso i freni della mia macchina. Per fortuna stava guidando un ragazzo della scorta che ha saputo tenere il controllo, e andavamo piano.
--Stai dicendo sul serio? --Bianca non riusciva a crederci. --Sei sicuro? Magari si sono semplicemente rotti.
Il giudice scosse la testa e sorseggio un po' di te. --Il meccanico ha trovato i cavi tracciati. Qualcuno ha voluto inviarmi un avvertimento.
--Ma tu non hai fatto niente--esclamo lei, spaventata.
--Non ancora--spiego suo padre. --Ma siamo sulla pista giusta, evidentemente. Altrimenti non si sarebbero presi la briga di farci sapere che ci tengono d'occhio.
--Ma di chi parli?
--Persone senza scrupoli--rispose lui, restando sul vago.
--Genta disposta ad ammazzare pur di far soldi. E non si fermeranno finché qualcuno dimostrera di avere coraggio di non farsi intimidire dalle loro minacce.
Bianca era impallidita. La stanza le girava intorno come se fosse sul punto di svenire. Guardando la mano di suo padre e pensando a ciò che sarebbe potuto accadergli, non poteva pensare che Manuel centrasse qualcosa. Lui non era così. Non era senza scrupoli. Lo sapeva, lo sentiva.
--Voglio che torni a Milano da tua madre-- continuo suo padre. --Non le ho detto niente dell'incidente ,sai come fatta. Si sarebbe agitata piu del necessario e io non ho bisogno di altri problemi, in questo momento.
Bianca non lo ascoltava piu. Si era alzata dalla sedia e lo fissava con occhi fiammeggianti.
--Io non vado da nessuna parte
Lui la guardo come se fosse una bambina capricciosa.
--Bianca. Ti ho appena detto che non ho bisogno di altri problemi.
--Perche e questo che sono, vero? Un problema--msbotto lei, gli occhi gia velati di lacrime. --Finalmente l'hai detto chiaro e tondo.
--Sai benissimo che non e cosi -- replico suo padre--Voglio solo che tu sia al sicuro. Se le indagini vanno avanti...
--Non mi importa ninte delle tue stupide indagini-- grido lei, esasperata. --Dovete smetterla di trattarmi come un pacco, come un oggetto. Vengono sempre prima la vostra vita, le vostre esigenze, il vostro dolore. Io non conto nulla?
Il giudice non si aspettava quella sfuriata. Bianca era una ragazza introversa e comunque, dal giorno dell'incidente di Daniele, non aveva mai lasciato capire quali fossero le sue emozioni.
--Tu sei mia figlia-- rispose, come se bastasse a spiegare.
Bianca fece una risata sarcastica. --Certo. Ma sono viva, e questo cambia tutto.
--Non dovresti parlare così -- replicò lui, alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso il divano su cui aveva lasciato i documenti che stava studiando.
--Resta qui--gli ordinò Bianca. --O devo farmi ammazzare per avere la tua attenzione/
Quella frase da colpire come uno schiaffo. Si volto a guardare sua figlia e fu come se la vedesse per la prima volta dopo tanto tempo. Quando era cresciuta così tanto da parlargli in quel modo?
--Non ci torno a MIlano, hai capito?-- continuo lei, alterata. --Non voglio più subire le vostre decisioni. Siete capaci solo di piangervi addosso e io sono stufa, ho bisogno di vivere senza che l'ombra di mio fratello mi renda invisibile. Riesci a capirlo?
Stava piangendo. E suo padre trattenere le proprie lacrime come aveva fatto anche durante quei lunghissimi, insopportabili mesi. La moglie aveva pianto abbastanza per tutti e tre, e c'era stato bisogno di qualcuno che tenesse in mano le redini della famiglia. Disoccupate di questioni pratiche come il riconoscimento del corpo, l'organizzazione del funerale, i documenti, gli avvisi alla scuola, al Gruppo Sportivo, gli amici di tuo figlio che non c'era più.
--Ho fatto il mio dovere-- rispose lui, risentito. --Sono rimasto in piedi quando voi vi siete potute permettere di crollare. Non puoi rimproverarmi nulla.
--Sei un ipocrita. Ti sei nascosta dietro i tuoi doveri, così che mamma è affondata nel suo dolore e senza preoccuparsi di chi le stava accanto-- replico Bianca, decisa ad andare fino in fondo, chissa perche, chissa come mai proprio in quel momento, dopo piu di un anno di silenzio.
--E questo che pensi di noi?-- chiese suo padre, incredulo.
--Io non penso niente. So solo quello che sento.
--Abbiamo fatto il possibile per tenere unita la famiglia, nonostante tutto-- continuo il giudice, sedendosi sul divano come se non riuscisse piu a sostenersi. --Tua madre ha passato un brutto periodo di depressione, e vero, ma adesso sta meglio.
--Dovresti chiederti a cosa sia dovuto il suo improvviso buonumore.
Nono aveva avuto intenzione di dirlo. Le era sfuggito di bocca prima che potesse riflettere sugli effetti che avrebbe causato. Suo padre la squadro, sembrava non capire.
--Cosa intendi dire?
--Niente-- targiverso lei. --Solo che mi sembra strano questo cambiamento così istantaneo. Un giorno vivi sul divano e non ti importa niente di nessuno, e il giorno dopo i soldi ti metti a fare la mamma simpatica come se nulla fosse. Io non le credo.
--Dovresti essere felice per lei.
--Senti, papa--continuo Bianca, decisa a tornare sull'argomento principale. --Io qui ci sto bene, la scuola e fantastica, i miei compagni sono carini con me. Non voglio tornare a Milano, non adesso.
--Va bene-- acconsenti suo padre. --Ma ci sarenno delle regole. 1) devi sempre avere il cellulare con te, da oggi in poi.
--Ma non..
--Senza ma,Bianca. O accetti le mie condizioni, o torni da tua madre-- la interruppe lui. --E se accade qualche altro "incidente", dovrai accettare la realta e fare quello che ti dico. Non posso metterti in pericolo,questo dovresti riuscire a capirlo.
Lei annui, confusa. Suo padre aveva ragione, l'esistenza di Manuel è quello che lui rappresentava rendeva la situazione impossibile. Se davvero era coinvolto in quella storia, andarsene avrebbe significato lasciare suo padre e il ragazzo che amava a scontrarsi, l'uno contro l'altro. Doveva fare qualcosa per impedire che accadesse.
--Devi rientrare a orari decenti e dirmi sempre dove vai, con chi sei-- continuo il giudice, di nuovo calato nel suo ruolo di legislatore. --Non devi andare fuori città con il Vespone, nemmeno in periferia. Se qualcuno suona il citofono e sei sola in casa, non rispondere e chiamami immediatamente.
--Papa -- gemette lei. Stava esagerando. --Devo mettermi dei baffi finti quando esco?
--Non scherzare, per favore-- la rimprovero lui, accigliato. --Se tu avessi anche solo una minima idea di che gente sia quella che sto cercando di incastrare, saresti tu a pregarmi di tornare a Milano.
A quelle parole, bianca si rabbuiò. Mentre suo padre continuava a elencarle le nuove regole di sicurezza penso che vederci con Manuel, da quel momento in poi, sarebbe stato impossibile.

E sarà bello morire insieme (Manuela Salvi) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora