Capitolo 22

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Manuel senti il rumore di una macchina che arrivava dalla strada. Vigile, abituato a muoversi in fretta, scatto in piedi imprecando.
--Vestiti, Bianca. Veloce --le ordino a bassa voce.
Si infilò i jeans e la maglietta nel momento in cui il cigolio dei vecchi cardini del cancello lo avvisava che qualcuno stava entrando. Non ebbe bisogno di affacciarsi alla finestra per vedere di chi si trattasse. Riconobbe subito il motore del SUV di Angelo.
--Merda--disse a denti stretti. Si passo una mano tra i capelli, per riflettere. Prese la pistola e se la infilo dietro la cinta dei pantaloni.
--Che succede? --Bianca aveva già i vestiti addosso e stava cercando di sistemarsi i capelli allo specchio. --E tua madre? --L'idea di come avrebbe potuto reagire quella donna orribile, trovandola li, le fece rivoltare lo stomaco.
--Peggio--rispose Manuel, agitato. --Per favore, Siediti a quella scrivania e fingi di studiare. Prendi i libri, disegna, ma non venire di là per nessun motivo.
--Mi stai spaventando.
--Stai qui ferma e zitta--ripete lui.
Senza darle ulteriori spiegazioni, andò ad aprire la porta, alla quale Angelo stava bussando come se volesse abbatterla.
--Arrivo--grido Manuel, cercando di tenere ferma la voce. Sul suo viso non traspariva nessuna emozione quando si trovò a fronteggiare il figlio di Tano. --Che diavolo ci fai qui?
--Passavo da queste parti e ho pensato di venire a salutarti--rispose Angelo con un ghigno. Entro in casa, e dai suoi gesti rapidi e nervosi, si intuiva che dovesse essere su di giri. Manuel lo lascio frugare in cucina in cerca di cibo e roba da bere.
--Niente avanzi, oggi? --chiese, la testa nel frigo.
--No. Mia madre e andata al paese a trovare sua sorella --rispose Manuel, lasciando occhiate tese verso la porta della sua stanza. Spero che Bianca non facesse rumore.
Angelo si affacciò dalla cucina con in mano un piatto pieno di peperoni arrossati. --Quindi sei solo soletto?
--Si.
--Be, sono venuto solo a portarti qualche buona notizia--annuncio Angelo. --Ma prima ho bisogno di mangiare qualcosa.
Manuel lo segui in cucina e lo osservo, nervoso, mentre apriva la dispensa e prendeva del pane. Mise tutto sul tavolo, alla rinfusa, e spezzo il filone senza tagliarlo, mandando briciole ovunque. Bevve l'acqua direttamente dalla bottiglia, con le labbra unte dell'olio dei peperoni.
--Sei silenzioso--fece, con la bocca piena. --E hai la tua solita faccia di Cazzo. Tu credi che sia da duro, invece no. E proprio di Cazzo.
Manuel non raccolse la provocazione. --Senti, ho da studiare. Dimmi quello che devi e lasciami in pace.
Angelo lo guardò con disprezzo, poi rutto. --Ti sta bene quella cicatrice sulla faccia. Se vuoi te ne faccio una uguale, dall'altra parte.
--Ho promesso a Tano di non reagire. Ma non mettere alla prova la mia pazienza--replico Manuel. Se Bianca non fosse stata nell'altra stanza, sarebbe stato il momento buono per fargliela pagare.
L'altro alzò le mani in segno di resa. --Ah, se lo hai promesso a mio padre, allora mi inchino. --ironizzo. --E comunque stavolta gli ho dimostrato di essere meno stupido di quel che vuole credere. Mentre tu stai qui a fare lo scolaretto, gli ho risolto un grosso problema.
--Di che parli?
--Ci sono due tizi sulle nostre tracce. Ti ricordi che lo disse papà durante l'ultima riunione?--racconto Angelo.
Manuel si irrigidì, sapeva a chi si riferiva. --Un giudice è un commissario che credono di poterci mettere i bastoni tra le ruote. Adesso ci penseranno due volte.
--Cosa hai fatto? -- chiese Manuel, teso.
--Gli ho mandato un piccolo avvertimento--rispose Angelo. Si mise a ridere in modo scomposto. --Ho manomesso i freni della macchina del giudice. Si è schiantato contro un muro insieme a quel cretino che gli fa da scorta. Peccato che andassero piano.
--Sei il solito idiota--commento lui. Si chiese come mai Bianca non gliene avesse parlato e se suo padre stesse bene. --In quel modo ci hai esposti. Se avevano dei dubbi, adesso saranno sicuri di essere sulla pista giusta.
--Tano non la pensa così, se vuoi saperlo--replico Angelo. --Dice che un avvertimento ci vuole, tanto per ricordare alla gente chi è che comanda. Mica possiamo sempre fare la figura dei fessi.
--No, non possiamo. --convenne Manuel, che a quel punto voleva solo che Angelo se ne andasse. --hai fatto bene.
Angelo lo guardò con sospetto. Poi si alzo dal tavolo e si puli lemani dalla briciole, strofinandole l'una contro l'altra. Manuel spero che la visita fosse finita, invece Angelo sì sposto in salotto e si stravacco sul divano, sistemando sul tavolinetto di vetro una scatolina che aveva tirato fuori dalla tasca posteriore dei jeans.
--Non vorrai farti qui dentro?
--Ci metto un attimo. E poi schizzo via come il vento.
--Angelo, vai fuori. Adesso. --gli ordino Manuel. Sapeva che se si fosse messo a sniffare, sarebbe diventato incontrollabile.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 21, 2016 ⏰

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E sarà bello morire insieme (Manuela Salvi) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora