Capitolo 4

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••Tanti auguri a te! Tanto auguri a te!
Il coro di ragazzi finì in uno scroscio di applausi e risate. Su un banco al centro dell'aula c'era una torta con delle candeline e, in posizione da soffiata, Carla Parente, una ragazza dai capelli biondi e corti che sorrideva ai suoi compagni e alla professoressa Santoro.
Bianca fissava le diciotto piccole fiammelle della sua postazione defilata a quando si spensero, sentì una stretta al cuore. Tra poco sarebbe toccato anche a lei diventare maggiorenne, poter decidere di andare o di restare. Almeno in teoria.
••Ci vieni alla festa, Bianca? ••le chiese Valeria, sventolando il cartoncino di invito che Carla aveva appena distribuito in classe.
••Forse••rispose lei, restando sul vago. Detestava le feste, soprattutto quelle di compleanno, anche se non era sempre stato così.
••Scommetto di no••aggiunse Valeria. ••Scommetto che non sei la tipa da discoteca ed eventi troppo mondani.
••In effetti no•• ammise bianca con un sospiro. Carla stava tagliando la torta e distribuiva le fette sui piattini di plastica, mentre la professoressa fingeva di essere seccata da tutto quel tempo sottratto alla sua lezione. Dal sorriso che le illuminava il volto, doveva essere una che si emozionava sempre compleanni dei suoi alunni.
••Non vai al mare, non vai alle feste••riassunse Valeria con il suo tono gioviale e spensierato. ••Ma allora che fai per divertirti?
Sembrava davvero interessata alla questione e bianca si chiese perché. In fondo erano in classe insieme da pochissimi giorni, due strane chiuse nello stesso posto per una casualità. Però Valeria la incuriosiva. Le lentiggini che aveva sul viso sembravano piccoli fuochi d'artificio. Tutta la sua persona emanava allegria, come si vivesse una personale vigilia natalizia perenne, con l'eccitazione dei regali, delle sorprese, dello stare insieme alle persone amate.
Bianca la invidio per un istante.••Mi piace disegnare. E ascoltare la musica.
••Bhe anche a me. Ma io intendevo, cosa fai per divertirti con gli altri. Sai, le persone. Noi poveri mortali.
••Niente direi. Non conosco nessuno.
••Conosci me.
••É vero. Ma in fondo, no. Se capisci cosa intendo.
••Per niente. •• rispose Valeria. Ancora di grida eccitate stava chiamando la Santoro e le due ragazze si registrassero per vedere cosa stesse succedendo.
••Per favore prof! •• quel buffone di Leo la stava supplicando. Non si sa dove era spuntato uno stereo portatile.••Solo 5 minuti per festeggiare!
••Non se ne parla •• ribadì l'insegnante, ridendo. Sembrò riflettere per un momento. ••A meno che qualcuno di voi non abbia voglia di trattenersi con me, dopo la scuola, per darmi una mano a sistemare l'aula del 3 piano.
Un coro di nooooooo rimbombò tra le pareti dell'aula.
Bianca alzò la mano. ••Resto io•• annuncio, e il coro si trasforma in una nuova esplosione di entusiasmo.
Le ho acceso lo stereo e fece partire un pezzo house molto famoso, una musica martellante che spinse la Santoro a rifugiarsi dietro la cattedra, in mezzo due registri. Ballavano tutti, tranne Bianca.
••Certo che sei proprio matta! ••le gridò Valeria, saltellandole vicino. ••L'aula del 3 piano é una catacomba da cui non uscirai viva.
Lei si strinse nelle spalle, abbozzando un sorriso. Tornerà in quella casa estranea, da sola, non era molto allettante. Almeno così avrebbe avuto qualcosa da fare, di qualunque cosa si trattasse. E magari, se la fortunata, gli altri l'avrebbero bollata come secchiona o lecca prof e si sarebbero tenuti a distanza di sicurezza. È difficile abituarsi a quelle super Ansa che faceva sembrare tutti amici in un lampo.
••Prandi? ••la chiamò la Santoro. •• Visto che hai un quoziente intellettivo più alto di quello dei tuoi compagni, a quanto sembra, ti dispiacerebbe darmi una mano anche con questo registro? Ci vorrà un minuto.
Bianca annuì e la raggiunse. ••Ecco, leggimi un attimo le assenze di Lambiasse, per favore. Le date esatte.
Mentre faceva scorrere il dito lungo le linee orizzontali del registro, bianca penso che quel lavoro fosse totalmente inutile. La mia e Manuel non era quasi mai venuta a scuola dall'inizio dell'anno. Infatti, lei non l'aveva mai visto. Sì limito a comunicare i giorni alla Santoro senza fare domande.
••Sta esagerando ••commentò lei, scrivendo velocemente. ••So che é stato bocciato un anno, nell'istituto da cui proviene. Se continua così, dovremo avvisare la famiglia.
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La scuola le piaceva deserta.
Bianca camminava per i corridoi e ascoltavo il suono dei tuoi passi rimbombare sul pavimento. Le porte erano chiuse, le luci spente, il silenzio avvolgeva il tempo che scorreva senza più l'obbligo di scandire le ore con una scampanellata automatica. Era piacevole pensare che quelle stanze, quelle sedie consumati, continuassero a esistere anche quando nessuno le vedeva.
Finito di mangiare il panino che aveva comprato al bar di fronte alla scuola e segui le indicazioni della professoressa. La scala si trovano in fondo al secondo piano. Normalmente un BancoPosta davanti al primo scalino segnalava l'accesso vietato, ma adesso era stato spostato. Le aule del terzo piano servivano per immagazzinare e archiviare i lavori degli studenti, soprattutto quelli prodotti agli esami di maturità, ea conservare le ingombranti scenografie realizzate in occasione dell'annuale rappresentazione teatrale.
L'odore che si respirava era di polvere, colori secchi e argilla. Bianca inspiro e ti senti subito a proprio agio. L'unica porta aperta, a metà del corridoio buio, lasciava passare una fetta di luce che la professoressa Santoro dovesse trovarsi là.
••Ciao Bianca•• le disse sentendola arrivare. Stava lottando contro un mucchio di cartoncini arrotolati che si divincolava no come anguille e continuavano a cadere della scrivania.
••Questo è il nostro piccolo museo••le spiegò divertita.
Tre pareti erano ingombre di scaffali fino al soffitto, a loro volta stipati di sculture di varia grandezza, lastre di bassorilevi, fogli di rame incisi e altre cianfrusaglie non identificabili.
La quarta parete era occupata da due finestre alte da cui si vedeva il mare.
Non solo la stringa del terrazzino di casa sua, segnata dalle antenne televisive, ma proprio la distesa d'acqua fino all'orizzonte.
••É bellissimo, non è vero? •• commentò la professoressa seguendo il suo sguardo. ••Ho sempre pensato che sia un grande peccato non usare queste stanze come aule.
••Forse le nostre opere d'arte si meritano un bel panorama molto più di noi••replicò Bianca, e la Santoro si mise a ridere, pensando che scherzasse.
••Mettiamoci al lavoro e in un paio d'ore dovremmo aver finito. Bisogna selezionare le cose più datate,da gettar via, per far posto alle nuove. Per i cartoncini c'è quel raccoglitore con i fogli protettivi di plastica••le spiegò. ••Butta sul pavimento i lavori vecchi di almeno 5 anni. E anche quelli che ti sembrano proprio orrendi•• aggiunse, strizzandole l'occhio.
Bianca adottò una parete e comincio a frugare sugli scaffali più bassi, riempiendosi subito le mani di polvere.
Getto quasi tutto al centro della stanza, molti lavori portavano date del secondo millennio, firmati da ragazzi che adesso erano già adulti, laureati, forse sposati. Immagino che tipo di persone potessero essere, da adolescenti, e per un attimo le sembra quasi possibile udire ancora le loro risate, come intrappolate tra quei corridoi per sempre.
••Se queste mura avessero voce••disse Bianca••sapremmo la storia di tutti gli ex studenti. I loro amori, i loro dolori.
La Santoro alzò lo sguardo su di lei. ••Ti sembrerá strano ma nel mio mestiere ho imparato che i ragazzi in fondo sono tutti uguali••commentò. ••Passano le generazioni ma gli amori e i dolori sono sempre più o meno gli stessi.
Non per tutti, penso bianca. E realizzò quanto ognuno di loro, seduto al banco, dovesse apparire anonimo ai professori che troneggiavano in cattedra. Ognuno di loro era solo un cognome, un voto, un percorso di 5 anni che finiva in fretta e di cui forse non rimaneva traccia.
Il tempo cancella. Il tempo guarisce. Oppure cristallizza i momenti brutti come in piccole gocce d'ambra, penso con amarezza.
Le sculture erano orrende. Maschere deformate dagli sguardi vuoti che bianca elimino senza pietà. Non doveva essere uscito a nessuno scultore da quella scuola. L'argilla volte si spaccava tra le mani nei punti più fragili: nasi, orecchie, labbra. In fondo allo scaffale, nascosta nella penombra e nella polvere, Bianca vide però qualcosa di interessante. Una piccola tartaruga di gesso che sembrava vera, come congelata nel bianco, con le zampine rugose e persino le unghiette. La rigiro e vide che sotto la pancia aveva un incisione: il tempo tutto toglie e tutto dà-G. Bruno-L. D. 19997 VC.
Senza chiederlo alla professoressa, che forse non glielo avrebbe permesso, spolvero delicatamente con la mano la tartaruga e la infilo nella tasca della felpa. Mi sembra un buon segno, un portafortuna per la nuova vita.
Le 2 ore trascorse unitamente quando ebbero finito il sole stava tramontando. Bianca, prima di uscire, detto un'occhiata al mare che si stava incupendo, preparandosi alla notte. Regale, di un punto da azzurra che non era ancora buio e nemmeno più giorno. L'ora in cui la luce mostrava la strada ammorbidendo le ombre.
••Ho visto che hai una grand passione per l'arte•• le disse la Santoro prima di salutarsi, davanti all'ingresso della scuola.••Se hai del tempo libero, potresti fare domanda di volontariato al museo municipale d'arte contemporanea. É piccolo ma carino.
Lo sguardo di Bianca si illuminò. ••Dice davvero? Mi piacerebbe molto.
••Be, allora fatti vedere, qualche volta••continuò l'insegnate, contenta.••Io sono lì tutti i martedì, posso darti le informazioni e assegnarti un turno.
Quando bianca monto in sella al vespone, accellerò senza togliere cavalletto, come le aveva insegnato Daniele. Parti con un piccolo balzo che fece sferragliare la carrozzeria e sbando appena prima di mettersi in strada.
Mentre correva costeggiando il lungomare, allungo il giro per tornare a casa. Il profumo della salsedine era così intenso che restava appiccicato addosso.
Il tempo toglie e da,pensò. E forse per lei sarebbe arrivato presto il tempo di ricevere.

E sarà bello morire insieme (Manuela Salvi) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora