Capitolo 5

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Quando entro in classe, quella mattina, il suo solito posto era occupato.
Da un ragazzo sconosciuto le cui lunghe gambe non entravano bene nel banco, doveva tenerle oblique per stare comodo. Bianca lo squadrò e per un attimo non riuscì a distogliere lo sguardo dai suoi occhi neri e seri. Lui la fissò come chiedendosi che diavolo avesse da guardare con tanta insistenza. Alzò appena il mento, ma non era un cenno di saluto.
••Sei seduto al mio posto••disse lei, chinando la testa solo un pò, in modo che i capelli le proteggessero il viso.
••Non c'è scritto il tuo nome da nessuna parte.
La risposta fu così inaspettata che Bianca aprì la bocca senza volerlo, come quei pesci che vedeva ogni giorno sulle bancarelle sotto casa.
••Ma io...
••Trovati un altro banco. Voglio stare qua.•• la interruppe lui a muso duro.
Lei si sentì avvampare e non replicò nulla. Scivolò verso l'unico posto libero, accanto a Valeria, con gli occhi che le bruciavano di lacrime di rabbia e indignazione. Se fosse stata un ragazzo anche lei, lo avrebbe preso a botte. Aveva represso l'istinto di dargli uno schiaffo solo perché gli aveva letto negli occhi una luce che non gli piaceva. Torbita.
••Quello è l'altro ragazzo nuovo••le bisbigliò Valeria.
••Hai visto che tipo? Mette i brividi.
Bianca, col cuore ancora agitato, si voltò appena per guardarlo. Lui era rimasto immobile e assorto, il viso fisso verso la cattedra.
••Però é molto carino••aggiunse Valeria con una risatina maliziosa. ••Non trovi?
••No••mentì Bianca.
••Secondo me spaccia.
••Secondo me é un cafone arrogante••replicò Bianca, immaginando che si sarebbe messo a fare il bullo con tutti, in classe.
Ma per le prime due ore, il ragazzo non si mosse. Sembrava che ascoltassi ogni parola. Quando l'insegnante dice l'appello, lui rispose "presente"il nome di Manuel Lambiase. Aveva una voce calda, ferma. Non sorrideva, non cercava lo sguardo degli altri.
A ricreazione sparì. Mentre Bianca seguiva Valeria nel solito giro di ricognizione in cerca del rapper tarchiato, si ritrovò senza volerlo a cercare Manuel tra la folla, ma si era come volatilizzato.
Poi,in cortile, lo individuò in un angolo che leggeva una rivista di auto e moto. Sembrava non accorgersi che mezza scuola lo stesse fissando. La metà femmine. Le ragazze erano in grande eccitazione, forse perché sembrava creato con l'intenzione di testare se l'effetto del bello-e-misterioso fosse ancora efficacie. Lo era. Lui non guardava nessuno, tutte guardavano lui.
Bianca si stizzì. Era insopportabile. ••C'è ne andiamo, per favore?••chiese a Valeria. Non aspettò nemmeno la risposta, semplicemente si voltò e tornò di sopra, in classe. All'uscita della scuola lo show continuò. Manuel aveva una moto nera da strada, parcheggiata in mezzo a decine e decine di anonimi scooter da ragazzo. Era un modello costoso, sagomato dal vento-quella era la sensazione che avevano voluto ricreare i designer-che quando venne acceso emise un rombo sicuro e basso, simile al verso di una tigre, e fece girare mezza scuola. La metà maschile, questa volta.
Manuel si infilò il casco nero senza guardarsi intorno. Rispose a monosillabi alle domande curiose dei ragazzi che gli si erano radunati intorno, teneva lo sguardo sul contachilometri.
A Bianca sembrò falso. Se non voleva farsi notare, sarebbe potuto venire a piedi, invece di sgasare quell'orrendo mostro di metallo davanti a tutti.
Lo osservò scivolare via tra la folla, abbassando la visiera nera e accelerando al massimo non appena la strada davanti a lui fu libertà.
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••Bianca Prandi va con... •• la Parisi,professoressa di architettura, scorse un elenco scritto su un foglio da fotocopia
••Manuel Lambiase. Per la ricerca alla cattedrale dovrete...
••No.
Bianca l'aveva interrotta bruscamente. Si rese conto di aver quasi gridato e si sentì avvampare di vergogna. La stavano guardando tutti con aria interrogativa.
Valeria le bisbigliò:••Che ti prende?
••Mi scusi, professoressa•• si prese lei, deglutendo più volte nello sforzo di mantenere il controllo. Il cuore le batteva troppo forte, le avrebbe fatto tremare la voce.••Io non credo di poter fare coppia con Lambiase. Nella ricerca, intendo.
Qualcuno ridacchiò ma la Parisi sembrava perplessa.
Manuel, nel suo banco, la stava guardando con espressione neutra. Come se non lo vedesse nemmeno. Non sembrava affatto turbato dalla sua protesta.
••Ecco io.. ••aggiunse lei••preferirei qualcuno del posto. Per conoscere meglio la città....
Era una scusa blanda, ma sembra funzionare perché la professoressa corrugò la fronte e scorse di nuovo l'elenco.
••Mi dispiace, Prandi••concluse. ••Purtroppo le coppie per i lavori di gruppo sono formate già dallo scorso anno. Se ti inserisco con qualcuno, Lambiase mi resta solo. Sono sicura che con una buona mappa e magari una guida, sarà divertente scoprirete la città vecchia da soli.
Poi, ritenendo il discorso chiuso, posso spiegare il progetto, che consisteva nel fare dei rilievi del momento assegnato una coppia.
Bianca era furiosa. Nascose dietro i capelli e, senza farsi vedere, infilo le cuffie del lettore MP3 nell'orecchio, sperando a tutto volume la canzone Brain Damage dei Pink Floyd.
Il pazzo e nella mia testa.
Lascia che la campanella suonasse, il professore alla cattedra cambiasse una, due volte, fino alla ricreazione, limitandosi a disegnare freneticamente nel suo blocco per gli schizzi.
••Cavoli, sei messa proprio male•• commento Valeria, sapendo di non poter essere sentita e osservando l'immagine di un grande cimitero che l'amica stava componendo sul foglio. Tombe, croci, lapidi e corvi neri appollaiati ovunque. La ragazza finta di non vedere che sono una delle lapidi c'era scritto Manuel Lambiase e se ne andò in cortile da sola, immaginando che non volesse essere disturbata.
Avvertendo il voto tornasse, nonostante le cuffie, bianca si lascio sfuggire una lacrima. Finito il foglio, allargandosi come una piccola pozzanghera e sbavando i segni di matita simili a solchi neri. Ma se l'asciugo subito. In fondo era solo un compito di scuola. Potevano farlo in fretta e chiuderla lì senza dover entrare troppo in confidenza. Non sapeva nemmeno perché avesse reagito in quel modo, non era certo la prima volta che aveva a che fare con un compagno di classe che credeva di essere il padrone del mondo.
Del suo piccolo, stupido mondo.
Alza la testa, come se quei pensieri l'avessero rassicurata, liberando il viso dai capelli. E se lo trovò davanti.
Stava seduto sulla cattedra a leggere la sua solita rivista di auto e moto.
Bianca non ebbe il tempo di fare niente perché lui solleva lo sguardo e la fisso. Mosse le labbra per dirle qualcosa ma la musica era ancora troppo alta perché potesse dire le sue parole. Lo vide scendere dalla cattedra e venire verso di lei, così si inizia a disegnare, insistendo con la matita sulla stessa linea fin quasi a bruciare il foglio.
Manuela allungo una mano e le avverti il colore della sua pelle vicino al viso, senza usare muoversi per scostarsi. Sono delle cuffiette, tirando leggermente il filo e sfiorandole l'orecchio.
••Ho detto, cosa stai ascoltando? ••le disse.
••Non sono affari tuoi••rispose lei, ritrovando la voce.
Non le piaceva quella posizione in cui lui troneggiava in piedi, guardandola dall'alto.
Manuel non si offese della risposta ma non si schioda da lì. Si mise salvare il disegno, poi scoppio a ridere e indico la tua tomba. Bianca senti la risata mischiata alle parole e alle chitarre dei Pink Floyd, in un effetto strano. Si tolse anche l'altra cuffia.
••Che c'é da ridere? ••sbottò. ••Significa che ti vorrei morto
••Non sei l'unica••commentò lui. Bianca la prese per una battuta stupida da maschio che si crede al centro dell'universo e sbuffò. ••Posso sapere come mai c'è l'hai tanto con me?
••Hai anche la faccia tosta di chiedermelo?
Lui sembrò davvero non capire. Poi nei suoi occhi passò un lampo, come se ricordasse all'improvviso. ••Il posto.
••Il mio posto.
••L'unica altra sedia libera era accanto a quella tipa che parla troppo••spiegò lui. ••Tu sei una ragazza, ci starai bene.
Bianca non rispose. Non cerco di spiegargli che la prepotenza non si giustifica in nessun modo e che classificare gli altri in base a l'unico parametro degli organi genitali è un criterio piuttosto banale. Tacque e torno a fissare il disegno come se, concentrandosi abbastanza, avesse potuto finirci dentro.
••Ti propongo un patto••continuò Manuel. ••Tu mi dici cosa stai ascoltando e io ti mostro cosa sto leggendo.
••Lo vedo benissimo cosa stai leggendo. Non sono mica cieca.
••Bé, l'apparenza inganna••replicò lui.
Bianca provò un moto di interesse, che significava? E soprattutto, perché quel tizio si stava lì a chiacchierare come un vecchio amico quando erano giorni, da che era arrivato, che non rivolgeva la parola nessuno?
Penso che avrebbero comunque Dovuto fare i compiti insieme, perciò annuì, prendendo quel gioco di scambio come una specie di tregua conveniente.
••Sto ascoltando della musica classica•• menti. Lui emise fischio di ammirazione••o scherno•• apri la tua rivista Metaponto e la mise davanti e livide che all'interno c'erano delle fotocopie.
Biancalisa con Erica, sembrava un saggio sulla scenografia. Parlava di spazi, volumi, viene acceso, vie d'uscita.••Che diavolo é? ••chiese, perplessa.
••"Il potenziale degli spazi"•• rispose lui, sedendosi accanto a lei al banco. Bianca spostò la sedia in là, più per distanziarsi che per lasciargli il posto sufficiente per le gambe.••A te non piace lo spazio?
••Quando gli altri non me lo invadono, si••fece lei, felice di aver avuto la battuta pronta. Le succedeva raramente quasi sempre sotto l'impulso della rabbia.
••Ho capito che sei una che sta per i fatti suoi. Mi sta bene••concluse lui. ••Ma dobbiamo fare un compito insieme e bisogna mettersi d'accordo. In un modo vantaggioso per entrambi.
Bianca srl labbra. Lui tira fuori il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans e lo apri. Filo due banconote da 50 l non potrò fare a meno di notare che ce n'erano molte altre uguali, là dentro.
••Se pensi di potermi comprare, tu... ••iniziò, stizzita.
••Un distanziometro••la interruppe lui, porgendole i soldi.
••Cosa?•• Bianca era confusa. Di che stava parlando?
Lui sospirò. ••Per fare più in fretta, abbiamo bisogno di un metro laser. Non vorrai metterti lì a misurare tutto a mano?
Lei batté le palpebre. ••No? ••
••No. Io non ho tempo per comprarlo. Puoi pensarci tu? ••riprese lui, continuando a porgerle i soldi. ••Immagino che tu non sia mai stata su un cantiere. É un aggeggio che serve per prendere le misure semplicemente puntando il laser.
••Ok••riuscì a dire Bianca. ••Un distanziometro.
••Perfetto. Con quello faremo in un attimo••esclamò lui soddisfatto. ••Non voglio cominciare con un voto basso.
Manuel notò l'espressione scettica di Bianca e gli venne da sorridere. ••Che c'è? Pensavi che non me ne fregasse nulla?
••La prof dice che sei stato bocciato•• replicon lei, e dire che l'aveva colpito. Lo sguardo di Manuel si era buio per un attimo e di nuovo i suoi occhi diventarono torbidi, lontani.
••Sono stato malato•• spigoli e bassa voce. Avere di nuovo il tuo tormento come il primo giorno che si erano visti, e bianca ti senti a disagio. Resistito all'impulso di spostare ancora di più la sedia solo perché temeva di offenderlo.••Molto malato. Ho perso troppi mesi di scuola e quindi l'anno é saltato.
••Mi dispiace•• disse lei, ed era sincera. Si chiese se fosse del tutto guarito o se era una di quelle malattie orribili che ti portava la morte consumandoti. Lo scrutò ma non ravvisò il lui nessun segno di cattiva salute. Aveva capelli folti e neri e mossi. Sani. La pelle è olivastra una carnagione vita di chi passa molto tempo all'aria aperta. E lo sguardo brillante mobile non lasciava intuire nessun tipo di debolezza.
Quando sono la campanella Emanuel torna al proprio posto, lo vidi aprire la rivista di macchine e continuare a leggere le fotocopie sulla scenografia. Era di nuovo impassibile distante così lo trovarono i compagni che rientravano dalla ricreazione.
••Dio,ma legge solo quella rivista del cavolo? ••commentò Valeria sedendosi.
Mentre le raccontava gli ultimi pettegolezzi raccolti in cortile, prima che l'insegnante zittisse tutti, Bianca cancellò il nome di Manuel dalla tomba usando la piccola gomma che stava all'estremità della matita.

E sarà bello morire insieme (Manuela Salvi) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora