Capitolo 12

417 10 2
                                    

Manuel fisso al mare azzurro davanti a sè. Quella dell'affondamento era stato un'ottima idea, lo sapeva, ma lo stesso chiedo come te i conti non tornassero. L'armatore albanese, un tizio in giacca e cravatta che puzzava di Berra e sudore e aveva lo sguardo da orco delle fiabe, gesticolava molto per sopperire al proprietà gli hanno stentato. Manuel non aveva bisogno di ascoltarlo, conosceva la procedura perché l'avevano usata altre volte, ma per liberarsi di un diverso genere di rifiuti.
••Tu capito? •• esclamò l'armatore, mettendoli una mano sul braccio. Manuel si ritrasse d'istinto, l'espressione rabbiosa.
••Non toccarmi o ti pianto una pallottola in testa. Tu capito? •• esclamò, dando sfogo alla tensione. Angelo avrebbe dovuto essere lì, come da ordini Titano, ma non si era fatto vedere ea Manuel non piaceva dover trattare con quella faccia senza nessuno che mi guarda sulle spalle. Voleva solo chiudere l'accordo in fretta e andarsene.
••Scusa amico •• ripete l'uomo, nonostante il ghigno che aveva sulla faccia rivelasse che non era affatto dispiaciuto. Era da quando si erano incontrati, al porto, che squadra va Manuel con aria divertita. Lui continuava a guardarsi intorno perché sapeva, sentiva, che quel tizio non era solo.
••Scusa un cazzo•• replicò e tiro fuori la pistola dalla tasca posteriore dei jeans.••Togliti subito quel sorriso dalla faccia o te lo tolgo io.
••Io non scherza•• disse l'uomo, sulla difensiva.••Io voglio soldi. Faccio lavoro pulito.
Pulito.
Manuel continuò a tenere la pistola puntata. •• allora sai quali sono le condizioni. Quanto tempo ci vuole per trovare una nave adatta?
L'albanese alzò le spalle. ••Io credo un mese. Forse sei settimane.
••Un mese va bene ••concluse Manuel. ••Non un giorno di più.
••Ma io no può essere sicuro, devo prima andare a Kavaja a parlare con miei amici••replico l' uomo. ••Tu sai che noi no fa viaggio vuoto. Portiamo persone con nave e poi affondiamo.
••A Tano Di Giacomo non interessano i vostri traffici •• disse Manuel. •• vi abbiamo offerto un sacco di soldi, adesso ci aspettiamo che tutto sia fatto secondo le nostre necessità. Un mese e non un giorno di più.
L' albanese strinse gli occhi e sputò a terra. •• tu troppo giovane per parlare di affari con noi. Perché danno non è qui?
Alle sue spalle, Manuel di movimento. Non si voltò e tiene la pistola su l'uomo, il braccio immobile, la mano ferma. Distanza, se li avesse sparato, li avrebbe spappolato la faccia.••Ordina subito al tuo compare di abbassare l' arma.
••Tu punti pistola su di me. Ma io amico•• diesel albanese. Manuel senti il click della sicura che veniva liberata. Dietro di lui c'era qualcuno che lo teneva sotto mira, ma se si fosse girato, l'albanese avrebbe potuto approfittarne per saltarle addosso.
••Se sei mio amico, sei amico di Tano•• specifico, scandendo le parole.•• ma se gli arriva voce che mi hai minacciato, non credo che ne sarà felice.
L'albanese lo squadro per un istante, poi un cenno in direzione del compare.
••Va bene, un mese••acconsetì. ••Guido nave in porto e tu fai trovare tuoi uomini.
••Arriveremo con dei camion per il trasporto della frutta. Così le pratiche doganali saranno più veloci••spiegò Manuel.
L'albanese significa ridere spesso la risata in un paio di colpi di tosse.••Voi passate veleno per frutta? Voi allora maghi!
••Non c'è niente da ridere
••Pesci sicuro non ridono•• continuo l'uomo, sempre divertito. Anche il suo compare stava incazzando e si avvicinò, entrando nel campo visivo di Manuel. Era alto è piazzato, con una cicatrice infiammata che gli correva lungo lo zigomo destro.••Ok amico. Avrete la nave. Voi felici, noi felici•• gli tese la mano e mandagli la strinse con riluttanza.
••Tu saluta Tano. Di che Spiro sempre aiuta•• conclusione albanese.
••Glielo diró.
I due si allontanarono e raggiungerò una berlina nera parcheggiata sullo sterrato, nello spiazzo dedicato allo stoccaggio dei container. Manuel finalmente della solidità sull' impugnatura della pistola è ripreso a respirare con calma, cercando di ingoiare il mal di testa che gli era scoppiato. Sali in sella alla sua moto in Sicilia il casco proprio un attimo prima che entrasse nello spazio a gran velocità, sollevando una nuvola di polvere che il vento verso il mare. Manuela osservò finire sul suo giubbotto nero, come un velo di farina dell'altra, e sospirò.
••Mi sono perso qualcosa? •• esordì Angelo scendendo dal Suv e lasciando la portiera aperta.
••Niente di importante. Te ne puoi tornare a casa•• rispose lui, accendendo la moto.
Angelo non sembra contento. Non lo era mai.••Mi liquidi così? Pensi che ormai conto talmente poco da potermi mettere del tutto da parte, vero, stronzetto?
Mi si era avvicinato troppo. Ma non si mosse per fare merce indietro ma lui lo fermò mettendoli una mano sul braccio.••Mi hai sentito?
••Ti ho sentito••gli rispose. •• l'affare è concluso, tuo padre sarà contento. Possiamo finirla qui.
••Io dico che non possiamo •• pesce angelo, agitandosi. Muovere le gambe come se stesse per scattare in corsa.•• io dico che adesso noi dobbiamo chiarire alcune cose.
Manuel spense la moto, apparentemente calmo, mica il cavalletto e scese, sfidandosi il casco.•• ti ascolto. Ma non mi piace il tono che usi. Non è colpa mia se hai perso la fiducia di tuo padre.
••Non me ne frega un cazzo di queste stronzate••esclamò l'altro. ••Solo tu ti puoi dare le sue storielle drammatiche, perché ti piace leccare il culo. Ma io non mi faccio fregare e lui mi odia per questo.
Ma non sapeva cosa si riferiva Angelo. Attaccano il padre padrone che spaventava i figli maschi, svegliando lì nel cuore della notte con le armi spianate, per abituarli ad avere i riflessi pronti. Stanno che non risparmiava botte a chi osava contraddirlo, che una vigilia di Natale aveva fatto a pezzi l'albero prendendo a calci, perché si era arrabbiato per qualcosa che ha detto Mariano e non è riuscita a controllarsi, distruggendo anche tutti i regali che aspettavano di essere aperti.
Poi era nato Teresa e, a distanza di qualche anno, era arrivato ma non le cose sono cambiate gradualmente. Il boss focoso è irascibile aver abbassato i toni, soprattutto per favore di rimetterci la pelle di perdere l'appoggio dei suoi ragazzi. La morte dei figli maggiori, infine, aveva fatto il resto.
••Cosa vuoi che faccia? Devo disobbedire a tuo padre?•• di che sei Manuel, decisa non far andare su di giri. Angelo sì poso una mano nervoso sul viso, come per schiarirsi le idee, continuando ad agitarsi. Poi lo guardo.
••So a cosa punti. Ti vuoi i soldi, non è vero? ••disse.
•• vuoi che lui ti lasci il business settimana e che i nostri soldi, i soldi della famiglia, passino a te.
••Ti sbagli
••E già così, brutto bastardo••grido Angelo. ••Mio padre ti paga la moto, la macchina, e adesso anche l'università. Quando sposerai Teresa, allora sarai soddisfatto, ti sarai preso tutto.
Manuel strinse i pugni. •• io lavoro per tuo padre. Quelle cose me le sono guadagnate. È lo stesso non si può dire di te.
•• non c'è nessuno, hai capito? Non puoi comandarmi, non puoi giudicarmi•• se c'è Angelo. Mise una mano in tasca e tiro fuori il coltello.••Da quanto tempo non ti do una lezione?
••Non siamo più bambini••osservo Manuel.
Angelo si avvicina ancora, ma Manuel non indietreggia. Era un gioco che facevano da piccoli. Angelo li metteva il coltello davanti alla faccia per vedere quanto resistevo senza scappare. In passato, Manuel si ritraeva non appena sentiva la lama fredda sulla pelle. Ma stavolta non si mosse, appoggiarsi sulla guancia e continuo a fissarlo con espressione neutra.
••Cos'è, non ti faccio più paura? •• chiesi Angelo, Giuliana 10 centimetri dal viso di Manuel.••Dicono tutti che sei così bello. Magari con una cicatrice come quella dell'albanese, lo sarai di meno. Che dici?
Manuel ebbe un fremito. ••Come fai a sapere che l' uomo di Spiro e sfregiato? Sei stato qui per tutto il tempo?
Angelo gli strizzo l'occhio senza spostare la lama. ••Vi osservavo dal binocolo. Non volevo perdermi lo spettacolo nel caso in cui ti avessero fatto fuori.
••Sei un vigliacco•• sibilo Manuel, gli occhi fiammeggianti di rabbia.
Angelo premette la lama sulla sua guancia.•• adesso farai la spia etano ti direi che sei tanto brava anche io sono fuori controllo. È questo che ti piace, io voglio almeno darti un motivo valido per accusarmi.
•• a te invece piace fare la vittima. Anche se stai bene che fine fanno le vittime•• replicò Manuel. Ero immobile davanti a lui e sentiva il taglio del coltello che già incideva lo strato più superficiale della sua pelle. Ma non si ritrasse, non quella volta. Angela fondo la lama, lascio che una striscia di sangue comparisse sul viso di mandorle, poi si fermò.
••Così ti ricordi meglio che da oggi in poi devi guardarti le spalle••disse•• non ho intenzione di rinunciare a quello che mi spetta. Mettitelo in testa.
Sì molto per raggiungere il SUV Emanuele ebbe l'occasione per reagire attacca e attaccarlo ma non lo fece. Il sangue dalla guancia con il dorso della mano e salvo la macchia rossa sulla pelle. Se danno non gli avesse chiesto esplicitamente di tenere d'occhio Angelo, di sicuro non gli avrebbe mai permesso di andarsene senza fargliela pagare. Salta sulla moto e schizzo via, decisa a macinare chilometri per sfogare la rabbia e la frustrazione, gli unici sentimenti che gli fosse concesso di provare.

E sarà bello morire insieme (Manuela Salvi) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora