WELCOME BACK

1K 69 5
                                    

Quando il sole iniziò a trasparire dalle finestre, Stiles era già sveglio. Gli occhi fissi sul soffitto e il telefono appoggiato sul cuscino. Ci aveva pensato tutta la notte su cosa scrivergli ma niente. Nessuna parola o frase fatta gli sembrava adatta. Avrebbe volentieri saltato scuola se non fosse stato per suo padre, si era preso l'impegno ogni mattina di controllare se il figlio si fosse svegliato e poi, aveva tassativamente obbligato Stiles a fare colazione insieme.
-STILES.
Eccolo, è come un "pronti o no io entro". La porta si aprì.
- Hey figliolo, sei sveglio?
- Sì papà.
- Ti aspetto di sotto.
- Arrivo.
Ma prima doveva fare qualcosa. Prese il telefono, digitò quel numero che ormai aveva imparato a memoria e senza guardare effettuò la chiamata. Il tutto senza respirare. Quando si rese conto di ciò che aveva appena fatto, lanciò l'apparecchio e di corsa uscì dalla stanza. Senza chiudere la chiamata, alla quale Derek Hale aveva risposto.
* Stiles? Ci sei? PRONTO?*
Sì era rinchiuso in bagno, si lavò la faccia ben 3 volte con l'acqua ghiacciata e dopo aver contato fino a 10, riportò le sue chiappe in camera. Indossò la sua solita felpa rossa, un paio di jeans neri, scarpe, e via in cucina.
La colazione era già pronta da svariati minuti.
- Ti senti bene figliolo?
- Sì perché? Bene, tutto bene. Mai stato meglio.
- mmh!
- È bacon quello?
- Sì, tanto per cambiare. Ma sei sicuro di star bene? Sembri un po' agitato.
- Normale davvero. Devo scappare.
- Ah Stiles, il telefono.
- Ah si, grazie.
Non aveva nemmeno finito la colazione, voleva solo scappare da quell'uomo che aveva iniziato a fare troppe domande.
Mise in moto la sua Jeep e si avviò a scuola. E ancora non aveva osato guardare lo schermo del suo cellulare.
Scott lo stava aspettando al solito posto.
- Buongiorno.
- Ho fatto una cavolata. Enorme.
- Racconta.
- Ho chiamato Derek..
- E..?
- E non gli ho parlato. Zero, anzi sono scappato.
- Oh andiamo! Scrivigli!
- Ci ho pensato ma non riesco.
- Fallo e basta. Digli che hai sbagliato.
- Ma io non ho sbagliato.
- E allora digli che vuoi vederlo.
- Scherzi?
- Fallo!
- Okay, aiutami.
- Da a me.
Scott prese il telefono e iniziò a scrivere.
*Hey D. Ti avevo chiamato prima per dirti che mi piacerebbe sapere che fine avessi fatto, e sapere se avevi intenzione di tornare per qualche tempo perché vorrei vederti.*
- NO! No maiuscolo. Sei pazzo?
- Perché? Dai va bene.
- Ridallo a me.
- No. Inviamo.
- No Scotty giuro che ti ammazzo.
- Attento così schiacci a caso.
- Scotty!!!
- Oops.
- No! DIO ti ammazzo!!
- ahah hai fatto tutto tu amico.
Scott non la smetteva di ridere mentre Stiles invece era fuorioso. Camminava avanti e indietro percorrendo gli stessi passi. Cosa sarebbe successo adesso. Come avrebbe reagito Derek?
- Ragazzi va tutto bene?
- Hey Lydia, tutto bene.
- Parla per te!
- Stiles cosa ti è successo?
- Non ne parliamo.
- Scott cosa gli hai fatto?
- Assolutamente niente.
- D'accordo, non voglio saperlo. Andiamo o faremo tardi.
La Banshee era arrivata al momento giusto, aveva appena evitato una catastrofe. Stiles non rivolse a Scott nemmeno uno sguardo durante tutta la giornata, e l'amico d'altro canto non infierì. Al suono dell'ultima campanella Stiles non si era ancora calmato. Si portò al parcheggio, non desiderava altro che quella giornata tremenda finisse. Via via che si avvicinava alla Jeep scrutò una figura maschile appoggiata alla portiera dal lato passeggero. Socchiuse gli occhi nel tentativo, vano, di capire chi fosse. Velocizzò il passo, quando finalmente la figura si fece chiara Stiles si fermò. Immobile, con i muscoli tesi. Non riusciva a parlare, ne a muoversi. Nella sua mente vorticavano una serie di pensieri, ma nessuno di essi prendeva forma. Lo sconosciuto era alto, indossava un jeans stretto, una giacca nera di pelle aperta che lasciava spazio ad una maglietta bianca di cotone, sotto la quale erano ben visibili i prorompenti pettorali e gli addominali scolpiti a mo di statua. Si staccò dalla portiera e mosse i primi passi verso Stiles. Un viso perfetto, una percettibile barbetta sul mento e sulle guance. Occhi di un azzurro intenso da mozzare il fiato.
- Pensi di restare tutto il pomeriggio li impalato?
Aveva una voce calda e suadente.
Stiles non poteva non riconoscerlo. Era proprio lui, in carne e ossa.
- Che ci fai qui? Domandò il giovane, così in fretta che quasi si morse la lingua.
- Ma come? Prima dici di volermi vedere e poi sembri quasi infastidito di vedermi.
- Sorpreso. Solo sorpreso. Per il messaggio, mi dispiace, non volevo distrarti dai tuoi impegni.
- Quando ho ricevuto il messaggio ero già in viaggio. Sono partito questa mattina quando ho ricevuto la tua chiamata e non ho ottenuto nessuna risposta.
- Oh!
- Pensavo fosse successo qualcosa. A te o a Scott o al resto del branco.
- Oh! Oh si giusto. Scusami, la chiamata è partita così da sola.
- Capisco.
- Beh ora è meglio che vada.
- Certo. Ci si vede.
Se prima era come pietrificato, dopo quelle parole era come se avesse i pattini al posto dei piedi. Si precipitò alla macchina, mise in moto e si allontanò lasciando Derek da solo, in piedi sul marciapiede.
Si accostò pochi km più avanti. Si guardò bene intorno e una volta assicuratosi di esser da solo iniziò ad imprecare e a dare violenti pugni sul volante.
*Perchè! Perché! Perché!*
Non era andata proprio come Stiles avrebbe voluto. Però era tornato. Qualcosa doveva pur significare.

Oh finalmente li ho fatti incontrare. Pesa anche a me questa suspance. Un pochino ancora di pazienza e avremo (forse ahah) la scene rosse.
Grazie ancora a chi sta seguendo la storia.

Little Red Riding HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora