Misunderstandings

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- Stai bene?
- Tu chiedi a me se sto bene? Dovrei chiedertelo io.
- Sto bene. Tu come stai?
- Voglio morire. Guarda cosa ti ho fatto (disse indicando il sangue)
Si portò le mani al volto e si coprì.
Derek con pazienza e delicatezza gli prese le mani.
- Va tutto bene. Ti sei fermato in tempo e hai.. hai risolto in qualche modo. Ne usciremo insieme.
Stiles non era convinto. Si lasciò trascinare da Derek e si alzarono da terra.
- Faccio una doccia. Dovresti farla anche tu.
- Inizia tu.. magari poi vengo.
Aveva paura. Aveva paura di ricascarci. Di potergli fare ancora del male. Derek lo capì. Fiutò l'odore della sua paura ma non gli disse nulla. Si recò in bagno e sotto il getto bollente dell'acqua si disse che doveva dimenticare quello che era successo. Così, insieme al sangue, furono lavati via anche gli ultimi ricordi.
Stiles rimase in piedi e ascoltava lo scorrere lento dell'acqua della doccia. Non riusciva a capacitarsi di cosa aveva fatto, di come il corpo di Derek fosse caduto inerme. La trasformazione era andata così bene, ma doveva capirlo. Doveva capire che quella voglia, quel desiderio di possederlo.. erano troppo forti.
*era troppo disinvolto. Era troppo sicuro di sé. Non lo è mai stato* pensò Derek strofinandosi lo shampo sui capelli. Il sangue era difficile da scrostare via, soprattutto nei capelli.
*Devo andarmene. Devo chiedere a Deaton spiegazioni* si disse Stiles, mentre con un piede era già fuori dal portone. Non si curò del sangue che aveva sulle mani e sugli avambracci. Non si curò nemmeno di aver lasciato Derek sotto la doccia, di essersene andato senza dare spiegazioni.
*Devo rimediare* e con questo punto fisso in mente, s'incamminò verso la clinica.
Quando Derek uscì dalla doccia, il sìlenzio regnava nella casa. Un silenzio che non doveva esserci, perché il respiro, i battiti, quelli fanno rumore.
Si precipitò fuori dal bagno e quando vide che Stiles non c'era, si mise i primi vestiti che gli capiranno. Poco importava se fossero gli stessi della sera precedente. Niente aveva più importanza dell'incolumità di Stiles.
La Camaro sfrecciò sulle strade di BH lasciando dietro di sé una scia di fumo e numerosi automobilisti arrabbiati.
*dove puoi essere andato..*
Era stanco, una stanchezza mentale prima ancora che fisica.
Bussò più volte alla porta di casa Stilinski. Dopo 10 minuti era ovvio che in casa non c'era nessuno.
Tornò in auto. Prima di mettere in moto poggiò la testa sul sedile. Era davvero esausto.
- Derek!
Due mani sbatterono sul vetro. Dopodiché lo sportello si aprì e Scott entrò in auto.
- Mi dite che diavolo sta succedendo? Sto chiamando Stiles da più di mezz'ora e non risponde. Tu sei proprio irraggiungibile.
- Stiles ha un problema.
Scott non capiva.
- Ieri notte c'è stata la luna piena. Siamo andati nel bosco e l'ho legato ad un albero.
- Perché non mi avete chiamato?
- Volevamo vedercela da soli. E sembrava fosse andato tutto bene, era riuscito a controllarsi. Ma poi ha iniziato ad essere troppo sicuro di sé e a dirmi.. insomma siamo andati a casa mia. E tra una cosa ed un'altra mi ha morso e non riusciva a staccarsi. Ricordo solo di essermi svegliato in una polpa di sangue. L'ho perso. È scappato. E non ho idea di dove sia.
- Chiediamo a Deaton. Saprà cosa fare.
Derek sgranò gli occhi.
- Ma certo! Come ho fatto a non pensarci.
Mise in moto e partì.
- Stiles rilassati.
- E come faccio? Hai capito cosa ti ho detto? Non sembri minimamente sconvolto.
Copriva la stanza con passi lunghi e veloci.
- Ho capito bene. Ma se non ti calmi, non riesco a pensare. E se non penso, non posso trovare soluzioni.
- Lo desideravo e l'ho quasi ucciso. Piuttosto che fargli ancora del male mi ammazzo.
- Sai, alcune cliniche in Cina usano trattamenti estremi nel tentativo di "correggere" l' orientamento sessuale ..
Lo disse così, rapido e indolore. Senza pensare che avrebbe potuto ferirlo. Ma Deaton era così.
Stiles lo fissò perplesso per alcuni secondi. Dopodiché cercò di rispondere.
- Non credo di aver capito molto bene.. Mi stai dicendo che dovrei smettere di amare Derek?
- Non devi. Era solo un'appunto.
- Sì ma a che pro?
- Potresti non desiderarlo più. Mi rendo conto che forse è una cosa un po' azzardata.
- Ammesso che si faccia questa cosa, potrei esplodere con qualsiasi altra persona, anche se.. "femmina".
- Derek è il tuo Alpha. Credo che con lui le possibilità siano maggiori. Il beta tende a voler sopraffare il suo "capo".
Stiles non rispose. Adesso, l'orrore che aveva detto Deaton aveva un senso.
- Stiles ovviamente cercherò altri modi, non soffermarti troppo su quello che ti ho detto.
Il ragazzo non lo stava ascoltando. Derek era appena arrivato. E con lui c'era Scott. L'odore dei due lo conosceva bene.
- Doc?
- Scott.. siamo qui.
Si precipitò ad eliminare la barriera di Sorbo.
Derek si buttò su Stiles con una furia incallita.
- Che diavolo ti dice il cervello?
Stiles non riusciva a rispondere. Veniva strattonato e l'unica cosa a cui riusciva a pensare era al male che gli aveva fatto.
*Perdonami. Perdonami se puoi.*
- Derek smettila! (Gli intimò Scott)
Derek si calmò e abbracciò forte Stiles. Stiles non ricambiò. Comportarsi da stronzo avrebbe sicuramente alleviato il suo dolore.
- Stai bene? Perché sei sparito così?
- Non devo darti conto di ciò che faccio.
- Ma che diavolo hai? Perché rispondi così?
Derek era attonito.
- Smettila e levati di mezzo.
Spinse via Derek e si avvicinò al lettino.
- Doc iniziamo?
Deaton e Scott lo fissavano confuso.
- Iniziare? Iniziare cosa? (Chiese Derek disperato)
- Stiles è venuto a chiedermi aiuto per quello che è successo stamattina. Tra le soluzioni, la prima che mi è venuta in mente è l'electroshock per.. I cinesi credono che l'elettricità trasmessa ripetutamente al corpo possa "curare" l'omosessualità.
A quelle parole, Derek, spalancò la bocca e tese tutti i muscoli. Non poteva credere a quello che aveva appena sentito.
Si voltò rapido verso Stiles.
- E tu sei d'accordo?
- Sì!
Quel "si" colpì Derek come una lama ardente, dritta nel cuore. Lo fulminò con gli occhi e scosse la testa incredulo.
- Stiles! Ma che dici?
- Scott non metterti in mezzo.
- Amico smettila. Ti stai comportando da vero stronzo.
Derek non voleva più ascoltarlo. Andò via. Semplicemente si diresse alla porta e sparì lasciando Stiles su quel lettino gelido di latta.
Lo seguiva Stiles. I passi veloci e pesanti. La rabbia e la disperazione. Il respiro rauco e pesante. La portiera della Camaro aprirsi e poi la chiave girarsi. La pressione del piede sull'acceleratore e il rumore del motore che va scemando. Derek era andato via.
- Stiles, è andato via. Come puoi dopo tutto quello che avete passato.. come puoi lasciarlo andare via così.
- Lo faccio per il suo bene.
- Non ci vedo del bene in quello che stai facendo.
Stiles non rispose. Si distese sul lettino e si mise a fissare il soffitto.
- Assurdo (esclamò Scott furioso).
- Non c'eri! Non hai visto il suo corpo perdere battiti in un lago di sangue. (La sua voce era tremolante ma tranquilla).
- Se c'è una cosa che ho imparato nella vita è che devi lasciar decidere ai diretti interessati. Ricordi la sera in cui Malia si trasformò nello scantinato? Eri li con lei e nonostante ti mandasse via, per paura di poterti fare del male, tu non hai mosso ciglio e le hai anche spiegato che ci sarebbe riuscita. Si sarebbe fermata un attimo primo di farti del male. E così è stato.
- È diverso. Lei si è fermata in tempo. Io invece gli ho squartato la gola.
- Ma non significa che lo rifarai. Dovrai lavorarci su.
- Ragazzi, scusate se vi interrompo ma credo proprio che Stiles debba ragionarci su ancora un po.
- No Doc! Ci sono.
- Stiles, fidati di me. E poi non ho nemmeno le attrezzature, dovrei procurarmele.
Non si riusciva a capire se sul volto di Stiles fosse comparsa una smorfia di sollievo o di disappunto. Scott si avvicinò al suo migliore amico e gli diede una pacca sulla spalla.
- Ne usciremo insieme.
Stiles gli regalò un breve sorriso. Scese da quel lettino e si diressero all'uscita.
- Grazie doc. (Sussurrò Scott voltandosi)
- Ti sento! (Esclamò Stiles)
Deaton sorrise e li salutò con un cenno della mano.
- Sai, credo proprio che dovremmo farcela a piedi.
- Oh cavoli! Me ne ero scordato.
- Eh già. Il tuo ragazzo ci ha lasciato a piedi. Provo a chiamarlo.
Stiles non si oppose.
Dopo 3 squilli, una voce rauca rispose.
- Che c'è?
- Ciao anche a te. Sono con Stiles e ci chiedevamo se ci daresti uno strappo a casa.
- Di a Stiles che se ha le sue cose di farsele passare.
Attaccò senza dar modo di rispondere.
- E questo che significa? Viene o no? (Chiese Scott)
Stiles corrugò la fronte e fece spallucce.
- Aspettiamo e vediamo (propose).
Dopo circa 20 minuti, l'ombra della Camaro li coprì. Erano seduti su un marciapiede.
- Chi non muore si rivede! Ma quanto ci hai messo? (lo ammonì Scott)
- Salite!
I due salirono senza fiatare oltre.
Stiles non alzò mai gli occhi dalla tappezzeria. Derek a sua volta non cacciò mai gli occhi dalla strada. Scott fu il primo a scendere. E Stiles lo maledì per questo. Mancavano ancora due isolati. 10 minuti di assordante silenzio.
- Grazie.
Era imbarazzato e si affrettò a scendere.
- Aspetta.
Derek scese e lo accompagnò fino alla porta.
- Ti sei calmato?
- Sono sempre stato calmo.
- Non mi sembrava. Prima hai dato di matto.
- Stavo solo vagliando un'ipotesi.
- Un'ipotesi che non doveva passarti per l'anticamera del cervello.
Stiles abbassò la testa.
Derek lo prese dalle spalle e lo spinse delicatamente al muro. Lo abbracciò. Non importava se non lo guardava negli occhi. Non gli interessava se non poteva stringerlo forte per via della sua testa in mezzo. Doveva fargli sentire la sua presenza. Il suo amore. La sua devozione. Non importava quanto male gli facesse perché solo con lui stava realmente bene. Trovava il bene nel male e in qualche modo, doveva dirglielo.
- Se ti perdo, sarà come morire. Vuoi uccidermi?
Quella domanda attirò l'attenzione del ragazzo.
- Proprio per questo voglio fare quella cosa.
- Mi ucciderai davvero se la farai. Non lo capisci? Senza di te io sono nulla. Sono già morto.
Gli occhi di Stiles si riempirono di lacrime.
- Cosa faccio allora? DIMMI COSA CAZZO DEVO FARE!!! (Gli urlò)
Iniziò a battere dei pugni sul petto di Derek. Piangeva e si dimenava.
Derek lo lasciò fare. Lo teneva ancora stretto, dagli avambracci stavolta. Quando si fu calmato, gli si buttò contro. Singhiozzava ma aveva smesso di piangere.
- Dormo da te stanotte.
Stiles non rispose. Era un tacito consenso. Aprirono la porta ed entrarono.
Lo sceriffo era in casa ma alle urla del figlio non aveva mosso muscolo. Lo sapeva ormai. Si fidava di Derek. E poi aveva origliato, se avesse urlato per altro sicuramente sarebbe intervenuto.
- Papà, sei qui. (Gli disse sorpreso)
- Avete fame?
- Un po. Tu? (Chiese rivolgendosi a Derek)
- Un bel po'.
Si misero a tavola e aspettarono che papà Stilinski cucinasse.
- Papà, come mai non mi chiedi nulla? È strano.
Stilinski e Derek si guardarono.
- Cosa dovrei chiederti?
- Perché vi siete guardati? Cosa mi nascondete?
- Sono venuto qui prima. Non sapevo dove andare.. gli ho raccontato tutto. (Lo disse tutto d'un fiato, come per dargli meno importanza)
- Capisco. Mi dispiace papà.
- Figliolo, non voglio intromettermi nelle tue decisioni. Dovrei ma non lo farò. Una cosa però devo dirtela. Sei sempre stato un eroe per me. Hai sempre tirato avanti, mi sei stato accanto e mi hai protetto quando invece ero io doverlo fare. Quando mi hai detto di esserti innamorato di un licantropo, ho pensato: "eccolo il mio eroe". Non poteva essere altrimenti. Per una persona speciale come te, non bastava una persona normale. Serviva qualcuno di più. E sono contento che quel qualcuno sia Derek.
Derek sorrise imbarazzato.
- Ti ringrazio.. papà (un nodo in gola gli bloccava le parole, la voce era stridula).
Si cacciò le lacrime che stavano per uscire. Sorrise e si alzò da tavola. Aiutò il padre a sparecchiare e poi invitò Derek a seguirlo.
- Sono uno stupido.
Derek si mise a ridere.
- Hey, dovresti dirmi: ma no, non lo sei.
- Scusa ahah è che ti guardo e sembri davvero esser caduto dalle nuvole.
- Mio padre ti odiava. E adesso ti venera.
- Perché ho iniziato a mostrare le mie debolezze.
Stiles gli si avvicinò. Gli prese le mani e si morse il labbro.
- Sarei una delle tue debolezze?
- La prima!
Derek se lo strinse al petto. Lo baciò.
- No. No Der..
- Shhh.. devi imparare a controllarti.
- È difficile.
- Nessuno ha detto che sarebbe stato facile.
Si baciarono. Le mani di Derek accarezzavano lentamente i fianchi di Stiles, che intanto, con le labbra sfiorava gli zigomi dell'altro. Non appena sentì di essere giunto all'altezza del collo, si fermò. Respirava a fatica e il sudore della fronte iniziava a bagnargli i capelli. I ricordi iniziavano a riaffiorare.
- Non fermarti (lo pregò Derek)
Stiles continuò a baciarlo. Poi si fermò di colpo.
- Voglio fermarmi.
Spinse via Derek delicatamente.
Derek lo guardò e abbozzò un sorriso.
- Non è stato poi così difficile no?
Stiles scoppiò in una risata nervosa e si gettò sul letto a braccia aperte.
Derek si distese accanto a lui.
- Facciamo il contrario?
Si capirono subito. Derek adagiò la testa sul suo petto e Stiles lo abbracciò forte.
Come aveva potuto, anche solo per un momento, pensare che sarebbe riuscito a vivere senza amare il suo adorato Sourwolf. Vivere senza il suo odore, senza la sua pelle, e i suoi momenti no, senza le sue adorate magliette strette e la sua giacca in pelle. Senza il suo sorriso e i suoi meravigliosi denti bianchi. Senza la sua sicurezza e il suo caratteraccio, che poi, da quando stavano insieme, sembrava lui il bastardo e non Derek.


Ooookay..
Grazie di ♡ per essere arrivati fin qui.
NB: se mai dovessi iniziare a scrivere capitoli del tutto privi di senso, vi prego avvertitemi. ♡♡♡♡
Alla prossima ;-)

Little Red Riding HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora