Prologue

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Si sentirono dei tacchettii passare per il caffè, e una ragazza urlare:-Mia! Fermati, stupido cane!-

Una ragazza si fece largo tra la folla e uscì dal locale soffocante, tirata da un bellissimo setter irlandese bianco e nero.
La giovane era molto elegante: una canottiera di satin nero e una gonna grigio cemento, con un cappotto aperto e leggero, molto lungo. Si copriva il capo con un cappello nero Borsalino e indossava un paio di occhiali da sole ingombranti ma delicati.
La grazia era anche dovuta dalla corona di capelli ramati che le circondavano lo stupendo viso.

-Mia!- La sgridò, dandole qualche colpetto sulla schiena, a cui il cane rimase completamente insofferente.

Presto uscirono anche gli altri membri della famiglia: due sorelle, un fratello e i due genitori.

-Thomas, tieni il cane.- Gli ordinò Bailee.

-Col cavolo.- Fu la risposta irritata.

Bailee sbuffò e si incamminò verso la ghiaia, dove il cane la tirava.

La famiglia Dees decise di andare verso casa per lasciare Mia, e incamminarsi dopo verso il mare.

Bailee e la famiglia erano in vacanza dalla nonna, in un piccolo paesino italiano. 

Stare a Fano era una cosa totalmente rilassante: ci si svegliava, si mangiava, si andava al mare, si mangiava, si tornava al mare, si mangiava di nuovo e si dormiva.

Sarebbe stato davvero difficoltosa la ricerca di qualcosa di più rilassante da fare.

Avevano origini italiane, e la nonna si era trasferita qua in quanto, secondo lei, "nessuna cittadina americana manteneva il fascino medievale, le comodità odierne e la tranquillità campagnola tipiche di alcune cittadine italiane".

Si avviarono verso la casa della nonna, Bailee davanti che non riusciva a trattenere l'impetuoso cane, Thomas dietro con Clementine che chiacchieravano, guardando i telefoni altrui, Vanille tra la madre e il padre che parlava.

A volte Bailee si sentiva estranea, non appartenente a quella famiglia.

Certo, ne adorava tutti i componenti, ma le sembrava che a volte loro non adorassero lei.

Spesso si chiedeva come non si potesse adorare un bel viso come il suo.

Sì, se non l'aveste capito, Bailee era piena di autostima.

Soprattutto con gli amici, a causa della ricchezza della sua famiglia, che le aveva sempre infuso grande sicurezza. Da quando la pubertà la aveva resa più sicura, il suo carisma l'aveva aiutata a diventare popolare nella sua scuola.

Bailee aveva un viso angelico a dir poco: zigomi decisi, ma dolci, labbra gonfie rosse, grandi occhi marroni e dei capelli che incorniciavano il tutto, morbidi e rossi.

Si specchiò nelle vetrine di alcune negozi, mentre ci sfrecciava davanti, tirata dal bolide che si ritrovava tra le mani.

Presto si ritrovò davanti alla casetta gialla e bassa della nonna.

Suonò il campanello che spesso la irritava, a causa della lentezza dei suoni.

Bailee era nata per correre.

Correre veloce, scappare, librarsi nell'aria e respirare a pieni polmoni.

La nonna la salutò e  le aprì il cancelletto verde.

Bailee corse in bagno per truccarsi: appena sveglia non aveva trovato i trucchi waterproof e il solo pensiero di fare il bagno e uscirne struccata la faceva rabbrividire.

Quando finì, si mise il suo costume preferito e si rivestì velocemente.

Si prospettava una tranquillissima giornata al mare.

Ma la povera Bailee era tormentata dai ricordi.

E l'avrebbero tormentata anche quel giorno.
















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