Solo le pillole

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I seguenti, sono gli ultimi estratti dal diario del Dott. Arnold Richards che, all'età di sessantasette anni ed in perfetta salute, è stato trovato morto nella sua camera da letto, giacente nel suo stesso sangue e con un sonnifero in mano. Gli incidenti che circondano gli eventi contenuti in questo diario sono stati accuratamente investigati, ma il caso non è mai stato risolto.

1 Aprile, 1996

Era una vecchietta dall'aspetto fragile, piccola e magra, con pochi capelli bianchi arruffati e gli occhi infossati. I pantaloni e la maglietta larghi e sbiaditi la facevano probabilmente sembrare più scheletrica di quanto in realtà fosse. Non l'avevo mai sentita parlare. Ogni volta che veniva qui, il Dott. Yetes la faceva silenziosamente entrare in una stanza senza dire nulla né a lei e né a nessun altro. Per quanto fosse strano, non condizionava il mio lavoro e quindi facevo del mio meglio per ignorarlo.

14 Maggio, 1996

In questa splendida giornata di Mercoledì, sono arrivato all'ospedale con la notizia che il Dott. Yates ha avuto una tranquilla morte nel sonno il giorno prima. Ero davvero sorpreso. Io e lui non eravamo particolarmente confidenziali, ma eravamo amichevoli l'un l'altro e, nonostante fosse vecchio, sembrava in perfetta salute. Mi è stato detto che il suo cuore si era semplicemente fermato facendolo morire pacificamente e in tranquillità. Io, con i nostri colleghi ed altri cittadini, andremo al funerale questa Domenica.

19 Maggio, 1996

Oggi una delle nostre segretarie mi ha informato che un nuovo paziente era stato aggiunto alla mia lista, una donna segnata unicamente come Sybil. Il giorno dopo, a mezzogiorno, Sybil si trascinò verso la mia porta e la raggiunsi per presentarmi. L'ho salutata e le ho offerto le mie condoglianze per il Dott. Yates, essendo ovvia una qualche confidenza tra loro. Sybil si limitò a guardarmi con uno sguardo vuoto e si diresse meccanicamente verso la stanza. Appena entrati, si mise delicatamente a sedere e mi guardò, senza battere ciglio. Le lanciai uno strano sorriso e presi la cartella contenente i suoi documenti e gli appunti medici. Sybil era un'impressionante novantaseienne con alle spalle una vita sanissima, considerando che gli appunti contenevano unicamente il suo nome e la sua età. Non era segnata la residenza, riferimenti alla sua data di nascita e nessun certificato. L'unico elemento negli appunti era che soffriva di insonnia cronica, che spiegava il suo aspetto stanco. Cercando nella cartella per avere altre informazioni, le mie dita sfiorarono un foglietto. Con una scrittura frettolosa e in maiuscolo, recitava "SOLO LE PILLOLE".

Cercai nuovamente nella cartella e trovai un sacchetto con delle capsule in polvere che ho subito riconosciuto come droga soporifera: sonniferi. Guardai Sybil, che aveva lo sguardo fisso su di me. Mi sentii a disagio. C'era qualcosa di sbagliato in quella misteriosa situazione ma, affidandomi al giudizio del Dott. Yates, sorrisi e scherzai, "Bè, alla fine hai reso facile il mio lavoro.", porgendo il sacchetto a Sybil. La donna, mantenendo la stessa espressione degli ultimi quindici minuti e con una rapidità inaspettata per la sua età, prelevò il sacchetto dalle mie mani e con voce roca mi disse, "Grazie, Dott. Richards."

La accompagnai alla porta e la guardai andare via. Tornando a casa, mi sentii stranamente esausto e andai a letto presto. Mentre mi addormentavo, ricordai qualcosa che mi mise a disagio. Non avevo mai detto il mio nome a Sybil. Il Dott. Yates doveva avermi nominato qualche volta in passato. Misi la cosa da parte e mi addormentai.

28 Maggio, 1996

A mezzogiorno esatto, Sybil si avvicinava nuovamente alla porta della clinica. L'ho accolta e accompagnata nella stanza a lei tanto familiare dove si mise a sedere e iniziò nuovamente a fissarmi. Ricordando il mio disagio della settimana scorsa, le ho fatto notare di non averle mai detto il mio nome chiedendole come facesse a conoscerlo. Senza spostare il suo sguardo, alzò semplicemente il polso e indicò verso la scrivania della stanza senza rispondere. Seguendo il suo dito, notai che indicava la sua cartella che avevo lasciato lì la settimana scorsa, con l'appunto abbandonato su di essa. Solo le pillole. Mi girai verso Sybil e le dissi che non avevo pillole. Non conoscevo il suo dosaggio, non era trascritto. Continuava ad indicare la cartella. Un pensiero sciocco si fece strada dentro di me. Presi la cartella e, con la fronte corrugata, cercai al suo interno. Tirai fuori le sue carte trascinando con loro anche un sacchetto identico a quello dell'ultima volta. Ero certo che la settimana scorsa ci fosse un solo sacchetto nella cartella che era stata lasciata dove l'aveva messa; nessuno l'aveva toccata. Guardai cautamente Sybil che ricambiò aprendo la sua mano. Le diedi le pillole e lei rispose, "Grazie, Dott. Richards", nello stesso identico modo della settimana scorsa.

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