Era bellissimo, un dio greco e in quello stesso istante capì in quale casa era finita: Ciro o' bellillo non poteva essere che lui, era a casa Mellace. Le si strinse il cuore pensando al guaio in cui era finita, forse sarebbe andato tutto bene se avesse fatto il suo lavoro il più in fretta possibile e nel migliore dei modi, sempre sperando che non avrebbero avuto più bisogno di lei. Certo non voleva che il suo nome fosse in alcun modo associato al loro, era pericoloso schierarsi e sarebbe stato stupido farlo visto che non si trovava in stato di necessità, come aveva visto accadere a tante giovani vite attorno alla sua.
"Sto perdendo il mio fascino se ti prendi il disturbo di trovarmi compagnia, sorella cara"
"Non essere scortese con la nostra ospite, so fin troppo bene che non hai difficoltà di alcun tipo. Elena è venuta"
"Sono stata prelevata, per l'esattezza" trovò il coraggio di obiettare.
Ciro scoppiò a ridere. Aveva le mani affondate nelle tasche dei pantaloni di lino, le si avvicinò e le girò intorno per guardarla a tutto tondo.
"Allora Elena, che possiamo fare per te?"
Grazie al cielo non ho bisogno di venderti l'anima, pensò la giovane madre. Ne conosceva di persone legate a famiglie come questa da un debito di riconoscenza a vita per aver avuto una opportunità di lavoro, anche se illegale, per aver avuto un prestito a fondo perduto, per aver chiesto protezione.
"Cosa può fare lei per te, fratellino. Mostrale la mano."
Ciro s'irrigidì, serrò le mascelle e fulminò la sorella con sguardo truce.
"Dottori non ne voglio" sibilò.
"Ti sembro un medico? "
"No, hai ragione non sembri un medico. Allora perché dovrei farti vedere la mano?"
"Perché potrei aiutarti". Percepì il disagio di chi è abituato a comandare ed elargire, mai a chiedere.
"Più tardi forse, ho fame" rispose bruscamente, prendendo posto al tavolo imbandito.
Pranzarono conversando amabilmente e cercando di coinvolgere Elena che rimaneva sulle sue. Non per paura, non per timidezza ma per l'imbarazzo che le creava il contrasto tra l'amabilità della compagnia di queste due persone e l'orrore delle storie di cui sapeva essere protagonisti. In certi momenti il fascino e l'entusiasmo nella conversazione di Ciro e la cortesia e la complicità dei modi di Titti le facevano dimenticare di essere in una casa bunker nel quartiere di Secondigliano, forse. Sarebbero potuti essere in un lussuoso appartamento di professionisti ai Parioli, tutt'altra città. Parlavano entrambi un italiano perfetto. Tutto questo la confondeva, abbassava le sue difese lasciando Ciro libero di incantarla.
Dopo il dolce Titti li salutò con la scusa di dover prendere il caffè con il tavolo di cortigiani nell'altra sala. Quando furono soli senza preavviso le mostrò la mano sinistra, mancavano le unghie dell'indice, del medio e dell'anulare. In realtà a tutte e tre era ricresciuta quasi per metà un qualcosa di più simile al guscio di una vongola: un pezzo d'unghia dalla superficie rugosa, irregolare ed ispessita. Le scappò un ghigno compiaciuto, c'era materia su cui lavorare e poteva guadagnarsi i suoi soldi ma quando alzò lo sguardo e vide la speranza e l'attesa negli occhi di quel ragazzo che fino ad un attimo prima esibiva la sua onnipotenza, intravide la fragilità dell'uomo.
"Si può fare, avrà un effetto quasi naturale e se l'unghia sotto non cresce potresti aver bisogno solo di qualche ritocco occasionale".
"Bene" rispose ritraendo la mano e riacquistando il controllo della situazione.
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Qui fu Napoli
General FictionUno spaccato della vita di donne napoletane molto diverse tra loro per carattere ed età, le cui storie si intrecciano in una città in cui la più grande minaccia non è la camorra ma il Vesuvio. Rita apprende verità nascoste, Giulia affronta un tradim...