Si era persa nei suoi ricordi, quelli belli, e non l'aveva sentita arrivare. Giulia era sulla soglia della cucina e la guardava con apprensione. Quando i loro sguardi s'incrociarono Gabriela non seppe più trattenere le lacrime che scesero copiose a rigarle il volto bruno. Accostò una sedia, le si sedette vicino, la attirò a sé e la cullò come fosse stata sua figlia finché i singhiozzi non si calmarono e le lacrime si esaurirono. Allora la prese per le braccia, la allontanò da sé e guardandola negli occhi disse con tono fermo ma materno
"Adesso basta Gabriela, lo sai vero?"
"Si, lo so ma è difficile. Se mi lasciasse lui sarebbe meglio."
"Non lo farebbe mai, e tu lo sai. E' un vigliacco, egoista viziato. Ti ha consumata, ti ha spremuta fino all'ultima goccia. Quando è troppo, è troppo. Ora devi pensare a te stessa. Basta."
"Che ti avevo detto mammina, e di sicuro è colpa di Mauro". Le due donne si girarono a guardare Francesca, preoccupate entrambe che avesse assistito al loro scambio di battute.
"Un fidanzato che ti fa piangere non ti serve, io mi scelgo sempre quelli che fanno ridere. Però da grande non mi fidanzo, mi sposo direttamente."
Le si avvicinò e dandole due colpetti sulla spalla disse "Stammi a sentire, che io queste cose le so bene".
Dopo aver elargito la sua perla di saggezza restò in attesa che la conversazione continuasse. Era curiosa. Percepiva la disperazione di Gabriela e provava una pena sul cuore ma non riusciva a capire perché, nonostante la mamma la consolasse proprio come faceva con lei, Gabriela continuava a star male sempre per lo stesso motivo: Mauro. Mistero. La sua esperienza di litigi con i maschi della classe e con lo stesso fratellino le aveva presto insegnato che insistere con loro non conduceva a nulla. Se si litigava per il possesso di un giocattolo non mollavano mai la presa ma bastava fingere disinteresse o lasciar scorrere qualche lacrima sommessa per convincerli a cederle l'oggetto della contesa. Era diventata talmente brava da usare la stessa tattica anche con il padre, riuscendo ad ottenere tutto quello che voleva, o quasi.
"Francesca, tesoro, va a giocare con Mario e lasciaci parlare".
"Ma io voglio ascoltare" disse con tono implorante.
"Fa la brava. Quando abbiamo finito Gabriela ti racconterà cosa è successo."
"Promesso?"
"Si tesoro", rispose Gabriela sorridendole.
Andò via pensierosa ma sicura che la tata avrebbe mantenuto la parola.
"Oh Giulia, ha vinto lei. Le ho provate tutte, ma ha vinto."
Finalmente diede sfogo alla sua disperazione, lasciando uscire tutte le lacrime accumulatesi negli ultimi mesi.
"Non ha vinto lei, è Mauro che ha perso. Ha perso te perché non ha mai reciso il cordone ombelicale dalla madre. Non hai avuto nessuna possibilità di vittoria solo perché Mauro non ha voluto concedertela. Sei stata più di tutte le altre, sono convinta che ti ha amato, ma sei rimasta sempre al di sotto della madre. E non c'è niente altro che avresti potuto fare, non avere rimpianti, non è mai dipeso da te. Dipendeva solo da lui e ha fatto la sua scelta, sarà un bambinone per sempre e non è certo questo l'uomo che vuoi per la vita al tuo fianco ad educare i tuoi figli, o sbaglio?"
Non sbagliava. Erano proprio queste le considerazioni che l'avevano spinta finalmente a prendere una decisione drastica.
La vacanza in Grecia era stata letteralmente perfetta. Arrivati in aereo ad Atene, si erano diretti in taxi al Pireo, il porto della capitale. Avevano trovato ad attenderli un catamarano Athena 38 di 11,60 metri con lo skipper e una hostess, carina ma non troppo. Nonostante le quattro cabine erano soli. Mauro lo aveva voluto tutto per sé spendendo una cifra pazzesca. Il tempo di sistemare i bagagli a bordo e prima di pranzo erano già a vele spiegate fuori dal Pireo in rotta verso le Cicladi, le perle dell'Egeo. Il catamarano era lussuoso e confortevole, la hostess cucinava divinamente e lo skipper, oltre ad essere un esperto navigatore, era un valido Cicerone. Ci misero poco a capire che i due se la intendevano e il viaggio per mare divenne in un solo giorno una piacevole vacanza a quattro. Il catamarano fendeva dolcemente l'acqua, non trovarono mai mare grosso ed il cielo, di un corposo azzurro, non si velò mai di nuvole. Toccarono per prima l'isola di Serifos, poi fecero rotta sulla più affollata e turistica Paros, la selvaggia Ios e la modaiola Mykonos. Sulla rotta del ritorno si fermarono nell'isola di Siros e l'ultima tappa, prima di scalare l'Acropoli nell'unico giorno dedicato ad Atene, fu Kea. Ogni volta che si avvicinavano ad un'isola venivano colpiti dalla bellezza mozzafiato dei paesaggi: le rocce brulle a picco sul mare blu cobalto, le tipiche case cubiche di un bianco accecante con le imposte del colore del cielo, il fascino selvaggio delle spiagge ambrate nelle cale raggiungibili solo dal mare, deserte. Avevano spento i cellulari nell'evenienza che fossero entrati in una zona coperta dalla rete, per evitare che le notizie dal mondo turbassero la quiete, la spensieratezza e la passione di quei momenti.
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Qui fu Napoli
General FictionUno spaccato della vita di donne napoletane molto diverse tra loro per carattere ed età, le cui storie si intrecciano in una città in cui la più grande minaccia non è la camorra ma il Vesuvio. Rita apprende verità nascoste, Giulia affronta un tradim...