Parte 19 - PARTE SECONDA

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"Finalmente!"
"Finalmente cosa?" chiese Giulia a quello scricciolo di donna che era la figlia, sopraggiunta alle sue spalle ed intenta a guardarla attraverso lo specchio.
"Hai deciso di fare la pace con papà" le disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Mai sottovalutare l'intelligenza e la perspicacia dei bambini.
"Amore mio, te ne eri accorta"
"Non so cosa abbia fatto, ma doveva essere grave perché l'hai tenuto in punizione molto, molto tempo"
L'uso appropriato che faceva dei congiuntivi la sorprendeva sempre. Era così piccola, eppure tanto sveglia.
"Si, era grave"
"Vedrai, adesso ha imparato la lezione e non lo farà più"
Sentirla usare le stesse frasi che le diceva lei, applicando con una logica estrema le regole di vita che tentava di insegnare ai suoi figli, le faceva sciogliere il cuore.
"Vieni qui, abbraccia la mamma. Hai ragione, ha imparato e non lo farà più".
"Posso andare a dirglielo?"
"Dirgli cosa?"
"Che  non è più in punizione" corse via prima che potesse risponderle.
Dopo l'accertamento dei fatti, la determinazione delle responsabilità e le dichiarazioni di pentimento, Giulia aveva comminato la pena: cinque mesi di lavori socialmente utili, nel suo caso cura e gestione della famiglia. Prima di andare al lavoro il marito preparava e accompagnava i bambini a scuola, si era fatto carico del pagamento delle bollette, scendeva a gettare la spazzatura rispettando rigorosamente i giorni della differenziata, si rendeva disponibile per qualsiasi lavoro di manutenzione ordinaria e straordinaria in casa, andava a riprendere i bambini al termine delle loro attività pomeridiane e la domenica preparava la colazione per tutti. Nel frattempo lavorava su se stessa per riuscire ad accordagli fiducia. Adesso era arrivato il momento della riabilitazione ed il ritorno alla normalità. Non era sicura di essere pronta, ma non poteva farlo sentire in colpa per sempre. Quanto al marito aveva fatto di tutto per farsi perdonare, con grande sincerità d'animo. Non dubitava del suo amore, bisognava fare il passo successivo: riappropriarsi di lui. Dalla sera del confronto non si era lasciata avvicinare. L'idea di farsi toccare le metteva i brividi. I suoi pensieri correvano subito all'altra e non lo tollerava. Ora che era certa che l'amava, ora che aveva smesso di svegliarsi nel cuore della notte convinta che l'avesse lasciata, non voleva più ignorare l'attrazione fisica che da giorni si era risvegliata impetuosa e che sentiva venire da un primordiale ed animalesco istinto di marcare il territorio: il marito doveva avere il suo odore addosso.
"Davvero non sono più in punizione?", la voce era sospettosa. Mentre gli occhi correvano dal viso della moglie a quello della figlia che ridacchiava nascondendo la bocca con la manina.
"Direi che può bastare, vero Francesca?"
"Oh si, vedi com'è bella? Devi portarla al ballo, sei il suo principe"
"Una cena può bastare" le rispose la mamma.
"Sei sicura Giulia?"
Lo baciò davanti la figlia, appassionatamente.
"Direi che sono di troppo" esclamò la piccola, scatenando l'ilarità dei genitori.
"Che succede qui?". I gemelli accorsero rumorosi come al solito.
"Mamma e papà fanno i fidanzatini e si sbaciucchiano", trillò la piccola.
"Ah, che schifo" risposero perfettamente all'unisono.
"Non dite così giovanotti che tra un poco cambierete idea. Forza, andate a mettere il pigiama. Sta arrivando Gabriela. Noi usciamo e al ritorno vogliamo trovarvi addormentati, chiaro?"
"Signor si!" gridarono tutti e tre uscendo dalla camera dei genitori con passo militare.
"Mamma e papà hanno fatto pace"
"Perché? Avevano litigato?"
"Ma voi vivete in questa casa? Maschi!
"Purtroppo insieme a te"
"Purtroppo lo dico io"
"No, io"
"No, io"
Furono interrotti dal campanello. Era arrivata Gabriela.
"Grazie Gabi, mi spiace averti dato così poco preavviso"
"Non ti preoccupare, non ho scadenze a breve e ho portato il pc. Posso lavorare qui quando si saranno addormentati".
"Sei un tesoro. Preparati ad una raffica di domande, Francesca non si lascia scappare nulla"
"Riguardo cosa?"
"Capirai. Alle nove e un quarto a letto, bimbi!" uscirono dopo averli baciati.
"Visto? Vanno a fare i fidanzatini" rivelò a Gabi con aria cospiratrice.
"La tua mamma è bellissima stasera"
"Lei è sempre bellissima. Hanno fatto pace!"
"Perché? Avevano litigato?" chiese fingendo di non sapere nulla. Giulia e Gabi avevano un rapporto speciale. La ragazza cilena era sola in Italia e da subito il giudice era diventata il suo punto di riferimento, non solo come datrice di lavoro. Nutriva grande rispetto per il ruolo sociale che rivestiva e la considerava una buona madre a dispetto del tempo che sottraeva alla famiglia per gli impegni professionali. La riteneva una donna compiuta e la scelse come confidente. Giulia, dal canto suo, aveva due fratelli entrambi più grandi d'età e due cognate con le quali non aveva assolutamente nulla in comune. Le amicizie le aveva perse strada facendo all'università. Tanti contatti ma nessuna frequentazione. Il suo tempo era limitato e quando non lavorava  il resto del mondo era la sua famiglia. Gabi era sempre lì, una giovane donna attenta, volenterosa, affidabile: naturale lasciarsi andare alle confidenze e poi le voleva bene.
La piccola Francesca annuì e formulò a lei la domanda che la madre aveva eluso.
"Tu non sai perché?"
"No, tesoro. Non sapevo neanche avessero litigato"
"Si, da tanto, tanto tempo. Quando mamma ti mette in castigo non ti parla e risponde solo si e no. Ma tu non lo sai perché non l'hai mai fatta arrabbiare"
"Già, e non vorrei proprio! I gemelli sono sono già a letto, li raggiungiamo?"
"No, ti prego. Non è ancora ora, se andiamo in camera non ci fanno parlare. Questi discorsi da femmine non li vogliono sentire"
"I maschi non ragionano sui sentimenti come facciamo noi" le rispose Gabi, sorprendendosi a cercare la complicità in una bambina di cinque anni.
"Infatti, da piccoli pensano solo a giocare e da grandi solo al sesso"
"Francesca! Cosa dici? Non sai neanche cosa vuol dire"
"Certo che lo so. Vuol dire baciare e accarezzare"
"Già," fu sollevata dalla risposta, "ma è una parola brutta in una bambina della tua età. Non sta bene che tu parli di queste cose"
"Ok. Ma per fare un bambino devi fare sesso?"
Adesso stava andando nel panico, doveva troncare l'argomento.
"Francesca, queste cose devi chiederle alla mamma"
"Perché? Tu non lo sai? A scuola . ."
"Ferma, non voglio sapere cosa dicono a scuola. Io lo so ma questi discorsi sono importanti ed è bene che tu li faccia con la mamma. Se ne parli con me poi lei ci resta male. Di solito sono le madri che spiegano queste cose alle figlie. Capito?"
La bimba annuì, ma riprese con le domande.
"Perché tu non hai fatto pace con Mauro?"
Bella domanda, come faccio a risponderti?
"Perché non è bravo come il tuo papà. Qualsiasi cosa sia successa la mamma lo ha perdonato perché sa che è un uomo buono. Diciamo che Mauro non è un uomo buono"
"Perché non lo hai capito subito, allora? Io a scuola lo so da subito se un compagno di classe è cattivo"
"Perché quando ti innamori o pensi di essere innamorata, tendi a non vedere i difetti delle persone"
"Perché?"
Sempre più difficile, ora come me ne esco?
"Perché la ragione è offuscata dagli ormoni"
Francesca parve soddisfatta della risposta anche se Gabi sapeva che non poteva aver capito il significato di quelle parole. Infatti, dopo un minuto di riflessione la piccola incalzò.
"Che vuol dire? Chi sono gli omoni?"
"Ormoni, non omoni. Non sono persone, sono sostanze che abbiamo nel corpo"
"E cosa fanno?"
Signore aiutami! Urge un repentino cambio di argomento.
"Vuoi sapere a cosa sto lavorando?"
"Ok"
Prese il pc e sperò con tutto il cuore che ciò che stava per mostrarle la interessasse più degli ormoni.
"Cos'è, una grotta?"
"Non esattamente. In realtà sono antiche cave di tufo. Quando cominciarono a costruire la città e per molto tempo a seguire, i Greci scavavano nel suolo per prendere il tufo, che è una pietra calcarea, per costruire i palazzi. Così, a furia di scavare e portare fuori pietre, sotto la città c'è una enorme serie di grotte e cunicoli. Alcuni di questi venivano usati per trasportare l'acqua quando ancora non esistevano le tubature. Un vero e proprio acquedotto."
"I Greci hanno costruito Napoli? Non gli Italiani?"
"No amore, l'Italia come la conosci tu oggi non esisteva a quei tempi. I Greci erano già un popolo di navigatori e conquistatori, furono loro a fondare Neapolis e più tardi i Romani ad ingrandirla."
"Ma i Romani non hanno fatto Roma?"
"Anche, costruirono un grande Impero, ma lo studierai a scuola. Guarda che bello, ci sono i resti di un antico teatro".
"Dobbiamo andare tutti insieme con mamma e papà"
"E i tuoi fratelli" aggiunse Gabi. Ultimamente fra i tre le schermaglie erano notevolmente aumentate di numero ed intensità.
"Fammici pensare, fammici pensare..... No!"
"Dai Francesca non essere cattiva"
"Se li portiamo, potrebbero sempre perdersi nei cunicoli!" ridacchiò contenta di avere avuto un'idea così audace"
"Adesso esageri. Forza, andiamo a letto"
"Va bene, ma dimmi solo da dove si entra"
"Bisogna andare in centro, c'è una stradina con un accesso con tante scale. Si va giù per quasi 40 metri"
"Sembra la città delle talpe"
"Vero, però è tutta illuminata e ci sono le guide che ti spiegano sotto quale piazza o via ti trovi"
"Ma se viene il terremoto, può crollare giù tutto?"
"Quelle cave sono lì da secoli, tesoro. Neanche le bombe della seconda guerra mondiale le hanno scalfite. Infatti la gente correva a rifugiarsi lì sotto quando suonava l'allarme aereo e a volte ci rimaneva per giorni"
"Che bello, non si andava a scuola!"
"Bello proprio non direi. Niente letti, niente bagni, tante pulci e pidocchi"
"Che schifo!"
"Ora a letto"
"Gabi" implorò la piccola.
"A letto!"
I gemelli miracolosamente dormivano già. Francesca si svestì e con ordine meticoloso sistemò gli abiti che aveva indossato sulla sedia girevole della sua scrivania. Infilò il pigiama e fece cenno a Gabi di seguirla in bagno.
"Pensi che andrà tutto bene tra mamma e papà?"
"Certo, lo sai che si amano"
"Speriamo, non voglio essere figlia di divorziati"
"Ma come ti salta in mente! Stai tranquilla, non c'è pericolo"
"Anche se così avrei due case, due stanzette, due di tutto e tanti regali", parlò con lo spazzolino tra i denti ed il dentifricio che le colava di bocca.
"Attenta che ti bagni; ma che vai dicendo?"
"Paolo, Antonio e Anna hanno i genitori divorziati. Paolo dice che il papà non lo vede quasi mai, ma quando lo va a trovare gli fa sempre regali bellissimi. Antonio sta con la mamma ma il venerdì sera va a casa del papà per tutto il weekend e ha una stanza bellissima con i videogiochi e lo schermo gigante. Anna invece vive con il papà, la mamma ha un fidanzato nuovo che non la vuole in casa. Deve essere cattivo perché Anna è una brava bimba. Però lei è contenta perché il padre la porta a danza, a cavallo e le ha comprato i pattini. Certo, è meglio avere mamma e papà a casa che tutte queste cose"
"E con questa saggia conclusione adesso andiamo a letto"
"E va bene, ma non dimenticare di dire a mamma, quando torna, che dobbiamo andare alle grotte tutti insieme"
"Va bene, ora fai silenzio altrimenti svegli i tuoi fratelli. Sogni d'oro principessina"
"Notte Gabi, ti voglio bene"
Baciò Francesca con sincero affetto. Amava quei bambini come fossero suoi fratelli.
Era ora di tornare al lavoro, ma non riusciva a smettere di pensare a Giulia. Quanta forza d'animo. 
Negli ultimi mesi si era chiesta spesso se fosse stata in grado di perdonare un tradimento. Il solo pensiero le dava i brividi, ma in verità, in questo momento della sua vita godeva della sua singletudine e coltivava l'opportunità professionale che Giulia, con una semplice telefonata, era riuscita a procurarle. Si era sentita in colpa ad approfittare della sua intercessione; di fatto era una raccomandata. Non fare la stupida che stupida non sei, l'aveva redarguita, io ho creato solo un contatto, se non fossi stata capace di scrivere e all'altezza dell'incarico non te lo avrebbero mai affidato. Con la crisi che corre, oggi nessuno regala niente. La gestione delle risorse umane è un nobile lavoro, quando non si fonda su clientelismo e nepotismo. Ovviamente Giulia aveva ragione e se voleva tenerselo stretto questo lavoro, doveva dare il meglio. Ogni pezzo che scriveva doveva essere migliore del precedente. Per l'articolo su Napoli Sotterranea le aveva anche consigliato di realizzare un breve videoclip, magari l'editore avrebbe potuto venderlo ad una tv e chissà se non potessero aprirsi nuove strade. Le aveva passato il numero di una giovane cameraman, doveva chiamarla. La copia del giornale con il suo primo articolo pubblicato era stata prontamente spedita al suo ex. Voleva essere un gesto di chiusura definitiva con il passato, in realtà sperava che lo avesse mostrato a quell'arpia della madre: era voglia di rivalsa. Subito dopo si era sentita libera. Aveva di nuovo saldamente in mano la sua vita, era una cittadina del mondo, risiedeva in un Paese che amava e si sentiva in grado di fare qualsiasi cosa. Che bella sensazione.

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