Capitolo Trentacinque

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La fata Morgana tiró fuori una grossa palla di vetro e la appoggió sulla propria scrivania.
"Sai, Isabelle, prima di svelare il passato a una persona, sono solita dare un' occhiata al suo futuro per capire quali conseguenze potrebbe avere sulla vita dell' individuo. È un problema per te?" Chiese.
"Ehm... no". Morgana di mise un paio di occhiali a mezzaluna simili a quelli di Albus Silente.
Cantó una canzone in una lingua a Isabelle sconosciuta, probabilmente celtica. Poi guardó dentro la palla di vetro.
Fece un verso di spavento e si buttó indietro, il tutto alquanto melodrammaticamente.
"Oh,cara..." balbettó la fata.
"Che c'è? " La incalzó Belle inarcando il sopracciglio.
"Il tuo destino... Non posso dirti chi sono i tuoi genitori, sarebbe troppo pericoloso".
"Ma deve!" Si infurió Isabelle mentre le guance le diventavano rosse.
"Me l' ha promesso!".
"Mia cara... C'è in ballo la tua vita!" Si giustificó con espressione seria Morgana.
"Io devo sapere chi sono i miei genitori!".
"Mi dispiace, non posso dirtelo. Ma posso lo stesso aiutarti.".
"E come?" Le chiese scettica la ragazza.
"Posso dirti il nome di tua madre ma poi dovrò toglierti la memoria".
"EH NO! COL CAVOLO CHE MI TOGLIE LA MEMORIA, MADAME MORGANA LEI È UNA LURIDA..."
"Calmati,piccola Dea, calmati. Ho i miei buoni motivi per farlo. Su di te è stata scritta una profezia che non promette per niente bene, se proprio vuoi saperlo. In altre parole: potresti morire".
"Impossibile. Io non credo in queste cose".
"Ti ricordo che all' inizio dell' estate non credevi nemmeno all' esistenza di Dei, mostri e fate. Eppure guardati ora" le fece notare.
"Pensaci. Perdendo la memoria, potresti ritornare alla vecchia vita e dimenticare il dolore che i tuoi genitori ti hanno causato abbandonandoti. Saresti molto più felice non essendo a conoscenza della tua vera natura" continuò la fata in tono suadente.
Isabelle sospirò. I suoi occhi vacillarono e diventarono lucidi.
"Accetto" balbettó.

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