Triskele

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CAPITOLO OTTO: TRISKELE

Quella notte nemmeno la luna piena si era fatta vedere: era rimasta nascosta dietro gli spessi nuvoloni neri, senza alcuna voglia di uscire allo scoperto. Anche lei sentiva la paura, il terrore, la frustrazione. La ragazza camminava nel bosco più incerta del solito: alcune stelle brillavano, ma non erano abbastanza per far una minima luce sul percorso su cui si stesse muovendo. Le foglie secche scricchiolavano sotto le sue scarpe di tela e quelle umide la fecero quasi cadere rovinosamente a terra un paio di volte. Aveva paura. L'ultima volta che era stata lì, tutto era cambiato: non aveva sentito il bambino piangere, aveva incontrato un lupo e sentito un gruppo di persone urlare di dolore. Ogni volta era diverso e anche in quel momento non sapeva cosa aspettarsi. C'era silenzio intorno a lei e non sapeva se fosse una cosa positiva o meno; era certa, comunque, che se qualcuno fosse arrivato all'improvviso da qualsiasi direzione l'avrebbe colta di sorpresa.
Continuò a camminare lentamente, non sapendo dove andare. Non si ricordava di aver lasciato casa sua, ma di aver aperto gli occhi e di essere già lì, quindi non poteva far niente per tornare indietro. Doveva adattarsi a quella situazione e andare avanti.
Si fermò di scatto quando i suoi piedi si inzupparono d'acqua: sapeva di essere di nuovo arrivata al lago. Rimase ferma ed imbambolata di fronte a quell'immensa distesa d'acqua, senza vedere niente. Il cielo era coperto e l'acqua del lago sembrava nera e spaventosa.
Fece un passo indietro e decise di allontanarsi: aveva una strana sensazione. Era come fosse in grado di percepire il pericolo imminente e in quel momento, lo sentiva sempre di più incombere sulla sua figura.
Così, riprese a camminare in una direzione sconosciuta, costatando con sollievo che finalmente la luna stesse facendo capolino timidamente dalle nuvole. Riuscì quindi a scorgere dove almeno mettesse i piedi e passo dopo passo, non dopo molto tempo, si ritrovò di fronte ad una casa.
Era abbandonata e scura, ma sembrava in buone condizioni. Il tetto era leggermente cadente ed una finestra, al piano inferiore, aveva il vetro completamente distrutto, ma in tempi addietro era stata sicuramente una bella casa. Chissà chi aveva avuto la bellissima idea di costruirne una in mezzo al bosco, lontana dalla gente e dai bisogni primari. Non avevano avuto paura a vivere lì tutti soli e circondati dal silenzio?
Fece un passo verso quel piccolo edificio e si fermò di fronte ai tre scalini che conducevano al portico, prima della porta d'ingresso. Alzò lo sguardo e solo da quella posizione, potè notare quanto fosse grande, ma soprattutto alta. Avrà avuto tre piani.
All'improvviso, un piccolo rumore richiamò la sua attenzione. Abbassò velocemente lo sguardo e la prima cosa che vide fu una culla. L'oggetto dondolava leggermente, come se qualcuno lo avesse spinto o come se ci fosse qualcuno al suo interno che si stesse muovendo. Quell'immagine fu ciò che la riscosse: salì velocemente i tre scalini e si accucciò per guardare meglio: dentro la culla, c'era davvero un bambino. Si lamentava, ma non piangeva: aveva gli occhi azzurri ed una tutina gialla. Non appena la vide, alzò le sue manine verso di lei, chiedendole implicitamente di essere preso in braccio.
Ma Emma non lo fece: piuttosto, afferrò il manico della piccola culla e la trascinò per riportarla ai genitori. Sicuramente erano i proprietari di quella casa, ma come potevano un padre ed una madre andarsene e lasciare lì il proprio figlio? Avrebbe potuto morire di freddo in una notte come quella.
Si guardò intorno ma non vide niente che avrebbe potuta aiutarla, né la strada giusta per tornare a casa.
Fu in quel momento che vide due puntini rossi fissarla da dietro un cespuglio di rovi non molto lontana dalla casa. Soffocò un urlo, capendo immediatamente cosa fosse. Non appena il lupo si mosse e prese a correre verso di lei, strinse la mano intorno al manico della cula e cercò di aprire con tutte le sue forze la porta d'ingresso della casa. Con il corpo che tremava di rabbia e paura, ci riuscì ed entrò velocemente, chiudendosi la porta alle spalle.
Ma una semplice porta di legno non era niente per un lupo, che vi ficcò gli artigli e la strappò via, provocando un rumore assordante. Emma urlò, ma nessuno sentì niente.

The girl who cried wolf | Teen WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora