We must be killers

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Dedico questo capitolo a Reyna aka Time-flies, semplicemente perchè lei mi ha dedicato il suo, ma soprattutto perchè quando si tratta dei Demma, è sempre pronta a darmi consigli utilissimi, a sclerare e shippare a più non posso (come abbiamo fatto sulla litigata dei Demma in questo capitolo... Ups, piccolo spoiler!)

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CAPITOLO SEDICI: WE MUST BE KILLERS

La luce della luna filtrava pallida attraverso il vetro lievemente ingiallito della finestra. Illuminava le cornici di legno rendendole più chiare, ed infine colpiva le lenzuola color oliva che proteggevano, dalla brezza fresca di quella sera di primavera, i due ragazzi. Era tardi: Emma avrebbe avuto scuola il giorno seguente, ma non riusciva a prender sonno, troppo immersa nei suoi pensieri, mentre Derek era molto più rilassato, completamente sdraiato con gli occhi chiusi rivolti al soffitto e una mano appoggiata sulla schiena morbida e calda di Emma, sotto la sua maglietta. Di tanto in tanto, la muoveva accarezzandola dolcemente, facendola sorridere. La ragazza finiva sempre per ripiombare nella realtà, voltarsi verso di lui e guardarlo, senza dire niente. Le piacevano quei momenti, erano quelli che preferiva. Spesso duravano poche ore o, addirittura, pochi minuti, ma erano più preziosi di qualsiasi altra cosa. Per un momento, potevano far riposare le loro menti, potevano godersi quella poca intimità che si ritagliavano nel corso di un'intera giornata, ma, soprattutto, potevano conoscersi meglio. Ormai stavano insieme da mesi e mesi, ma ogni volta, per Emma, era come la prima. Quei rari istanti della loro vita insieme le permettevano di conoscere sempre un parte di Derek: o un pezzo del suo passato, o una caratteristica fisica che non aveva mai notato prima; oppure poteva soffermarsi ad osservare meglio il movimento impercettibile degli occhi, nascosti dalle palpebre, il sorriso lieve, rilassato e appena accennato che aleggiava sul suo volto e le sue mani grandi che la sfioravano. Ogni volta era come se conoscesse quel ragazzo un pochino di più. Si mosse lentamente, sistemandosi meglio sotto le lenzuola: Derek aprì gli occhi, incuriosito da quel movimento improvviso, ma quando la vide di nuova ferma e rannicchiata contro di lui, come una bambina, non potè far altro che sorridere e avvicinarsi a lei, per lasciarle un bacio veloce sulla fronte. In certi momenti, avrebbe voluto rimanere in quella posizione per tutta la vita, voleva vivere nel mondo idilliaco che aveva sempre sognato sin da bambino e che finalmente aveva trovato con Emma, ma sapeva che fosse una cosa impossibile. Quella era la vita reale e non erano ammessi momenti felici.
«A cosa stai pensando?» chiese infine, cercando di scacciare quei pensieri così positivi da metterlo in crisi.
Emma alzò i suoi grandi occhi azzurri, per incontrare il viso del ragazzo e scrollò le spalle. Le sue piccole dita si stavano arrampicando con fatica sulla mano di Derek per intrecciarle a quelle del ragazzo.
«Mh, niente di importante... Solo-» iniziò, sospirando profondamente «Deaton aveva ragione»
Derek aggrottò le sopracciglia e si sistemò meglio contro il cuscino «Su cosa?»
«Sul fatto che la sete di vendetta e il desiderio di giustizia della rusalki diventeranno sempre più forti, fino ad essere incontrollabili. Ogni volta che penso a quello che Deucalion ha fatto ai nostri genitori, mi sento ribollire di rabbia; ogni giorno è sempre più forte, diventa sempre più difficile contenerla ed ignorarla. E poi... Sento anche crescere il desiderio di ucciderlo, ma-»
«E' normale» l'interruppe Derek, accennando un sorriso «E' l'effetto della rusalki»
Emma sbuffò «Sì, ma- Io non voglio uccidere nessuno: mia madre merita giustizia, ma non con un altro omicidio; però, so anche che ucciderlo è l'unico modo che ho per mettere a tacere questa sete di vendetta»
«Ascolta» cominciò il ragazzo, mettendosi seduto sul materasso a gambe incrociate «So cosa si prova, so cosa vuol dire non voler uccidere qualcuno, ma essere costretti a farlo e so anche come ci si senta dopo aver commesso un omicidio, ma Deucalion si merita di andare dritto all'Inferno per quello che ha fatto. E, se non fosse stato per la questione della rusalki, lo avrei già ucciso io da tempo»
«Tu, quindi, vuoi che io lo uccida?» chiese Emma, perplessa.
Aveva pensato molto a quella situazione prima di parlarne con Derek, il quale, però, non conosceva tutta la verità. A lui lo aveva solo accennato, come se ancora fosse una cosa completamente sotto controllo, ma in realtà – nei giorni precedenti – c'erano stati momenti in cui Emma aveva davvero faticato a tenere a bada la rusalki. C'erano stati istanti in cui si era sentita costretta a non pensare e a respirare profondamente per calmarsi, a cercare un modo per far smettere di tremare di rabbia il proprio corpo, ma nella maggior parte dei casi, aveva perso coscienza per via delle fortissime emozioni e si era risvegliata distesa a terra, in un lago di sudore. Aveva iniziato a pensare che forse l'idea di ucciderlo non fosse poi così male, ma, allo stesso tempo, c'era una parte di lei che non poteva non pensare a come i suoi amici – e soprattutto Derek – l'avrebbero trattata in seguito. Non voleva essere considerata un mostro.
«Sì» rispose il ragazzo, dopo un momento di esitazione «Voglio che tu lo faccia per te stessa, ma lo voglio anche per i nostri genitori, perché sono stati uccisi senza alcun motivo e non si meritavano per niente una fine del genere»
«Quindi non penseresti mai che io sia un mostro?»
Sorrise e si piegò leggermente verso di lei, prendendole il viso tra le mani «Non sarai mai un mostro per me, non ci sarà mai niente al mondo che potrà farmi cambiare idea su di te. Emma, quando meno me lo aspettavo, tu sei entrata nella mia vita e la prima cosa che mi hai mostrato è stata me stesso: mi hai accettato per quello che ero – i miei difetti, i miei pregi, il mio passato, il mio caratteraccio – e non ti sei mai tirata indietro, nemmeno quando ho messo la tua vita in pericolo. Hai avuto una pazienza senza limiti con me e mi hai fatto vedere la vita sotto un altro aspetto, mi hai fatto capire, nonostante i miei errori, di non essere una bestia. Quindi, ora dimmi, cosa mai potrebbe farmi pensare che tu sia un mostro?»
Emma si morse il labbro inferiore imbarazzata, per poi sporgersi verso di lui e far combaciare le loro labbra in un bacio piccolo, semplice e casto.
«Lo sai che ti amo, vero?» disse, mentre sentiva le labbra morbide di Derek scendere lungo il suo collo. Rabbrividì, mordendosi la lingua per non dover gemere di piacere.
«Mhmh, lo so» rispose lui, lasciando che quelle parole rimanessero incastrate tra le sue labbra e il collo pallido della ragazza «Lo so benissimo»

The girl who cried wolf | Teen WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora