Derek Hale x Original Female Character |
«Dove hai preso quella collana?» chiese, guardandola dritta negli occhi.
«Non lo so... Forse me l'ha data mia madre, prima che morisse» rispose Emma, con incertezza «Ce l'ho sempre avuta»
Derek respirò profo...
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CAPITOLO DODICI: BROKEN BONES
Quando l'infermiera le appoggiò la garza leggermente umida sulla ferita, sobbalzò all'improvviso, colta da una fitta lancinante al fianco. La donna sorrise, ripetendole per l'ennesima volta che era normale che le facesse ancora così male la ferita, ma che ben presto sarebbe rimasta soltanto la cicatrice. Emma lo sapeva, sapeva tutto: in quei due giorni, che aveva passato all'ospedale per i soliti controlli prima di tornare a casa, i dottori le avevano spiegato per filo e per segno tutto quello che le era accaduto. All'inizio, non aveva capito molto, visto che anche le loro stesse diagnosi erano state abbastanza confuse – "Fili elettrici? Chi, al giorno d'oggi, utilizza questa tecnica di tortura?" – ma alla fine, Melissa McCall le aveva raccontato come davvero erano andate le cose, soprattutto sulla base di quello che suo figlio le aveva riferito. Il branco aveva passato in ospedale gran parte dei due pomeriggi: uscivano da scuola, salivano chi sulla moto, chi sulla jeep di Stiles e si precipitavano lì, per tenerle compagnia o passarle gli appunti che prendevano durante le lezioni, perché non volevano che ne perdesse nemmeno una. Derek si era fatto vedere meno: non perché non venisse volentieri, ma perché preferiva non incontrare i genitori di Emma e doversi inventare qualche scusa sul motivo per cui Stiles avesse un cugino messicano. Entrava dalla finestra, in piena notte, quando sapeva che tutti se ne fossero andati e che la ragazza non stesse dormendo, per via dei medicinali somministrati e dei continui rumori fastidiosi che provenivano dai corridoi. Si sdraiava nel letto con lei, anche se stavano stretti, e parlavano fino a che la voce della ragazza si affievoliva e diventava un sussurro quasi incomprensibile. A quel punto, Derek si sedeva sulla poltrona vicino al letto e rimaneva con lei, fino a quando i primi raggi di sole filtravano attraverso i vetri appannati della camera. «Fatto» la voce dell'infermiera la riportò alla realtà. Erano quasi le nove e mezzo di sera e dopo una giornata passata a rincorrere il dottore per poter richiedere il permesso, stava finalmente per essere dimessa e tornare a casa «Devi cambiare la garza almeno una volta al giorno e prendere le pasticche che ti ha prescritto il dottore, capito?» Emma annuì, ma la donna continuò a parlare come se non avesse ripetuto quelle cose almeno un centinaio di volte «Sentirai dolore ancora per un paio di giorni, poi dovrebbe diminuire; se entro la prossima settimana questo non accade, dovrai tornare qui» Annuì di nuovo, accennando un sorriso e finalmente, questa uscì, dirigendosi da un altro paziente. Sospirò, scendendo dal letto e poggiando i piedi a terra: per un momento ebbe la sensazione di star per cadere, ma poi si rese conto che fosse stato un semplice giramento di testa. Si stava infilando la maglietta, quando entrò sua madre. «Tesoro, sei pronta?» le disse, andandole incontro e chinandosi a terra per prenderle le scarpe e passargliele. Non attese risposta e si mosse intorno al letto, afferrando la piccola borsa con il pigiama, lo spazzolino, il dentifricio e lo stretto necessario, e chiudendola con uno scatto «Possiamo andare adesso, papà ci sta aspettando in macchina» Uscirono dalla stanza e si diressero all'ascensore, salendovi sopra. Emma era silenziosa, anzi in quei giorni – ad eccezione dei momenti che aveva passato con Derek, anche se non avevano parlato molto di quello che era successo – non aveva aperto bocca. Era convinta che fosse lo shock, che una volta tornata a casa e ripresa la vita di sempre, tutto sarebbe tornato al proprio posto, ma c'era un piccola parte di lei che sapeva che non sarebbe stato così. Era terrorizzata all'idea di dover vivere la sua vita, tenendo sempre gli occhi aperti e avendo la costante e spaventosa sensazione che qualcosa di brutto sarebbe accaduto prima o poi. Non sapeva se sarebbe riuscita a sopportare una situazione del genere. Quando arrivarono al piano terra, passarono di fronte al pronto soccorso ed incontrarono la madre di Scott. La donna le sorrise incoraggiante, per poi superare il bancone dietro al quale stesse lavorando per dirigersi verso di lei ed abbracciarla. Sua madre rimase sorpresa di fronte a quel gesto, ma fece finta di niente e le oltrepassò, aspettandola sulla soglia dell'entrata. «Vedrai, andrà tutto bene» sussurrò Melissa, guardandola e sorridendo incoraggiante. Emma fece lo stesso e la salutò di nuovo, prima di tornare da sua madre e avviarsi alla macchina, parcheggiata esattamente di fronte all'entrata. Salì, lasciandosi andare contro i sedili posteriori e allacciò la cintura. «Felice di tornare a casa?» chiese suo padre, sprizzando gioia da tutti i pori mentre metteva in moto. «Papà, non sono stata via così tanto» replicò Emma, cercando di forzare un sorriso. Avrebbe voluto dirle che no, non aveva una voglia matta di tornare alla vita di tutti i giorni «Scommetto che in camera, il mio maglione verde è ancora appallottolato sul bordo del letto» Sua madre rise, per poi nascondere la faccia tra le mani «Avrei dovuto metterlo io nell'armadio!» La ragazza e suo padre si guardarono per un attimo sorpresi e poi scoppiarono a ridere.