Black out days

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a/n: prima di lasciarvi alla lettura, vorrei precisare un paio di cose:

1. Le parti in corsivo sono flashbacks
2. Quando tra un paragrafo e l'altro, incontrerete tre trattini (---), significa che tra il paragrafo precedente e quello successivo c'è un salto temporale più lungo di un mese
3. Vi avevo detto che già a partire da questo capitolo, ci sarebbe stato il grande salto temporale, ma in realtà è a partire dal prossimo. In questo, siamo ancora all'interno dell'anno (scolastico) che Emma ha passato a Beacon Hills

E' tutto: ci vediamo alla fine nello spazio autore, buona lettura!

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CAPITOLO DICIOTTO: BLACK OUT DAYS

Aprì gli occhi molto lentamente, sbattendoli di continuo perché colpiti da una luce forte e bianca, puntata esattamente sul suo viso. Si portò una mano sul volto per coprirsi, muovendo la testa a destra e a sinistra per capire dove si trovasse. Aveva lo sguardo appannato, come se tutte le lacrime che non aveva mai pianto in vita sua si fossero bloccate lì, in attesa di scivolare sulle sue guance.
Quando, finalmente, riconobbe gli armadietti pieni di medicinali dell'ambulatorio di Deaton si rese conto di dove fosse: il lettino su cui era disteso era eccessivamente freddo, percepiva il suo corpo più pensante del solito e lento nei movimenti. Provò ad alzarsi, cercando di mettersi seduto, ma una serie di fitte lo colpì, partendo dal bacino e risalendo fino alla testa.
Al ricordo di quelle ferite, si portò immediatamente una mano intorno al collo, percependo sotto i suoi polpastrelli la superficie ruvida della garza con cui era stato medicato.
Intorno a sé, comunque, regnava il silenzio: le uniche cose che riuscisse a sentire erano il ronzio di alcuni macchinari presenti nella stanza e qualche voce soffusa provenire dalla sala d'aspetto.
Rimase seduto ed immobile, mentre tremava di freddo – infatti, si rese conto di indossare soltanto i suoi inconfondibili jeans neri – cercando di ricordare esattamente cosa fosse successo, ma soprattutto quanto tempo fosse passato.
Aggrottò le sopracciglia, chiedendosi chi lo avesse portato lì e cosa ne fosse stato dell'altro branco, ma la domanda che più girovagava senza sosta nella sua mente riguardava Emma ed i suoi amici. Sperava che – oltre a Boyd ed Erica – non ci fossero stati altri feriti o, peggio, altri morti.
Si passò di nuovo una mano sul viso e provò a scendere dal lettino, cercando di mettersi in piedi. Era consapevole di essere ancora molto debole, ma aveva bisogno di risposte e sapeva che non le avrebbe ottenute, rimanendo lì a rimuginare su cose a cui non sapeva dare una spiegazione.
Non appena appoggiò il primo piede sul pavimento ruvido, il suo corpo non riuscì a reggere e finì per cadere rovinosamente a terra. Nella caduta, cercò di aggrapparsi ad un piccolo carrello su cui erano appoggiate siringhe di varie lunghezze, ma non servì a niente.
Si mise di nuovo in piedi, sbuffando sonoramente.
Quando alzò lo sguardo, Deaton era di fronte a lui con un'espressione preoccupata stampata sul volto. Si precipitò al suo fianco, sorreggendolo e lo aiutò a sedersi di nuovo sul lettino.
«Avresti dovuto rimanere fermo e sdraiato» gli disse soltanto.
Il ragazzo roteò gli occhi infastidito e riprese la posizione di partenza.
Il dottore gli gettò un'ultima occhiata per accertarsi che non si muovesse di nuovo ed uscì dalla stanza, per poi tornare qualche secondo dopo con un ago piuttosto grande tra le mani e Stiles, Scott ed Isaac al suo seguito.
I tre ragazzi lo circondarono, tirando finalmente tutti un sospiro di sollievo. Deaton, nel frattempo, si preoccupò di inserire l'ago in una delle siringhe allineate su una mensola e, dopo aver superato i corpi massici dei suoi ospiti, si ritrovò di fronte a quello più pallido, stanco e debole di Derek.
«Brucerà un po'» lo avvertì, prima di pungere la sua pelle.
Il ragazzo strizzò immediatamente gli occhi, mentre un'espressione di dolore si faceva spazio sul suo viso, ed inarcò lievemente la schiena. Dopo qualche secondo, si rilassò contro il lettino e puntò lo sguardo sui membri più fidati del suo branco.
«Cosa è successo? State tutti bene?»
Stiles si portò una mano dietro alla nuca, massaggiandola lentamente «Deucalion ti ha tagliato la gola» iniziò, ricevendo un'occhiataccia da parte di Scott, sicuramente per il poco tatto usato nella scelta delle parole «Ma Emma è riuscita ad ucciderlo, solo che il resto del suo branco è scappato, tuo zio compreso»
«Noi stiamo bene» aggiunse Isaac «Ad eccezione di Boyd ed Erica, che...»
Derek chiuse gli occhi, cercando di eliminare quel pensiero. Poi li riaprì e guardò Deaton «Perché non sono morto?»
Il dottore scrollò le spalle «Bhè, credo che il taglio non sia stato abbastanza profondo da ucciderti, anche se ha creato una ferita che ancora adesso – dopo una settimana – deve rimarginarsi»
«Una settimana?!» esclamò, scattando a sedere e gemendo l'ennesima volta per una fitta alle costole.
«Abbiamo supposto che tu fossi in una specie di coma» parlò Scott «Non eri morto, ma non ti svegliavi»
Il ragazzo si passò una mano sul visto stanco, cercando di mettere in ordine le ultime informazioni ricevute. Era già passata una settimana da quando due dei suoi migliori amici erano stati uccisi, da quando non vedeva tutti gli altri e non parlava con Emma. Nonostante non fosse lì – e quel pensiero lo tormentava più di ogni altra cosa – era fiero di lei. Era davvero contento che quell'incubo si fosse concluso una volta per tutte, proprio grazie a lei. Si rese conto, solo in quel momento, che l'unica cosa che gli avrebbe davvero fatto bene sarebbe stata la sua presenza. Anche solo vederla, scambiare con lei qualche parola o qualche sguardo sarebbe bastato a farlo guarire da quelle orrende ferite, per cui la domanda fu più che lecita e lasciò parlare la sua bocca, senza che se ne accorgesse.
«Emma dov'è?»
Stiles si schiarì la voce e fece un passo verso il lettino su cui adesso stava seduto il ragazzo e guardò i suoi due amici. Deaton terminò di sciacquare la siringa, gettò via l'ago ed uscì dalla stanza, per lasciar loro un po' di privacy e per portare avanti il suo umile lavoro di veterinario: aveva ben due animali che lo stavano aspettando.
Non appena la porta si chiuse alle sue spalle, Derek tornò con lo sguardo sui tre ragazzi, in cerca di una risposta alla domanda che aveva appena posto.
«Emma...» cominciò il diciassettenne «Emma è partita, è andata a trovare sua nonna a Danville, dove viveva prima di trasferirsi qui, ma...»
«Ma?» lo incalzò Derek.
Stiles sospirò, cercando di trovare le parole giuste «Non tornerà, Derek»

The girl who cried wolf | Teen WolfDove le storie prendono vita. Scoprilo ora