a/n: prima di cominciare, vorrei seriamente e profondamente scusarmi per aver fatto così ritardo nel postare il capitolo. Vi avevo avvertito, è vero, ma vi avevo promesso che avrei postato agli inizi di Settembre ed invece siamo già ad Ottobre, perciò perdonatemi.
Spero di comprare un po' del vostro perdono con questo capitolo, perchè - come promesso - sarà veramente intenso e molto probabilmente il 99% di voi vorrà uccidermi, una volta arrivato alla fine. Però, come ho già accennato in precedenza, il lieto fine è assicurato (solo che prima, bisogna soffrire un po')!
Vi lascio al capitolo, ci vediamo alla fine nello spazio autore: buona lettura!
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CAPITOLO DICIASSETTE: THE GIRL WHO CRIED WOLF
Respirò con difficoltà per l'ennesima volta, fissando i palmi aperti delle sue mani, appoggiati sulla superficie ruvida del grande tavolo al centro del loft. Di tanto in tanto, le sue dita erano percorse da una scossa veloce ed istantanea che le faceva tremare per qualche secondo. I suoi capelli erano legati in una coda veloce ed era abbastanza sicura che quel poco trucco che aveva applicato sul viso quella stessa mattina fosse scomparso del tutto.
La luce della luna filtrava tranquilla attraverso i vetri lievemente ingialliti della finestra e ricadeva esattamente sulle sue mani, rendendole molto più biancastre del normale, molto più inquietanti.
Non riusciva a pensare ad altro che a Deucalion e a quello che aveva detto due giorni prima: se non lo avesse sconfitto una volta per tutte, sarebbe stato lui ad ucciderla, esattamente come aveva fatto con i suoi genitori. Dopo dubbi ed incertezze che avevano caratterizzato la sua vita nei giorni precedenti, aveva capito di essere l'unica speranza rimasta al branco. Era lei quella destinata ad ucciderlo, era lei che avrebbe dovuto prendersi la briga di proteggere tutti, facendolo fuori una volta per tutte. Nonostante questo, il pensiero di diventare un'assassina continuava a rincorrerla e tormentava ormai da un bel po' di tempo il suo sonno.
Un movimento alla sua destra la riportò bruscamente alla realtà: sbattè gli occhi più volte, cercando di eliminare quei brutti pensieri che avevano inondato la sua mente e alzò lentamente lo sguardo, rivolgendolo alla persona che le stava vicino.
Malia era in piedi, ferma ed in silenzio, come se aspettasse che l'amica dicesse qualcosa. Emma, però, non disse nulla, troppo impegnata ad ascoltare le voci soffuse di Derek e del resto del branco provenienti da una stanza vicina. Era talmente impegnata nel mantenere la concentrazione e a bada i suoi stessi poteri, che non aveva la minima idea del problema di cui stessero parlando. In quei due giorni, aveva fatto difficoltà a mantenere il controllo, rischiando di scoppiare ogni volta venisse pronunciato il nome di Deucalion, per cui era stato abbastanza complicato pensare ad altro o semplicemente dimenticarsi di lui e di ciò che aveva fatto alla sua famiglia, anche solo per qualche ora.
«Vuoi provare di nuovo?» Malia sussurrò quella frase, preparandosi al peggio. Lei e Derek avevano passato i giorni precedenti ad insegnare meglio ad Emma come controllarsi, ma il risultato non era stato dei migliori. Nonostante la ragazza non avesse perso le speranze e stesse continuando comunque ad aiutare l'amica, aveva capito che l'unica cura per Emma sarebbe stata proprio quella di uccidere Deucalion: avrebbe perso il suo potere e tutto sarebbe tornato alla normalità. Le faceva male vederla così, perché la capiva: lei aveva avuto più tempo per abituarsi alle sue innate capacità sovrannaturali e alla fine, aveva imparato a controllarle, ma si ricordava perfettamente di quanto fosse stato faticoso. Le dispiaceva per Emma e voleva essere ottimista nel pensare che tutto sarebbe andato per il meglio.
«No» rispose l'amica, lentamente. Piegò di nuovo la testa, tornando ad osservare le sue mani e riprese a fare respiri profondi e ritmici con la speranza di calmarsi e di smettere di tremare dalla rabbia «Non voglio tirare troppo la corda, potrei perdere il controllo ed uccidervi tutti in una volta»
Malia annuì, sebbene sapesse che l'amica non la stesse guardando, e rimase in silenzio.
Non si allontanò, però: aveva l'incarico di rimanerle vicino in quanto Derek voleva che qualcuno la controllasse in qualsiasi momento della giornata, specialmente in sua assenza. Nonostante questo, Malia lo avrebbe fatto comunque: Emma era la sua migliore amica, era parte del branco e se fosse stato necessario, sarebbe rimasta con lei per sempre.
«Erica e Boyd non hanno ancora risposto?» la voce di Stiles entrò nella stanza come un uragano. Emma alzò di nuova la testa, staccandosi finalmente dal tavolo, per guardarlo. Il ragazzo le raggiunse in pochi secondi, seguito più lentamente dal resto del branco, su cui aleggiava un'atmosfera abbastanza preoccupata.
«No» rispose, semplicemente, Malia, gettando un'occhiata veloce allo schermo del suo cellulare.
Stiles si voltò verso gli altri «Forse dovremmo iniziare a preoccuparci»
«E se fossero morti?» azzardò Kira.
«Ve l'avrei già fatto sapere» rispose Lydia, fissando un punto preciso nella stanza. Era sicura che fossero vivi e probabilmente era da pazzi pensare alla loro morte. Era anche vero che fossero scomparsi come due fantasmi da ormai un giorno e mezzo – non si erano fatti vedere a scuola, agli allenamenti, non rispondevano al cellulare e nessuno aveva aperto la porta quando Scott e Isaac erano andati a casa loro per controllare cosa stesse effettivamente succedendo – ma era ancora presto e prematuro pensare che fossero morti.
«Lydia ha ragione» intervenne Derek «Ci sarà sicuramente un motivo molto meno serio della morte e non appena li troveremo, ci faremo dare una bella spiegazione»
Il resto del branco annuì e si dimostrò d'accordo, così per qualche minuto la situazione sembrò essere più tranquilla e meno tesa.
Il capobranco si avvicinò velocemente ad Emma, che alzò i suoi occhi azzurri e stanchi su di lui. Accennò un sorriso, come se avesse voluto convincerlo di star bene, ma sapeva che qualsiasi bugia gli avesse detto – verbalmente e non – lui se ne sarebbe comunque accorto.
«Come stai?» chiese lui infine, portandole dietro l'orecchio una ciocca di capelli scappata alla coda.
«Sono stata meglio» rispose la ragazza, con un sorriso tirato.
Derek non aggiunse altro, ma si sentì impotente di fronte a quell'espressione stanca e distrutta. Sapeva che Emma fosse l'unica a poter salvare l'intero branco, ma ogni volta che tentava di trovare una soluzione diversa, le parole di Deucalion gli martellavano in testa e non gli davano modo di fare alcuna cosa. Quell'uomo la voleva morta e lui – seppur si rendesse conto che il bisogno di Emma non fosse quello di essere protetta ma di uccidere – non poteva far altro che pensare ad una soluzione che non implicasse la perdita di nessun componente del branco. L'Alpha era stato chiaro: Emma doveva morire, altrimenti avrebbe ucciso ogni singolo membro del suo gruppo.
Fu in quel momento che la situazione risultò chiara ai suoi occhi. Impallidì immediatamente, facendo un passo indietro e barcollando. La piccola mano di Emma lo afferrò in tempo per un braccio, impedendogli di cadere ed il suo sguardo spaventato e confuso gli fece capire quanto dovesse essere terribilmente preoccupata ed impaurita l'espressione che aleggiava sul proprio volto.
«Derek, che succede?!» esclamò Emma, aiutandolo a sedersi su una sedia.
Il ragazzo si piegò in avanti, nascondendo il viso tra le mani. Quando riportò lo sguardo alla luce, tutto il branco lo stava fissando.
«Perché non c'ho pensato prima?!» esclamò, alzando la voce «Deucalion mi ha dato due giorni di tempo per consegnargli Emma, altrimenti vi avrebbe ucciso uno ad uno»
«E ha deciso di iniziare con Erica e Boyd» Stiles parlò, terminando la frase al posto suo.
«Dobbiamo trovarli, prima che sia troppo tardi» s'intromise Scott «Lydia?»
La rossa ritrovò improvvisamente gli occhi dell'intero branco puntati sulla propria figura. Per qualche secondo, aveva perso il filo del discorso, troppo immersa nella ricerca dei suoi due amici, ma quando gli sguardi preoccupati dei suoi amici fecero capolino nella sua mente, capì immediatamente che cosa dovesse fare e dire.
«Non sono morti» disse, quasi sottovoce, come se stesse ancora riflettendo intensamente, dopo qualche secondo di silenzio «Non ancora, almeno»
Derek distolse lo sguardo e sospirò pesantemente «Dobbiamo cercarli subito!»
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The girl who cried wolf | Teen Wolf
FanfictionDerek Hale x Original Female Character | «Dove hai preso quella collana?» chiese, guardandola dritta negli occhi. «Non lo so... Forse me l'ha data mia madre, prima che morisse» rispose Emma, con incertezza «Ce l'ho sempre avuta» Derek respirò profo...