14. (pt.2)

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-Michael...-

Il ragazzo si girò sentendo il suo nome e vide sulla soglia Luke. Aveva una maglia lunga che gli pendeva sulle spalle magre e un pantalone di tuta troppo grande per lui. Il ciuffo non era tirato in sù, come lo portava di solito a scuola, ma non riusciva a trovare altre parole per descriverlo se non 'bellissimo'. E poi quegli occhi. Dio, sarebbe potuto morire all'istante e non gli sarebbe importato minimamente perchè quell'infinito lo avrebbe accompagnato per sempre. Erano un pò arrossati, come a sottolineare il fatto che, dal momento che aveva saltato la scuola, stesse dormendo. Ed era tenerissimo.

Michael scosse il capo per rinfrescarsi le idee e iniziò a vagare con lo sguardo per tutto il vicinato, cercando una scusa plausibile per la sua presenza lì. Fortunatamente Luke, notando il suo imbarazzo, lo fermò e gli chiese:

-Vuoi entrare?- e Michael non se lo fece ripetere due volte, pensando però che quel giorno troppe persone lo interrompevano mentre balbettava. Non che ne fosse dispiaciuto.

Luke si spostò di poco e chiuse la porta, girando la chiave nella serratura quando Michael entrò. Questo si tolse il cappuccio della felpa che aveva tirato su per coprirsi dalla fredda aria invernale e si guardò intorno. Nel soggiorno c'era un divano, sommerso da vestiti e coperte, difronte al quale era accesa la televisione su una puntata dell'ultima stagione di 'Doctor Who'.

-Pensavo la trasmettessero solo di sera- disse Michael indicando la tv proprio nel momento in cui il Dottore sgranava gli occhi per una nuova rivelazione. Luke sembrò non capire in un primo momento, ma poi sorrise appena e rispose:

-è la replica dell'episodio di ieri-.

Entrambi si guardarono complici e nella stanza si creò una tensione che poteva essere tagliata da un coltello. Fu spezzata improvvisamente da un rumore di piatti in frantumi proveniente dalla stanza affianco, che Michael suppose dovesse essere la cucina. Sul viso del biondo si disegnò una maschera di preoccupazione e poi spinse subito Michael su per le scale, dietro di loro.

-Sali e vai nella prima stanza a destra. Non scendere per nessun motivo, io ti raggiungo tra poco- e sparì nella cucina. Non sapendo cosa fare altrimenti, Michael seguì le istruzioni di Luke e si trovò nel bel mezzo di una discarica, che doveva essere la camera del biondo, a quanto diceva la scritta sulla porta.

Il piumone era stato tirato tutto al limite del letto e aperto sulle lenzuola c'era un cartone della pizza, con ancora qualche pezzo dentro. Probabilmente Luke la stava mangiando prima di scendere ad aprire a Michael. Quindi si avvicinò e ne prese un pezzo, sicuro che nessuno sarebbe morto se lui si fosse sfamato. Con la bocca piena cercò di memorizzare più dettagli possibili della stanza del biondo. La libreria era piena di libri, prevalentemente horror, e di fogli sparsi. La scrivania era quasi invisibile, sotto l'ammasso di quaderni di scuola e di penne o matite, e a prima vista sembrava cosa di poco conto se non fosse per un foglio piegato con cura che in tutto quel disordine spiccava per la sua accuratezza. Michael finì con un ultimo morso il pezzo di pizza e si prese il foglio in mano. Sapeva che era scortese, ma non gli importava molto. Quindi si girò verso la porta e, assicuratosi che fosse chiusa, spiegò il foglio e iniziò a leggere.

Caro Diario,

oggi quando ho visto ciò che aveva scritto sono scoppiato a piangere. Non vorrà più avere a che fare con me, ora che ha scoperto che sono un ragazzo e che sono gay. Lo sapevo che sarei dovuto essere più attento, ma proprio mi è sfuggito. E non ho resistito, gli ho scritto tutte le cose che mi sono venute in mente per farlo sentire in colpa. Probabilmente ho fatto un mucchio di errori di grammatica perchè piangevo mentre scrivevo. Mi sento così male... Non ho voglia di andare a scuola domani, non ho voglia di rivederlo. Penso che resterò a dormire...

Michael lesse tutto d'un fiato e una strana idea gli s'insinuò nella mente. E se Luke fosse... No, aveva bisogno di altre prove prima di giungere a conclusioni affrettate. E le trovò proprio girando lo sguardo: un altro foglio, piegato come quello che aveva in mano, giaceva sul pavimento. Lo raccolse e lo aprì non curandosi di poggiare il primo.

Caro Diario,

oggi è successo una cosa che ancora non riesco a capire. Lo sai, ieri ti avevo raccontato di cosa ha fatto, ma oggi mi ha aspettato davanti la scuola e voleva scusarsi. Io non volevo ascoltarlo perchè sapevo che se l'avessi fatto gli avrei perdonato tutto, tutto. Me ne stavo andando via, ma lui mi ha afferrato e sono caduto su di lui. Penso che sia stato il momento più bello della mia vita: stavo per baciarlo. Mi ha spinto via.

Dice che voglio essere salvato. Dice che mi tiene lontano per i suoi demoni.

L'unica cosa che non sa è che sta diventando un mio, di demone...

Michael finì di leggere e cercò subito altri fogli come quelli, trattenendo il fiato e tirando un leggero urletto quando vide un pezzo di carta piegato sotto la sedia. Lo aprì frettolosamente rischiando anche di romperlo, leggendo quelle parole scritte in una grafia che conosceva bene.

Caro Diario,

penso che mi sto proprio innamorando. Ho ancora salvato sul telefono il numero che mi scrisse qualche giorno fa. E oggi ha scritto che non mi guarderebbe mai con disgusto. Come vorrei che fosse vero.

Papà oggi ha bevuto molto e quando sono tornato da scuola ho trovato il barattolo dove avevo nascosto i soldi vuoto. Ha scaraventato una bottiglia di birra al muro e un pezzo di vetro mi ha colpito al braccio. Lo odio, vorrei solo che sparisse e che questo fosse solo un brutto sogno.

Oggi gli ho scritto qualcosa di simile. Gli ho detto che è dolce. E che mi spezza il cuore. Ma penso proprio che lo amo.

Continuò a cercare altri fogli, ma non si preoccupò nemmeno di leggerli tutti. C'erano frasi che lo catturavano come 'oggi ho firmato per la prima volta con l'iniziale del mio nome e sono così emozionato...' oppure 'gli ho detto che non siamo in una favola, ma lui mi ha chiamato Cindarella. Mi ha lasciato anche il suo numero. Già lo ricordo a memoria, ma non gli invierò niente, non ne ho il coraggio'.

Ma la conferma a tutto ciò gli arrivò con il foglio che trovò nel mezzo di un libro sul comodino. Lo aprì e per l'ennesima volta si sorprese di vedere come quella grafia gli fosse famigliare.

Caro Diario,

ieri ho comprato un quaderno nero. Mi piaceva perchè era completamente nero, non lo so ben spiegare, ma sento che ha qualcosa di speciale. Si, lo so, è una cosa abbastanza stupida. Comunque ieri l'avevo messo sotto un banco e solo poche ore fa ho realizzato che è il banco dove lui si siede sempre. All'ultima ora sono tornato in classe per prenderlo, però quando l'ho aperto ho trovato una scritta. Una sua scritta. Mi ha detto di resistere. Capisci? Lui mi ha scritto!

Penso che gli risponderò, ma non credo che lui farà altrettanto. Domani lo vado a riprendere, sai, è bello sperare in qualcosa a volte...

Black notebook||MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora