18. (pt.1)

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Il solito vento fresco mattutino, il solito muretto contro cui si poggiava, la solita sigaretta tra le labbra. E il solito ciuffo biondo che cercava tra la folla. Quel giorno si era alzato prima del solito con la speranza di poter trascorrere qualche minuto in più in compagnia di Luke, ma sembrava proprio che non sarebbe stato così. Infatti la campanella era appena suonata, ma del biondo ancora nessuna traccia.

Un filo di ansia traspariva dall'espressione di Michael, che ormai aveva gettato la sigaretta a terra e stava ritto in piedi scrutando la folla. Aveva perso la sua aria disinteressata e i suoi occhi scattavano di qua e di là. Troppo assorto nei suoi pensieri Michael trasalì quando qualcuno gli poggiò una mano sulla spalla.

-Hey amico calma! Chi stai cercando?-. A parlare era stato un ragazzo poco più basso del moro, con i capelli biondi coperti da una bandana rossa che lasciava che qualche ciuffo ribelle fosse accarezzato dal vento e degli occhi di un celeste scuro. Erano diversi da quelli di Luke, più bui, più oscuri.

-Hey Ashton. Sto... Niente, vai che la campanella è suonata- disse sbrigativo Michael distogliendo lo sguardo.

-Tutto bene?- provò un altro approccio il biondo, notando che il suo amico non sembrava intenzionato a seguirlo all'interno della scuola.

-Alla grande- lo liquidò con un gesto che spinse Ashton a proseguire il suo cammino verso il portone della scuola.

Michael si girò per l'ennesima volta verso l'incrocio dal quale Luke sbucava ogni mattina e finalmente i suoi occhi si riempirono di gioia: proprio in quell'istante un ciuffo biondo nascosto per metà da un cappellino nero aveva fatto la sua comparsa precedendo di gran lunga la figura di un ragazzo alto e molto simile a Luke. Era Luke.

Però subito lo sguardo del moro s'incupì. Notò la testa bassa del ragazzo che stava camminando verso l'edificio, aveva notato la schiena ricurva, come se il peso dei suoi pensieri gli gravasse addosso, aveva notato che zoppicava appena e cercava di nasconderlo portando lo zaino su una sola spalla. Non aspettò altro tempo e lo raggiunse.

-Luke cos'hai? Ti ho aspettato qui fuori per tutto questo tempo e...- e la sua frase rimase in sospeso nell'aria attorno a loro quando Luke alzò il viso. Sotto i suoi bellissimi occhi celesti si stendeva una grande macchia violacea. Dopo una fugace occhiata il biondo lo superò con una spallata.

-Aspetta Luke! Io...- iniziò Michael afferrandolo da una spalla per fermarlo, ma il ragazzo si girò e fissò i suoi occhi in quelli del moro. E questi capì. Non servirono parole, non servirono spiegazioni perchè si erano già detti tutto ciò che c'era bisogno di sapere con un solo sguardo.

Era come il loro piccolo potere magico: riuscivano a capirsi soltanto incrociando i loro occhi, incatenando il celeste cristallino con il blu profondo.

E l'abbracciò. Lo tirò semplicemente a sè e lo strinse forte, sperando che lui sentisse quanto il suo cuore stesse battendo velocemente. Si aggrapparono l'uno alle imperfezioni dell'altro e riuscirono a restare a galla.

Forse anche quello era un potere magico, il potere di riuscire a sopravvivere soltanto se l'altro tenesse in superficie i propri difetti, per amarli ancora più dei pregi.

Black notebook||MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora