41.

60 10 0
                                    

vi consiglio Yellow-Coldplay ;)

Era seduto accanto al letto già da qualche minuto, dopo che era tornato dal bar, quando sentì la porta dietro di sè aprirsi. Quando alzò lo sguardo incrociò gli occhi color del mare che come un'onda durante la tempesta lo travolsero e gli impedirono di formulare qualcosa da dire, quindi si alzò di scatto con un solo nome sulle labbra:

"Luke".

Si alzò dalla sedia sulla quale aveva trascorso la notte e non fece in tempo a pronunciare una sillaba che il biondo gli si fiondò contro, abbracciandolo stretto, come se avesse paura che non fosse reale. Dopotutto, non si presentò nemmeno la necessità di parole perchè stretti uno nelle braccia dell'altro si capirono, condivisero il dolore e si sostennero a vicenda. Michael nascose la faccia tra l'incavo del collo, respirando piano il profumo del suo ragazzo. Era così buono e così dolce che gli riportò alla mente il ricordo sfocato di mani calde e baci soffici. Come quello che arrivò subito dopo, le loro labbra si sfiorarono e tutto sparì, non esisteva altro che quel sentimento a cui non riuscivano a dare un nome.

Passò del tempo, nessuno se ne accorse, poi si staccarono ma Michael aveva ancora le braccia attorno al corpo minuto di Luke, racchiudendolo in un abbraccio. Lui gli sorrise, però gli occhi gli divennero lucidi e abbassò lo sguardo. Michael portò due dita sotto il mento del biondo alzandogli il viso:

"Lukey, andrà tutto bene. Ora che siamo insieme andrà tutto bene" disse e lo strinse ancora. Mentre muoveva la mano lungo tutta la schiena del ragazzo per calmarlo posò gli occhi sull'occupante del letto pensando che no, nulla stava andando bene.

"Michael, c'è un'altra cosa che..." iniziò Luke parlando con voce attutita, avendo il viso nascosto nel loro abbraccio, però il singhiozzo che ne uscì fu udibile e inconfondibile. Michael si scostò appena per leggere nei suoi occhi, bloccandosi di colpo e sentendo la rabbia crescergli dentro alla vista dell'uomo, in piedi, poggiato contro lo stipite della porta.

"Tu..." disse solo, con una scintilla di fuoco a illuminare il suo sguardo furioso, mentre si allontanava da Luke per avvicinarsi con passo pesante all'uomo che lo guardò di rimando, intenzionato a non muoversi. 

Evidentemente l'ira gli offuscò i sensi perchè la voce del biondo che lo pregava di ascoltarlo gli arrivò attutita prima che il suo pugno entrò in collisione con il naso del padre di Luke. Questo incassò il colpo, portandosi istintivamente una mano sul punto dolente, che aveva provocato una fitta anche alle nocche di Michael e imprecando qualcosa di incomprensibile.

Solo in quel momento il tinto si accorse che Luke era avanzato e si stava accertando che il rossore, che andava trasformandosi in viola, non fosse tanto grave. Non capiva cosa stesse accadendo, perchè Luke era così premuroso con quel viscido verme? Fino a poche settimane prima gli avrebbe certamente trapassato il collo con un coltello e ne avrebbe leccato via il sangue.

"Luke, potresti... potresti spiegarmi?" chiese titubante, guardando con astio Clarke, il quale stava sicuramente uccidendolo nella proprio testa, non potendolo fare davvero. Il biondo si girò a guardarlo e sospirò, come se fosse combattuto se dire qualcosa, svelare l'arcano mistero, ma poi sembrò che la parte più razionale di lui avesse la meglio, così si limitò a scuotere il capo e a dire:

"Dopo, ora abbiamo questioni più importanti", fece cenno con la testa al ragazzo pieno di tubicini, costretto sul quel bianchissimo e fottutissimo letto. Tutti e tre stettero per alcuni secondi in silenzio, solo guardando Calum, quasi che si aspettassero di vederlo alzarsi in piedi, sorridere e rassicurare tutti che era stato solo uno scherzo di cattivo gusto. Ma non successe nulla, e tutti ebbero quella strana sensazione alla bocca dello stomaco che tutto ciò non sarebbe mai accaduto, ma nessuno parlò. Michael prese cercò la mano di Luke e l'afferrò stretto, sostenendosi, aveva paura che sarebbe potuto cadere all'improvviso.

"Ho... ho già chiamato i genitori, stanno arrivando" disse Luke, schiarendosi la gola. Poi si girò verso il ragazzo che ancora sperava di un risveglio improvviso di Calum e notò le occhiaie appena accennate a incorniciarli il viso quel giorno troppo pallido. Era certo che non aveva dormito quella notte, magari non aveva nemmeno mangiato.

"Mike, vuoi andare a prendere qualcosa di caldo? Può restare mio padre qui" e un accenno di orgoglio imporporò le guance del biondo quando nominò l'uomo che qualche ora prima aveva afferrato con entrambe le mani il ruolo che la natura gli aveva donato tanti anni prima.

Michael gli lanciò un'occhiata obliqua, gli passò un braccio sulle spalle e gli raccontò del bar, dicendo di aver avuto anche una strana pseudo conversazione con un giovane con il naso rotto, il quale gli aveva dimostrato che al mondo c'è gente sofferente, ci sono dolori che lui non ha nemmeno sfiorato in tutta la sua vita e, azione estremamente egoistica ma autopreservante, si era sentito un pochino meglio.

Luke rise appena e Michael si perse in quel suono cristallino che decretò come 'miglior suono esistente in miliardi di anni'. Paragonabile magari solo ai suoi gemiti, ma non erano cose da pensare al momento, si disse scuotendo il capo.

"Tutto bene Mike?" indagò sospetto Luke.

"Alla grande, andiamo a prendere un caffè corretto con altra caffeina?" chiese con un mezzo sorriso, sperando in un si, che non si fece attendere.

Dopo aver salutato il padre, cosa che ancora turbava Michael, si incamminarono verso l'ascensore, passando davanti le porte aperte del corridoio. Alcune erano chiuse, celando all'interno chissà quale tragedia, altre erano aperte, mostrando parenti che si abbracciavano, sorrisi di pietà e talvolta anche qualche lacrima che sfuggiva al controllo ferreo che le persone si imponevano appena mettevano piede in quel reparto.

Con la testa persa tra i suoi pensieri vide una donna correre verso la loro direzione, con il cappotto costoso aperto, i capelli arruffati  e gli occhi arrossati, nei quali Michael poteva vedere riflesso il suo stesso dolore.

"Lucas" chiamò la donna quando fu abbastanza vicino alla coppia. Il biondo alzò lo sguardo e subito, come un atto involontario, gli occhi gli divennero lucidi.

"Signora Hood" disse solo prima di abbracciarla forte, e sembrò proprio che quella fosse l'unica reazione che la donna si aspettasse perchè lo strinse a sè, proteggendolo dal mondo crudele che gli voleva togliere un fratello. Il legame che univa Luke a Calum non si basava su qualcosa di così banale e accidentale come il sangue, no, aveva fondamenta più profonde, poggiava i piedi su una scelta, quella di aiutarsi e guardarsi le spalle a vicenda, quella di esserci sempre, in qualsiasi modo, in qualsiasi occasione. Erano fratelli per scelta, non per qualcosa di casuale, un gioco della natura. E la donna che stava abbracciando lo sapeva bene.

Michael era lì, leggermente imbarazzato, distolse lo sguardo, avendo la sensazione che fosse una cosa troppo intima per occhi che non avevano mai provato la calda e rassicurazione di una mamma pronta a difenderti.

"Lucas, come è stato possibile? Oh Lucas... e se non ce la facesse? Non potrei più vivere" disse tra le lacrime la donna, ancora aggrappata alle spalle di Luke. Era strano da vedere, pensò Michael, una donna che si ancorava al suo ultimo porto, un figlio non suo, così fragile nel mare di dolore col il quale la vita l'aveva travolta, ma era sicuro che era confortante, molto.

"Oh Joy, non lo dire, non dire così, sai di chi stai parlando! é Calum, lui ce la fa sempre, lui ce la fa sempre, lui ce la fa sempre..." continuava a ripetere Luke a ritmo con le carezze sulla schiena. La donna, Joy, sospirò e lasciò andare il ragazzo che la guardò negli occhi, come per infonderle sicurezza, e sembrò riuscirci, infatti Joy sorrise appena un ringraziamento. Disse che David, deve essere il padre di Calum, pensò Michael, stava arrivando, avendo dovuto prendere i fratelli che erano a scuola. Luke le indicò la stanza e dopo qualche altro abbraccio contornato di lacrime Joy fissò gli occhi su di lui, che si mosse a disagio sul posto. Micahel capì in quel momento cosa provavano nei film gli sfortunati che dovevano conoscere i genitori del fidanzato, terrorizzato dallo sguardo che la donna gli rivolse come promessa di pene interminabili se solo avesse fatto soffrire il suo Luke.

Michael annuì una sola volta, a dimostrazione del messaggio recepito, allora la donna li superò e loro proseguirono verso il caffè caldo che gli attendeva al bar. Ciò che loro non sapevano era che insieme al caffè, inconsciamente, c'era anche qualcun altro ad aspettarli.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 19, 2016 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Black notebook||MukeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora