3.Non ci pensò più una seconda volta.

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Camilla Giuliani

10:30

Camilla trovò una posizione sulla sedia in modo da poter guardare attentamente l'orizzonte e raccogliere i propri pensieri. Non si sarebbe fatta coinvolgere da quell'uomo una seconda volta.
Il cielo quel giorno di primavera era sereno, e le metteva allegria. Non l'avrebbe fatto diventare grigio con l'aura del suo passato.
Camilla attenuò la sua preoccupazione. Uscì dal suo ufficio per una pausa, salutando i suo collaboratori e giornalisti.
Scese con l'ascensore. Nonostante fossero passati circa dieci minuti da quando Mattia era entrato lì, il suo profumo era ancora intrappolato in quel piccolo spazio. Questo mise subito a disagio Camilla, che cercò di non respirare per tutta la durata della discesa in ascensore.

Decise di fermarsi alla caffetteria di fronte al suo ufficio.
All'entrata un dolce profumo di cornetti, ciambelle, torte e dolci di ogni tipo le fecero dimenticare il profumo di Mattia che non voleva abbandonare i suoi sensi.

La caffetteria era una stanza elegante con grandi finestre che affacciavano sulla strada, oltre la quale si trovava la sede di RIMA . Le pareti rosse emanavano calore e accoglienza. I tavoli erano di legno nero, e le sedute erano dei deliziosi divanetti con i cuscini bianchi.
Un giovane uomo dirigeva il bancone, ma la proprietaria era un'anziana signora con magnifiche mani che preparavano deliziose brioche e torte.
Il bar era pressoché pieno, ma Camilla adocchiò subito un tavolo a due posti accanto alla finestra. Andò immediatamente ad occuparlo con il suo cappotto di pelle nero di Armani e si precipitò al bancone.
Ordinò un caffè con nutella e una torta con panna cotta e cioccolato, sforando la dieta. In quel momento ne sentiva il bisogno. L'importante era poi recuperare con il dovuto esercizio fisico.
Prese il tablet e iniziò a scorrere le notizie, aspettando il suo ordine.

Mattia Scaglioli

"Allora sei sicuro di non voler tornare con me?" Bravi sapeva cosa avrebbe fatto Mattia, e non sarebbe stata una mossa astuta. Doveva restare concentrato.
"No, torno in metro. Buon pranzo, ci vediamo pomeriggio in ufficio" la sua mente vagava. Non aspettò la risposta del suo collega e si incamminò verso la fermata della metropolitana. Arrivato in procinto delle scale le osservò. Una donna stava salendo con una valigia. Era rossa in viso e sembrava molto stanca.
"Posso aiutarla?" la donna guardò Mattia qualche scalino più in alto.
Sorridendo rispose "Se va di fretta non si preoccupi". Ma Mattia non andava affatto di fretta. Lui, anzi, non voleva raggiungere casa, non voleva tornare in ufficio. Non voleva continuare la sua vita come se l'incontro di quella mattina non lo avesse per nulla turbato.
Mattia sfoggiò un sorriso comprensivo e le prese la valigia.
"Grazie mille, è stato gentilissimo" e la donna si allontanò.
Scaglioli si ritrovò esattamente sul punto di prima, sopra le scale. Decise che questa volta non ci avrebbe pensato due volte. Si girò e si avviò verso l'ufficio di Camilla.
Una volta lì, ci pensò una seconda volta. Cosa le avrebbe detto? Cosa poteva raccontarle? Cosa avrebbe ricordato del suo passato? Passò una mano sulla barba. Si girò per tornare a casa, come avrebbe dovuto fare già da una mezz'ora ormai.

Ma la vide.

Seduta all'angolo della caffetteria.

Sorrideva, leggendo qualcosa sul suo iPad.

Stava portando alle labbra la tazza con il caffè,
e Mattia in quel momento pensò che non ci fosse nulla di più perfetto e delicato di quel gesto.

Non ci pensò più una seconda volta.

Camilla Giuliani

La porta del locale si aprì, ma Camilla non ci diede peso. Stava leggendo un fantastico articolo di gossip su La Repubblica.
Aveva già letto tutti gli articoli politici e le notizie. Una pagina che proprio non sopportava era quella dello sport. Probabilmente questo, pensava sempre lei, farà di me lo stereotipo tipico della donna.
Ma non le interessava affatto. Era occupata ad amare ciò che amava davvero, e non ciò che gli altri volevano che amasse.

"Salve" Camilla aggrottò la fronte e alzò il viso verso chi la chiamò.
Un secondo spasmo interiore quella mattina le divorò gli organi.
"Signor Scaglioli" voleva continuare a recitare quella parte.
"Come mai è ancora da queste parti? Sbaglio o il suo ufficio è nei pressi dei Navigli?" inspirò profondamente, cercando di evitare il contatto con quegli occhi.
Abbassò ancora lo sguardo, scrutando la tazza ormai vuota del suo caffè.
"Posso sedermi con lei?" Camilla annuì semplicemente, non sapendo come rifiutare.

"Mi guardi"

Mattia era di fronte a lei, dopo circa undici anni, e le stava chiedendo di guardarlo, per leggere ancora una volta la sua anima.

Camilla, forza, guardalo. Mostragli che riesci ad essere fredda e impassibile.

Chiuse gli occhi e lo guardò. I tratti del suo viso erano leggermente più spigolosi rispetto a quando aveva sedici anni. I suoi capelli mori esaltavano gli occhi cerulei. Era sicuramente cresciuto bene. L'ultima volta che lo vide quegli occhi erano incavati e rossi, spenti.

Ora, invece, Camilla non lo riconosceva più, e questo era sicuramente un vantaggio.

Non escludermiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora