La luce entrava splendente nell'ufficio spazioso di Camilla. La mattina primaverile era fresca e frizzante.
"No, farò il possibile per chiudere questa faccenda" il tono della ragazza era basso ma agitato.
Aveva 26 anni, si era laureata non da molto ed era già la redattrice della Rivista Italiana di Moda e Attualità (RIMA); viveva in un appartamento non molto lontano dal centro di Milano; parecipava ad ogni evento sociale e frequentava le persone dell'élite milanese. Aveva, all'apparenza, una vita perfetta.
"Signora, l'imprenditore é arrivato"
Cazzo, pensò Camilla.
Doveva cercare di essere cordiale, doveva tenere duro per il suo giornale, per i lettori, per il suo team.
Uscí dall'ufficio e si recò nell'atrio. Su una poltrona grigia di pelle un uomo sulla quarantina la osservò maliziosamente. Era lui, l'uomo che voleva rovinarla.
"Buonasera, signora Giuliani" signorina, pensò Camilla sentendo un leggero pizzico di offesa.
"Io sono Leonardo Bravi, é un vero piacere conoscerla" quale piacere, pensò ancora Camilla raffinatamente.
"Piacere, prego si accomodi nel mio ufficio" avrebbe dovuto escogitare qualche vendetta per quell'affronto, ma non lo fece ed ora cercava di elaborare mentalmente un discorso efficace.
L'uomo alto, brizzolato, con occhi color cioccolato, entrò curioso nell'ufficio di Camilla. Presto sarebbe cambiato tutto, a suo parere. Quella stanza sarebbe diventata meno luminosa grazie alle future pareti color fumo.
Prese posto di fronte alla scrivania. La "signora" Giuliani si posizionò affianco a lui appoggiata alla scrivania, come per far intendere il suo dominio in quella stanza.
"Dovremmo aspettare ancora qualche minuto, il mio collega é in ritardo" questa frase urtò ancor di piú Camilla, che sfoggiò un'espressione di disaccordo.
"Signore, mi comprenda, sono molto occupata. Inizi lei, quando e se il suo collega arriverà si inserirà, immagino, senza problemi nella discussione" cercò di essere il più comprensiva possibile, ma non le riuscì molto bene e Bravi se ne accorse.
"Va bene, cominciamo" Camilla si rilassò e sfoggiò il miglior sorriso che riuscì a mostrare.
"Ho quí il contratto e qualche offerta extra" subito al punto, senza giri di parole. Su "offerta extra" la redattrice notò un cambio di tono, più complice.
"Perché vuole questo palazzo?" replicò immediatamente Camilla senza neanche guardare il contratto.
"Per investire in un buon affare, signorina" ah ora mi chiama signorina, pensò Camilla.
"Ha mai amato, signor Bravi?" l'imprenditore restò sorpreso da questa domanda.
"Sí" le rispose garbatamente.
"Immagino lei abbia famiglia" Bravi iniziò a pensare ad un possibile ricatto nonostante il dolce faccino della donna di fronte a lui. E pensò alla moglie e ai suoi due gemelli. Annuí.
"Quindi mi capirà quando le dico che io amo il mio lavoro e che le persone che son qui sono la mia famiglia, giusto?" tutto qui? pensò l'imprenditore. Sorrise.
"Sì, comprendo. Io non le chiedo di chiudere i battenti, solo di spostarvi" che faccia tosta, pensò Camilla, che mostrò il suo disappunto corrugando la fronte e alzando le sopracciglia. Si avvicinò al muro di fronte a lei e lo toccò. Sorrise.
"Questi muri hanno conosciuto il successo, signor Bravi. Questi muri hanno assistito a premi vinti, a migliaia e migliaia di copie vendute, a un redattore dopo l'altro e io non intendo cederli" lo osservò voltandosi con uno sguardo di sfida e lui lo sostenne.
La porta dell'ufficio di fianco a Camilla si aprí all'improvviso, lasciando la donna interdetta.
"Mi lasci stare" urlò un uomo liberandosi dalla presa di un esile impiegato.
"La devo annunciare!" ribatté l'ometto elegante che scompariva di fronte alla figura con cui si stava confrontando.
"Mi annuncio da solo" Camilla annuí al suo impiegato e lui si chinò in segno di scuse prima di uscire dall'ufficio.
L'uomo ancora di spalle di fronte a lei si sistemò la cravatta, si schiarì la voce e poi si girò di 180 gradi.
"Molto piacere signorina, il mio nome é Mattia Scaglioli".
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Non escludermi
Romansa"-Piacere, Camilla Giuliani- guardò la mano tesa di quell'uomo e gliela strinse, senza concentrarsi volontariamente su quel contatto. Non cercò il suo sguardo, non voleva assolutamente guardarlo e trovare gli stessi occhi che 11 anni prima incasinar...