"Leo te lo giuro che quel naso te lo faccio sanguinare"
Il quattordicenne rise sentendo la frase pronunciata da Camilla. Non la conosceva da molto, ma lei era sempre molto protettiva nei suoi confronti, e questa cosa da un lato lo eccitava e dall'altro lo innervosiva.
Leo si pulì il naso sul quale aveva ancora qualche traccia di coca, tirò su un'altra volta e poi fece qualche passo indietro, allontanandosi dalla sua amica.
Mattia, qualche metro più in là, stava osservando la scena e non si spiegava perché Camilla fosse così insistente. Leo sapeva quel che faceva, conosceva i rischi e i benefici della droga che lasciava scorrere nel suo sangue.
"Cam smettila, Leo ormai è un giovane uomo, deve crescere"
"Questo per te sarebbe crescere? E immagino che tu lo stia aiutando vero? Buttandolo nella stessa merda in cui hai buttato me, mi fai schifo" probabilmente quella fu la prima volta che la biondina senza carattere riuscì ad esprimere perfettamente la sua delusione nei confronti del suo ragazzo ribelle.Camilla Giuliani
"Quindi il tuo lavoro consiste nel rovinare le carriere altrui, costruire edifici su beni naturali e cose così" Camilla lanciò questo genere di frecciatine per tutta la cena con Mattia in un bellissimo ristorante milanese che non dava di certo l'aria di essere molto economico.
Camilla aveva davanti a se un bicchiere di vino bianco, dolce e delicato. Lo sorseggiava con cura e attenzione. Mattia invece bevve dell'acqua naturale tutta la sera.
"Il mio lavoro consiste nella costruzione di immobili comuni, ristrutturazione e innovazione" replicò l'uomo alzando il sopracciglio e insieme il bicchiere, prima di portarlo alle labbra.
Davanti a loro il secondo di pesce arrosto con limone e salsa speciale li fece rimanere in silenzio per qualche minuto, intenti nel gustare quella prelibatezza.
Camilla si pulì la bocca e guardò fuori dalla vetrata che li affiancava. Erano all'ottavo piano di un palazzo milanese, situato nei pressi dell'ufficio di Mattia nella zona dei Navigli, e dal quale le luci della città della moda sembravano più dinamiche che mai, e il Duomo tagliava imponente il cielo scuro, mostrandosi in tutto il suo splendore."Amo Milano" Camilla sorrise alle vette del Duomo e ricordò non solo le serate nei locali rinomati con le amiche, dove le capitò di conoscere un uomo e trovarselo il giorno dopo nel suo letto nudo, ma anche le giornate passate nei parchi e alle mostre di quadri e sculture con Patrick, i concerti all'Alcatraz quando era più giovane tra fumo e alcool. E poi ricordò i suoi vecchi amici.
"Hai più sentito nessuno?" le parve che Mattia se l'aspettasse questa domanda, perché non mostrò quasi alcuna emozione.
"Luca"
"Come sta?" gli chiese Camilla mangiando l'ultimo boccone di pesce.
"Ora non ne ho idea, ma sono andato a trovarlo in carcere un paio di anni fa" Camilla quasi si strozzò.
"In carcere?"
"Rapina a mano armata, in una banca" Mattia si portò una mano alla bocca e la passò sulla barba.
"Non è colpa tua" Camilla lo vide in difficoltà. Pensava davvero che il giovane imprenditore non fosse responsabile per Luca. "Ascolta, lui è grande e vaccinato e ha fatto le sue scelte"
"Si, lo so"
"Francesca non l'ho più sentita, ma so che ora fa la modella per una linea di moda, è davvero magrissima" Camilla era sempre stata un po invidiosa del fisico della sua ex amica, ma ultimamente l'aveva vista su un giornale locale e non provò più quella sensazione, ma quasi pena.
Camilla osservò il bicchiere di Mattia, e si rese conto che non era più lo stesso.
Mattia Scaglioli
"Da quanto sei pulito?" Mattia sorrise, notando l'espressione della sua interlocutrice, che sembrava quasi in imbarazzo nel porgli quella domanda.
"9 anni, qualche mese fa" e aprì la giacca grigia che indossava. La donna vide una serie di spille in linea, ognuna di un colore diverso.
"Deve essere dura" Camilla tornò a guardare il suo bicchiere con il vino, poi lo prese e buttò il contenuto nella terra della pianta grassa dietro di lei, assicurandosi che nessuno la stesse guardando.
"Non devi farlo, sto bene" Mattia rise guardando quella scena. Era sempre la stessa Camilla, colei che si preoccupava più degli alti che di se stessa, anche se voleva mostrare solo la parte più dura del suo carattere.
"Voglio farlo"
Mattia come risposta le sorrise in segno di gratitudine.
"A volte è dura. Andare ad una cena, una serata tra amici, in un bar, e ordinare solo acqua, cocktail analcolici, un Crodino o una limonata, mentre tutti davanti ai tuoi occhi possono decidere della loro vita. Però mi ripeto sempre che la colpa è mia, e di nessun altro. Camilla, mi dispiace davvero tanto" Camilla lo fermò alzando la mano e sospirò, mordendosi il labbro, come la prima volta che lo rivide il giorno prima nel suo ufficio. Mattia lo notò subito.
"Mat, mi dispiace di averti incolpato"
"No, a me dispiace averti rovinato la vita"
"Scaglioli, guardami. Davvero credi che la mia vita ora faccia così schifo?" ci fu un attimo di riflessione. No, non credeva che la vita di Camilla fosse ormai rovinata, ma lui sapeva di tutto il dolore che le aveva causato, e sapeva che era impossibile che ciò non avesse influenzato la sua visione, il suo modo di essere.
Stava per rispondere quando il suo iPhone si illuminò sul tavolo per una chiamata.
Sullo schermo apparve la parola Hilary ."Porca put" Mattia si bloccò in tempo. Alzò lo sguardo e vide Camilla perplessa.
"Tranquillo, rispondi" vedendo il suo sorriso i nervi dell'uomo si distesero.
"Le manderò un messaggio"
"È la tua.."
"È mia moglie"
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Non escludermi
Romance"-Piacere, Camilla Giuliani- guardò la mano tesa di quell'uomo e gliela strinse, senza concentrarsi volontariamente su quel contatto. Non cercò il suo sguardo, non voleva assolutamente guardarlo e trovare gli stessi occhi che 11 anni prima incasinar...