12. Bianco o nero

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Camilla Giuliani


Camminando al fianco dei suoi vecchi amici Camilla sentì l'ansia crescere. Una strana sensazione di disgusto si fece largo nel suo stomaco, ricordando ancora una volta una delle scene più macabre della sua vita, ma non la peggiore.



"Leo, tutto andrà bene"

Il quattordicenne, ormai stremato dai conati e dalle convulsioni, era raggomitolato su se stesso tremolante. In casa, oltre a Mattia, Camilla, Luca, Francesca e Leo non c'era nessun altro.

La stanza di Mattia era ormai sudicia e l'odore acre del vomito provocava ai presenti un'improssiva sensazione di acido gastrico in bocca. La stanza era illuminata solo da un abat-jour con luce gialla da comodino. Il letto da una piazza e mezza su cui era disteso inerme Leo occupava quasi tutta la stanza. Le lenzuola di cotone stropicciate erano ormai impregnate del sudore del ragazzo.

"Datemi una dose vi prego" il ragazzino disteso sul letto alternava momenti di pianto ad altri di irritabilità, sempre in preda agli spasmi.

"Ne devi uscire. Un giorno di astinenza dall'eroina ti farà bene" disse Mattia, seduto sulla sedia della scrivania intento a sciogliere del fumo.

"Lo devi fare proprio quì?" gli chiese Camilla fulminandolo mentre accarezzava i capelli di Leo.

"Qualche tiro di hashish lo farà sentire meglio" disse, chiudendo accuratamente e velocemente lo spinello. Lo accese, e l'odore forte del fumo si mischiò immediatamente a quello del vomito e dell'alcool che Leo aveva bevuto per combattere l'astinenza. Si alzò e passò lo spinello al ragazzino che, fremendo per la voglia di droga insaziabile, fece due profondi tiri, prima di consegnarla nuovamente al sedicenne riccio. Le convulsioni si calmarono leggermente per il piacere, ma poco dopo il suo corpo cominciò di nuovo a muoversi spontaneamente.

Camilla vide negli occhi del quasi quindicenne che la fissavano delle lacrime amare, unite ad un'espressione di dolore e sofferenza. Lo vide inarcare la schiena e gonfiare il petto. La ragazza si spostò velocemente dal suo fianco poco prima che vomitasse proprio dove era lei.

"Che schifo cazzo" Luca si voltò, mentre Mattia restò impassibile. Camilla, invece, si sentiva esausta. Era stanca di quella vita, stanca di vederlo stare così, stanca di sapere che infondo la colpa era solo loro.

"Io non riesco più a star qui" Francesca uscì correndo dalla stanza con le lacrime agli occhi e scomparve nel buio del pianerottolo di casa Scaglioli.

"Mat, vai a prendere dei fazzoletti, un secchio con acqua e detersivo e uno straccio per favore" disse Camilla con voce insofferente. Guardò l'orologio. 2:10. Erano ormai parecchie ore che Leo non assumeva più eroina, e la ragazza iniziò a domandarsi quando quella tortura sarebbe finita.

Pulì tutto il pavimento di legno della stanza. Leo si era calmato e gli spasmi cessarono. Era ormai assopito e stremato. Camilla scoppiò in lacrime sul ciglio della porta una volta lasciato lo straccio nel secchio. Mostrare la sua forza per aiutare il ragazzo l'aveva portata ad una profonda tristezza e debolezza. La vista le si offuscò e sentì le gambe cedere. I polpacci erano in fiamme. Si sentiva morire dentro.

Non escludermiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora