6. "E' severamente vietato attraversare i binari"

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Camilla Giuliani

"Signor Bravi,cosa posso fare per lei?"
"Signora Giuliani, non prendiamoci in giro, sa perfettamente cosa sta accadendo"
Camilla alzò un sopracciglio cercando di capire di cosa stesse parlando.
"Io e il signor Scaglioli ci conosciamo da molto tempo ma ciò non influenzerà il mio giudizio. Se mi permette, vorrei ricordarle che io non ho intenzione di trattare per vendere il palazzo, a prescindere dalla presenza di entrambi gli imprenditori o solo sua" su questo Camilla era assolutamente irremovibile.
La verità era che lei non aveva solo paura di perdere il palazzo. Il suo passato non era noto, poiché non c'era mai stato nessun documento ufficiale che lo descrivesse o che l'avrebbe potuta mettere in difficoltà. La sua preoccupazione era dunque anche per la sua intera carriera, costruita su una vita come un palazzo lego, pezzo su pezzo. Mattia fu il primo a tirare un calcio a quei lego, a buttar giù tutto.
Camilla si era fatta trascinare da lui, dai suoi amici, dall'odio verso la società della quale ora lei apparteneva totalmente, così come Mattia.
Ma non poteva incolpare solo lui per questo. Ogni giorno ripensava al suo miserabile carattere debole di allora, e a quanto fosse stata stupida nel pensare che l'amore che provava per Mattia l'avrebbe fatta vivere per sempre.
"Mi permetta di essere il più chiaro possibile: le conviene non influenzare il signor Scaglioli, la carriera di quell'uomo è a rischio per colpa sua. Stia lontana da lui"

"Ma come si permette di venire nel mio ufficio per dettar legge sulla mia vita privata! Mi faccia il piacere ed esca per favore"
La rabbia di Camilla era incontenibile. Bravi vide i suoi occhi ostili e la sua postura spigolosa che gli ordinavano di uscire. Lui le sorrise, prese la sua ventiquattrore e fuggi da quel palazzo.

19:00

Camilla invitò tutti i suoi colleghi a staccare un'ora prima dal lavoro, e si recò immediatamente nella sua Land Rover grigia.

Attraversò la città con la radio su RTL, che trasmetteva "Lose Yourself" di Eminem. Le venne da sorridere, poiché le ricordò di tutte le volte che Mattia la cantava e lei rimaneva affascinata da come lui ricordasse e pronunciasse tutte le parole nonostante fossero in inglese. Per quante volte cercò di stargli dietro non ci riuscì mai, e lui rideva per prenderla in giro prima di baciarla con le labbra che avevano il sapore del fumo. 

Arrivata si parcheggiò velocemente e scese. Osservò il contrasto tra la sua macchina e il paesaggio intorno a lei. Poche case i cui giardini erano coperti di erbacce; l'asfalto rovinato come se un trattore fosse passato di li da poco; i cartelli stradali macchiati. Guardò infondo alla strada e notò il bar del quartiere chiuso, sulla quale serranda era ancora scritto con un graffito "Scaglio". Camilla prese un bel respiro di quell'aria poco sana e si avviò verso la stazione. 

Ed eccola lì, la loro panchina. Qualcuno l'aveva utilizzata ultimamente, poiché delle bottiglie di birra erano state abbandonate accanto ad essa. Si avvicinò e la toccò. Era felice che non l'avessero riverniciata ne sostituita. Infondo era parte del suo passato.

Si sedette sopra ad essa e osservò il muro di fronte che la separava dai binari, l'erba sotto ad esso e il fili della ferrovia dietro.

"E' severamente vietato attraversare i binari"

L'altoparlante della vicina stazione si sentiva fin lì. Non era Milano Centrale, quindi non c'erano molte persone che scendevano da quelle parti. Camilla era sola. 

"Sono una cogliona" disse ad alta voce.

"No non lo sei" Camilla balzò giù dalla panchina e si girò, pronta a sfoderare le mosse di autodifesa imparate al corso in palestra.

"Porca puttana Mattia, mi hai spaventato. Cosa ci fai qui?" Mattia sorrise.

"Ti conosco Cam" 

"No, non più. Mi hai seguita?" Mattia sorrise di nuovo, lasciando Camilla perplessa.

"Beccato" 

"Potrei denunciarti" pronunciando queste parole Camilla alzò un sopracciglio. Mattia camminò verso la panchina con le mani nei pantaloni eleganti. Indossava una camicia bianca con un pullover grigio, senza giacca.

"Piuttosto tu, cosa ci fai in questo posto?" Camilla si sedette affianco a lui. 

Mattia Scaglioli

Mattia notò immediatamente la postura di Camilla. Era la stessa di undici anni prima, quando era in imbarazzo: univa le mani in un pugno e le metteva tra le cosce, con le spalle un po' inarcate. 

"Non ne ho idea. Ho solo pensato che venendo qui avrei trovato una soluzione. O molto più probabilmente per nostalgia" 

In quel momento due ragazzi passarono con lo skate davanti a loro.

"Ricordi quando ti feci provare per la prima volta ad andare sullo skate?" Mattia era sicuro che lei lo ricordasse.

"Oh Scaglioli, quante prime volte ho avuto con te" Camilla si girò verso l'uomo che notò l'angolo del suo labbro inarcato. Mattia rise e guardò avanti a se, ricordando.

"Non tutte buone" l'uomo abbassò il viso verso la panchina. Camilla non rispose. Si alzò e si pulì lì dove il suo tubino aveva toccato la panchina.

"Dove vai?" 

"A mangiare, ho fame. E' ancora valido quell'invito a cena?"

Cazzo se era felice Mattia. Lo era eccome, e in quel momento l'unica cosa che riuscì a fare fu sorridere.

Non escludermiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora