9. Francesca.

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Mattia Scaglioli

La mattina arrivò presto, Mattia quasi non se ne accorse grazie a quella pillola.
Quando si svegliò la moglie non era accanto a lui. Probabilmente era in cucina a preparare il caffè, perché l'odore arrivava fino alla camera.
Mattia era disteso nel loro enorme letto alla francese, con le lenzuola bianche e lo schienale di legno nero. La camera aveva il pavimento lucido grigio e le pareti erano dipinte di rosso sangue.

"Mattia, porca puttana aiutami" Leo era piombato di fronte a lui all'improvviso, con le mani sporche e con troppi fazzoletti tra le dita, che premevano sul naso.
"Ma che cazzo,Leo" disse il riccio con incredibile calma.
Gli andò vicino e iniziò a tamponargli il naso. Quando il flusso si fu fermato prese l'acqua dal suo zaino e bagnò lo straccio.
"Tranquillo è normale" Mattia lo tranquillizzò, mentre il quattordicenne strafatto davanti a lui lo guardava con lo sguardo perso ma terrorizzato.
Era diverso dal solito. Non era euforico, e aveva le pupille ristrette, quasi inesistenti.
Gli prese il viso con una mano e lo girò da una parte e dall'altra.
"Ma che cazzo fai" Leo con una stretta poco convincente tolse le dita del ragazzo dalle sue guance.
"Ma che cazzo hai preso?"
"Ero troppo euforico e un mio amico mi ha dato un po di ero"
Mattia si scurì in viso.
"Hai sniffato eroina? Ma ti sei rincoglionito?" Mattia era furibondo. Il suo novellino aveva preso l'iniziativa senza consultarlo, senza chiedergli il suo parere.
"Ma che male c'è?"
"Che male c'è? L'eroina è merda. Hai merda che ti scorre tra le vene"
"Che differenza c'è tra coca ed ero?"
"Porca puttana, Cam non deve saperlo, mi hai sentito?" gli urlò agitato Mattia a pochi centimetri dalla sua faccia.
Il ragazzino si limitò ad annuire, anche perché non era in grado di pronunciare nulla.

"Amore" Mattia tornò alla realtà sentendo la moglie chiamarlo dalle scale "è pronta la colazione"
Mattia si passò una mano sul viso prima di rispondere un leggero "Arrivo", e si alzò ancora leggermente assonnato.

Camilla Giuliani

Nonostante fosse andata a dormire ad un orario non adeguato, Camilla riuscì a svegliarsi prima del solito. Erano le 7:15 quando aprì gli occhi. La sua stanza era fredda, grigia e buia. L'odore di chiuso la irritò. Si alzò velocemente e aprì le serrande, poi la finestra. L'aria primaverile entrò leggera e frizzante, facendosi spazio tra quella stantia della notte.
Uscì sul balcone e guardò il panorama del centro di Milano.
Quella era la vita che desiderava, quella che aveva sempre voluto eppure qualcosa non andava. Sentiva un vuoto, come se mancasse qualcosa.

Prese il telefono e cercò su internet il numero di Francesca. Non sapeva il perché, ma voleva sentirla, o magari incontrarla.
Francesca Di Maio. Modella. Non riusciva a trovarlo. Ma si accorse di un email, e aveva la scusa perfetta per contattarla.

Ore 9.30

"Patrick" Camilla uscì velocemente dal suo ufficio con un bigliettino tra le mani. L'uomo si alzò dalla sua sedia girevole. La sua scrivania era sobria, con qualche foglio sparso, un computer e una pianta grassa all'angolo.
"Dimmi Camilla"
"Ho la persona perfetta per il tuo servizio" e gli porse il biglietto con l'email.
Patrick la guardò stupito e incuriosito.
"Chi è?"
"Una mia vecchia conoscente. Scrivile, vedi cosa ti dice. Offrile il minimo, se non accetta offri di più" Camilla gli sorrise in modo complice.

Essendo nel settore Camilla aveva sentito parlare di Francesca. Si diceva fosse in gamba e anche alla mano. Se non era cambiata da quando la conosceva era sicura che fosse vero. Francesca era sempre stata una ragazza gentile, onesta e con la testa sulle spalle. Era lei che aiutava Camilla quando voleva cacciarsi nei guai insieme a Mattia. Anche lei in passato fu dipendente da droghe, ma ne uscì quasi subito, con la sola forza di volontà.

"Cam, perché continui a sniffare? È una merda" Francesca si rivolse all'amica accanto a lei. Erano sulla panchina, ma Mattia e Luca non c'erano.
"Non lo so Fra" la bionda si portò le mani tra i capelli e li spettinò. Davvero non lo sapeva. Un periodo pensò che forse lo faceva per Mattia, per tenerlo a se, per impressionarlo. E probabilmente all'inizio era cosi. Ma poi tutto iniziò a girare intorno alla coca, all'euforia che le provocava. Cercò di smettere molte volte senza successo. Il primo giorno di astinenza sentiva di poter conquistare il mondo. Sentiva l'energia dominarla e la voglia di vivere.
Dopo qualche giorno però tutto iniziava a diventare difficile. Mangiare, bere, camminare. La sua non era una forte dipendenza, ma sentiva l'assenza. Alla fine, spinta da tutti gli stimoli che aveva attorno - Mattia specialmente - si arrendeva al potere del bisogno.
"Piuttosto, dov'è Leo?"
"Da un qualche parte a fumare crack"

Mattia Scaglioli

Ore 10.30

"Bravi, dobbiamo parlare" esordì Mattia entrando in ufficio con un caffè in mano.
"Cosa c'è?" l'imprenditore sembrava fin troppo occupato per ascoltarlo.
"RIMA" Leonardo si bloccò e alzò lo sguardo.
"Non iniziare"
"Voglio tirarmi fuori da questo affare" Bravi alzò le sopracciglia e sbuffò.
"Non puoi, siamo una squadra, se non mi ritiro io non lo fai neanche tu"
"Lo so, ma io non voglio saperne ok? Gestiscila tu"
Mattia aveva un piano non molto elaborato, ma doveva funzionare.

Non escludermiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora