Mattia ScaglioliNon aveva idea di ciò che Camilla stesse pensando. Lo sguardo della donna era fisso su di lui ma la sua espressione era vuota, come se cercasse di dimenticare chi lui fosse.
"Allora, redattrice di RIMA eh?" Mattia cercò di smorzare la tensione e conversare normalmente con lei. Voleva capire se fosse ancora la Camilla che conosceva o se, a causa sua, avesse rivoluzionato non solo la sua vita ma anche se stessa.
Se la ricordava, la sua Camilla. Ricordava le loro fughe da scuola, i loro sguardi per i corridoi del liceo, il loro gruppo di amici, le feste e le gite al lago di Garda. Ma probabilmente lei non voleva ricordare nulla, eccetto la parte peggiore dei loro momenti.
E come poteva biasimarla. L'aveva rovinata. Quando erano adolescenti non aveva idea del giusto e del sbagliato, e non si rendeva conto delle ripercussioni delle sue azioni su chi gli era vicino.
"Incredibile, vero? Ma sai cosa lo è ancora di più? Il fatto che tu sia qui, a parlare con me, in giacca e cravatta con la faccia ripulita e gli occhi limpidi e vivi. Questo è incredibile" e aveva ragione. Lo era. Non si sarebbe mai immaginato nulla di simile. Non pensava di potersi vantare della sua vita un giorno, del suo lavoro, della sua casa. Però, da giovane, pensava che un giorno si sarebbe potuto vantare della ragazza che allora era al suo fianco.
Camilla Giuliani
"Tutti commettono degli errori, Camilla" il suo nome pronunciato da lui assumeva tante di quelle sfumature diverse ai sensi di Camilla. La sua voce ora era più matura, come il suo aspetto. Ma la donna non riusciva a calmare i nervi, e i flashback del loro passato continuavano ad oscurarla durante quella giornata.
"Certo, tutti li commettono. E mi fa piacere che tu abbia risolto i tuoi"
"Cam, eravamo giovani. Non capivo cosa stessi combinando!"
"Lo so, neanche io"
"Ora siamo adulti. Quindi ti propongo una cena, così per parlare. Immagino tu debba tornare in ufficio ora" alla parola 'ufficio' Camilla tornò alla realtà.
"Oh si, quello che TU stai cercando di rubarmi" e il rancore salì un'altra volta su dal petto. "Vado. Per la cena passo, grazie dell'invito. Ci vediamo, Scaglioli"
"Ne sono certo, Camilla"
La donna si alzò velocemente dal tavolo senza guardare il suo interlocutore e si avviò all'uscita. Era chiaro ciò che stava succedendo: Mattia voleva usare il suo punto debole, ovvero il passato, per farla cedere e accettare l'accordo. Si rendeva perfettamente conto che quella battaglia non si sarebbe conclusa così.
Ore 21:00
Il lavoro in ufficio ritardò la cena di Camilla. Le luci della redazione erano spente e l'unica stanza illuminata da una luce da tavolo era la sua. Ciò che stava facendo avrebbe potuto concluderlo il giorno dopo ma quella era stata una giornata molto particolare e volle dimostrare a sé stessa di meritare quel lavoro. Lei era una redattrice con le palle, affezionata alla sua rivista e ai suoi colleghi, che non considerava sottoposti. Era un gioco di squadra. La sua vita era perfetta così com'era, e se l'era totalmente meritata. Non le era stato mai regalato nulla durante la sua carriera.Alle 21:15 decise di tornare a casa.
Metropolitana piena di giovani milanesi, universitari. Ricordò quei tempi con molta nostalgia, mentre nella sua playlist risuonava l'Ed Sheeran di Cold Coffee. Ma qualcosa la riportò più indietro nel tempo. Un ragazzo era seduto in un angolo della metro con una felpa nera abbinata alle sue occhiaie.
Un flashback catapultò Camilla al 2005, quando aveva solo 15 anni e credeva che la vita fossero musica, sigarette e Mattia. Quel ragazzo gli ricordò una sera, quando decisero di andare con Luca, Francesca e il quasi quattordicenne Leo al solito posto d'incontro con altri giovani di Milano. Non era un posto qualunque, era il LORO posto. La loro vita era concentrata lì, su quelle panchine di legno al quale mancava qualche asta, la breccia ricoperta da cicche di sigarette e filtri di canne consumate. Era il posto perfetto dove il profumo dei fiori si mischiava con l'acro odore del fumo. Il rumore dei treni della vicina stazione dava loro una strana energia, che li faceva sentire vicini al mondo intero.
"Allora Lù, ce l'hai?" "Con chi pensi di parlare?" Francesca e Camilla erano troppo occupate a parlare della nuova canzone di Rihanna "SOS" per accorgersi di ciò che stava accadendo sulla panchina di fronte alla loro."Sono pronto anche io" il piccolo Leo amava il suo amici sedicenni. Era invincibile con loro. E Mattia era il suo mentore. Lo aveva raccolto per la strada, lo aveva salvato."Sei sicuro?""Si, non rompetemi i coglioni, è il mio fottuto momento"Mattia sorrise, ricordando la sua prima volta. Era più o meno alla sua età. Non era affatto pentito."Va bene" Camilla si girò per guardare gli occhi cupi che tanto amava, ma si scontrò con un'altra immagine."Che cazzo state facendo?" urlò. Troppo tardi, ormai Leo aveva già tirato la striscia di cocaina preparata accuratamente da Mattia sul suo libro di matematica.
N.d.A: i luoghi e le persone del racconto sono ovviamente oggetti della mia fantasia.
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Non escludermi
Romance"-Piacere, Camilla Giuliani- guardò la mano tesa di quell'uomo e gliela strinse, senza concentrarsi volontariamente su quel contatto. Non cercò il suo sguardo, non voleva assolutamente guardarlo e trovare gli stessi occhi che 11 anni prima incasinar...