Capitolo 6

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Due giorni fa ho conosciuto Haru. È un caro amico e a scuola mi fa ridere molto. L'ho presentato a Conan e a Sonoko. Lei si è subito messa in testa strane idee. Conan invece sembra irritato da lui. Oggi è andato a dormire dal dottore Agasa perché domani ha il campeggio con i bambini.

Io sono uscita a fare una passeggiata con Haru. Mi ha chiamata pregandomi perché si stava seccando solo a casa. Ho scoperto che anche con lui riesco a tornare quella di un tempo.

-Ran, i miei genitori ti hanno invitata a pranzo domani, puoi?-

-Emh..si certo, grazie- 

-No, lei ha già un impegno-

Shinichi? Ho sentito la voce di Shinichi. Inizio anche a sentire le voci, bene. No, è dietro di me veramente!

-Shinichi, da dove salti fuori?-

-Ciao anche a te, Ran-

Haru ci guarda senza capirci più nulla. Forse non ha mai visto Shinichi. D'altronde è arrivato a scuola da poco.

-Haru, lui è Shinichi, un amico. Shinichi lui è Haru-

Haru si avvicina sorridendo e fa avanti la mano per stringere quella di Shinichi. Shinichi ricambia ma in modo freddo, apatico direi.

-Quindi Ran domani sei con Shinichi?-

-No tranquillo, Shinichi domani andrà sicuramente via...come sempre del resto-

Guardo con la coda dell'occhio Shinichi che mi fulmina con lo sguardo.

Fa un freddo bestiale e la neve è altissima. Ovviamente lui è senza berretto. Mi avvicino e gli metto le mani in tasca. Come pensavo, ho trovato il suo barretto di lana arancione.

-Metti il berretto!-

-No! Non voglio il berretto! Lo sai che mi da fastidio, non lo sopporto addosso!-

-Shinichi, metti sto coso su quella testa di babbuino che hai!-

Mi avvicino per metterglielo, ma lui fa dei passi indietro. Adesso mi sta facendo arrabbiare. Se non lo mette con le buone lo farà con le cattive. Inizio a corrergli dietro finché non lo acchiappo. Mentre gli metto il barretto in testa, lui, scivola facendo finire pure me sulla neve.

Un momento, sono addosso a lui! Aaaaaaah!!! Mi sollevo subito da lui notando il colore delle sue guance.

-Mi spieghi come hai fatto a cadere idiota?-

-Ahahaha non lo so. C'era una pietra!-

-Sei un cretino ahahaha-

-Anche tu-

Shinichi si avvicina e mi prende in braccio. No, davanti ad Haru no. Mi da un bacio a fior di labbra facendomi diventare paonazza e poi mi mette sulle sue spalle come un sacco di patate.

-Shinichi mettimi giù! Non puoi fare così! Non puoi baciarmi quando ti pare per poi sparire-

Quando sente le mie parole cambia idea e mi mette giù subito. Quel suo sguardo privo di emozione è di nuovo comparso sul suo volto. Mi soffermo a guardare i suoi occhi: sono stupendi. Il loro azzurro ricorda il cielo nei giorni di primavera, quando non c'è nemmeno una nuvola.
È strano pensare che quando l'ho conosciuto nemmeno lo sopportavo. È durato così poco il mio disprezzo nei suoi confronti. Più crescevo e più capivo di provare dei sentimenti forti verso di lui, ma non capivo quali. Finché non mi ha salvata a New York portandomi in braccio fino a casa. E chi avrebbe mai immaginato che l'avrei perso senza neanche capire come. Perché io non ho mai capito cosa è successo, cosa me l'ha portato via quel giorno a Tropical Land.

-Ran, tutto apposto? Sei diventata malinconica tutta d'un tratto-

-Cosa? Ah scusa Haru, ero sovrappensiero. Possiamo andare via di qui?-

Haru guarda Shinichi che sta dietro di me e poi mi fa cenno di si prendendomi per mano e portandomi via.

-Ran, sei sicura che vada tutto bene?-

-Non dovevamo litigare di nuovo...non doveva succedere-

-La prossima settimana sarà San valentino, ti va di uscire? Ovviamente come amici, ma almeno ti porto un po' a divertiti, okay?-

Mi fa un sorriso a trentadue denti e mi guarda. E' strano, ci conosciamo da pochissimo tempo, ma tiene tantissimo a me. Invece, Shinichi, che dice di amarmi e mi conosce da una vita, sembra fregarsene di me nella maniera più assoluta.

Ogni tanto mi chiedo se l'ho dimenticato veramente. So che ora lo odio, non lo sopporto, che non riesco a vederlo, che vorrei non essermi mai innamorata di lui, che non mando giù neanche l'idea di respirarci la stessa aria, ma so anche di non aver guardato nessun'altro come lui, so benissimo di non essermi mai persa in occhi più belli, e so per certo di non aver sorriso così tanto parlando di qualcuno, e queste sensazioni non si dimenticano mai. Quindi il termine "dimenticato" è eccessivo, forse mi sono abituata all'idea di non poterlo avere, ma dimenticarlo no, non definitivamente, almeno, non tutte le sensazioni che ho provato e che continuo a provare. E fidatevi, ogni volta che lo vedo non capisco nulla....
Ma tanto lui sa a stento della mia esitenza, sa a stento chi sono. Le sue sono solo prese in giro. Per questo so di non aver altri impegni per S. Valentino e posso uscire con Haru. E poi lui se lo merita.

-Certo che esco con te, mi farebbe molto piacere-

Sorrido anche io e poi lo saluto una volta davanti casa di Sonoko. Ho deciso di fermarmi qui per parlare un po' con lei. Mi secco a stare sola a casa. Noto la motocicletta di Masumi. Strano...non viene mai qui da sola. Solitamente viene da me e poi veniamo qui insieme.

Busso alla porta e mi apre la madre di Sonoko. E' sempre stata molto colta e sembra molto severa, ma è una brava persona e tiene molto alle sue figlie e al loro futuro. Le chiedo dove sono Sonoko e Masumi e mi dice che si trovano nella stanza della figlia. Chiedo il permesso e salgo su. Le sento parlare a voce alta. Sto per entrare, ma sento il nome di Shinichi e mi blocco dietro la porta. So che non si dovrebbe origliare, ma non ce la faccio a frenare la curiosità. Se entro smetteranno sicuramente di parlare. Mi appoggio alla porta e ascolto.

-Mi dispiace troppo per Ran. E' sempre fredda e triste. Non era cosi' prima, com'era il loro rapporto quando lui era ancora qui?-

Masumi non ha mai visto me e Shinichi insieme, quindi è ovvio che si faccia questa domanda.

Dal suo tono di voce capisco veramente la sua preoccupazione nei miei confronti.

Sento qualcuno alzarsi dal letto e mi sposto dalla porta. Riconosco la camminata: è Sonoko. Sento i suoi passi lontani, sicuramente sta andando verso il balcone. Mi riavvicino alla porta e ascolto.

-Quei due erano così complicati. Lui orgoglioso e lei strana, a volte sensibile, ma quando c'era bisogno sapeva tirare fuori gli artigli. All'asilo era molto più debole, lui l'ha resa forte. Lui a volte era arrogante e la faceva arrabbiare senza nemmeno pensarci, però se ne pentiva, e faceva di tutto per rimediare. Quei due sapevano amarsi come nessuno. Quei due erano unici, niente riusciva a separarli, potevano gridarsi contro quanto volevano, e mentre non si sentivano si mancavano, non si cercavano, ma si pensavano, anche se nessuno dei due lo ammetteva mai. Quei due erano l'imperfezione, ma insieme diventavano la perfezione, si completavano a vicenda, si appartenevano prima ancora di conoscersi, si sono sempre appartenuti e si sono sempre cercati, fino a quel giorno in cui si incontrarono. Erano strani, diversi, ma come si completa un puzzle? Con pezzi diversi, e loro erano fatti per incastrarsi tra altri mille pezzi di puzzle e gli altri pezzi saranno tutta la vita che passeranno insieme, e lo completeranno, anche con mille litigi. Lo completeranno e rivedendo il puzzle completato ripenseranno ai mille momenti passati insieme, a tutti i litigi, a tutto, e capiranno che due come loro non li separerà mai nessuno. Ecco cosa erano e cosa saranno un giorno...forse-

~Quel Che Ero~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora