Mi conosce come le sue tasche eppure non si è fidato. Non ha mai capito veramente quello che provavo. O forse, l'ha capito ma ha fatto finta di niente. Lui è quella persona con cui parlavo ogni giorno. Quella persona che mi faceva spuntare il sorriso anche quando non volevo. Quella persona con cui riuscivo a parlare di tutto. Quella persona che anche se stavamo in silenzio non era imbarazzante. Quella persona che c'era sempre per me, anche se tutto andava male lui era lì. Quella persona che mi ha vista piangere, struccata, in pigiama, con i capelli arruffati. Lui era quella persona che pensavo non mi avrebbe mai abbandonato e invece...
Il problema è che quando penso a lui è bellissimo sentire quella strana felicità addosso, quando mi spunta il sorriso senza motivo o forse perché penso inconsapevolmente a lui, quando sento l'ansia, ma non la solita ansia...è quell'ansia piacevole, quella che mi sale prima di vederlo, quella che mi sale prima di dargli un abbraccio, oppure quando sento quel senso di protezione pensando ai suoi occhi...ecco, anche con tutta la rabbia, cio è bellissimo, lui è bellissimo, e si, lo adoro.
Quando ero triste mi bastava un suo sorriso per sentirmi meglio. E adesso, un mese dopo aver scoperto la verità, sono ancora qui a festeggiare il mio compleanno. Già, oggi sono diciannove pieni. Oggi è un mese che non lo vedo. L'ultima volta è stata quel giorno al pronto soccorso. Gli ho chiesto di starmi lontano e lui l'ha fatto sapendo che stavolta era la fine di tutto, la fine di noi.
Sonoko e Masumi insieme a tutti gli altri mi hanno organizzato una festa a sorpresa. Ma Kazuha mi ha spifferato tutto quanto. Farò comunque finta di essere sorpresa, se lo meritano. Ci saranno i miei genitori, Kazuha e Heiji, Sonoko e Masumi, l'ispettore Megure con tutta la squadra e tutti gli altri.
Chissà se io e Shinichi avremo altre occasioni per dirci che succede, chissà come finirà in questi giorni così strani, un po' veloci dove tutto sembra dormire. Sono momenti che ho vissuto già, li riconosco come il silenzio di chi può fidarsi e può lasciarsi andare.
Anche se io e Shin non ci vedremo mai più devo dedicargli un grazie per ogni singolo momento nostro, per ogni gesto, anche se non mostrato.
Ho ancora voglia di sentirlo accanto per tutto il resto della mia vita. Per ogni giorno mi prendo un ricordo, insieme agli sguardi veloci, momenti che tengo per me. E se si fosse fermato soltanto un momento, avrebbe potuto capire che è questo quello che cerco di dirgli da circa una vita. È parte di me.
Mi guardo allo specchio, inizio a pensare: da quando lui non c'è la mia vita è stata più serena e senza molti pericoli. Però so che non è la vita che mi appartiene. Perché quando lui mi è accanto, il mondo sembra fare meno paura. Ho sempre provato a dirglielo, ma mi perdevo in fondo al suo sguardo così fiero, così semplice e così vero da lasciarmi senza respiro con la faccia da scema.
-Ran! Sei bellissima!-
Sonoko entra in bagno e mi guarda sorridendomi. Mi ha chiamata e mi ha detto che deve portarmi in un posto.
Ho messo un vestito blu notte in stile impero che arriva alle ginocchia con una cintura bianca e un fiocco sotto il seno.
Sonoko mi prende per un braccio e mi porta fuori da casa. Trovo una limousine enorme sotto casa mia.
-Sonoko, sei scema? Faccio diciannove anni e non sono la regina d'inghilterra-
Mi fa segno di stare zitta mettendosi un dito davanti la bocca e mi fa salire.
Quest'auto è assurda, enorme. Non manca niente qui dentro. Sonoko sale dopo di me e mi si siede accanto. Chiede all'autista di andare a destinazione e partiamo subito.
-Quindi come va? Shinichi?-
-Andava bene fino a trenta secondi fa. Perché dobbiamo parlare di lui?-
La vedo sbuffare e girarsi verso il finestrino senza rispondirmi e prestarmi attenzione. Non la sopporto quando fa così.
-Mi spieghi che hai, Sonoko?!-
-Sai Ran, magari voi due non ve lo dite neanche, ma vi si legge negli occhi che passereste la vita ad aspettarvi, a trovarvi, a volervi, a prendervi e a non separarvi più-
Mi dice tutto con molta calma e leggerezza evitando il mio sguardo e guardando al di là del finestrino oscurato. Non tocchiamo più l'argomento e stiamo in silenzio fin quando la macchina si ferma e Sonoko scende. Al suo posto vedo salire Haru.
-Come mai qui?-
-Sonoko ci aspetterà in un posto, se ti giri la vedi salire su un'altra auto-
Guardo fuori ed effettivamente la vedo salire su un'auto costosa, ma almeno non è una limousine.
-Lei ha cambiato strada perché deve passare da non so dove quindi mi ha chiesto di venire-
-Perché sei in smoking? Ahaha, sei buffo!-
Haru mette un finto broncio, incrocia le braccia e poi mi fa la linguaccia.
-Ti dobbiamo portare in un posto, comunque, auguri principessa-
Principessa...quel nomignolo, nessuno mi aveva mai chiamata così. Non so perchè, forse un momento di debolezza, forse è l'emozione per le parole ma, in ogni caso, scoppio a piangere senza un motivo preciso.
Haru si avvicina e mi guarda negli occhi preoccupato.
-Ran, perché piangi?-
Scuoto la testa e faccio spallucce facendogli capire che neanche ne conoscevo il motivo preciso. Haru si avvicina e mi abbraccia. Mi metto a piangere sulle sue spalle senza riflettere sul fatto che ha lo smoking.
-Sfogati Ran-
Mi metto a gridare dicendogli tutto quello che penso su Shinichi, sui nostri problemi. Gli racconto il motivo per cui luì si è rimpicciolito e gli faccio percepire la rabbia che provo. Lui mi alza il volto e mi sposta le ciocche di capelli inumidite dalle lacrime e mi asciuga. Ci baciamo. Si, non so come né il perché ma ci baciamo entrambi consapevoli. Poi, quando ci separiamo, lui continua ad abbracciarmi e a farmi capire che lui ci sarà, sempre.
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~Quel Che Ero~
FanfictionTroppo tempo, troppi anni, troppi pianti, troppi singhiozzi, troppo dolore, troppa sofferenza, troppa distanza da lui, troppo di tutto. Un troppo che ha portato Ran a diventare una persona totalmente differente dalla ragazza dolce e gentile che era...