Se avesse potuto modificare qualcosa del suo carattere, Lara avrebbe barattato volentieri la diffidenza verso il prossimo con un bel po' di noncuranza nei confronti degli altri e del futuro.
E più osservava Elena più si rendeva conto di quanto fosse diversa da lei.
Non le era mai capitato prima di sottoporsi a delle autoanalisi così impietose verso se stessa o a confronti simili da cui lei usciva sempre sconfitta. C'era sempre qualcosa di sbagliato nel suo comportamento che finiva puntualmente con il procurarle un senso di inadeguatezza e di inferiorità.
Elena era poco più grande di Lara ma era di un'autonomia e di un'autosufficienza che la sconcertavano.
Lei che invece era sempre dipesa dalla sua famiglia per qualsiasi cosa, lei che non aveva mai fatto nulla senza prima chiedere il consenso degli altri.
Spesso la sentiva rincasare molto dopo di lei, in ufficio la vedeva solo quando timbrava il cartellino mentre era di turno la mattina, e talvolta le capitava di rivolgerle la parola quando dalla reception doveva passarle qualcuno che chiedeva di lei al telefono.
Per il resto facevano vite completamente separate. Alcune sere, durante gli orari di cena, Lara non riusciva a non ascoltare i conviviali rumori provenire dall'appartamento di fianco e allora capiva che, anche quel giorno, Elena era in buona compagnia: voci ovattate alternate a risate, tintinnii di bicchieri che brindavano, il metallico rumore di posate che si tuffavano allegre nei piatti. Poi, dopo qualche ora sentiva la porta di ingresso chiudersi, il rumore dei tacchi della comitiva che rimbombava lungo le scale del palazzo e quelle voci che avevano accompagnato la sua solitaria serata riversarsi per strada e diventare sempre più lontane fino a perdersi nella notte, dirette verso chissà quale locale di tendenza per chiudere in bellezza una serata spensierata alla quale, ancora una volta, non era stata invitata a partecipare.
La famosa uscita per andare insieme a mangiare i veri tortellini emiliani non c'era mai stata.
Lara, tuttavia, ignorava il vero motivo per cui Elena, seppur controvoglia, evitasse di andare al di là del semplice rapporto lavorativo e si guardasse bene dal coinvolgerla nella sua cerchia di amicizie.
Mentre la ragazza si era convinta di non andarle molto a genio, la verità era che Elena Morone, essendo anche un suo superiore, temeva di poterla mettere in cattiva luce agli occhi degli altri dipendenti se avesse instaurato con lei una relazione "speciale". E suo padre, visti gli ottimi rapporti commerciali con il papà della nuova arrivata, si era raccomandato che questo non accadesse, imponendole il divieto assoluto di frequentarla al di fuori dell'ambiente lavorativo. L'obiettivo, le aveva detto con risolutezza, era quello di evitare di alimentare nei suoi confronti voci e pettegolezzi su possibili trattamenti di favore rispetto a tutti gli altri.
Almeno fino al giorno in cui non si fosse deciso cosa fare di lei.
I primi giorni di Lara a Bologna, quindi, trascorsero via opachi, proprio come il suo umore.
Si sentiva sola, era vero, ma non più di quanto non lo fosse a casa della famiglia che vedeva sempre di rado, per via degli impegni lavorativi del padre in azienda o di Adriana con il suo studio di architettura.
Ma quella solitudine che adesso assaporava era nuova e diversa e, alcune volte, le dava una specie di ebbrezza indefinibile la constatazione che finalmente fosse giunto anche per lei il momento tanto atteso di non dover più rendere conto a nessuno di come impiegasse il proprio tempo nella sua vita.
Non doveva più nascondersi per potersi estraniare da tutto e da tutti.
E soprattutto non doveva più scervellarsi per trovare giustificazioni o escamotages in quelle occasioni in cui sentiva il bisogno di chiudersi in bagno dopo aver mangiato.
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All'infuori di me
General FictionLa vita di Lara, ventiseienne studentessa fuoricorso e perditempo come lei stessa si definisce, è segnata indelebilmente già dal suo venire al mondo. Divisa tra il bisogno di essere accettata, che la spinge ad essere chi non è, e il desiderio di rit...