Parte 28_New York

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Seduta su una comoda poltroncina in prima classe, Adriana guardava pensierosa le nuvole così vicine oltre l'oblò. Voleva addormentarsi ma non ci riusciva. Pensava a tutto quello che si stava lasciando alle spalle e cosa ne sarebbe rimasto una volta che avrebbe fatto ritorno.

Ma quando questo sarebbe successo non aveva la più pallida idea.

Non aveva paura di quanto tempo sarebbe rimasta a New York.

Quello che la spaventava era ritornare sapendo che avrebbe vissuto camminando ogni giorno sulle macerie della propria storia d'amore.

Andare via aspettando che per Raffaele fosse tutto finito, tornare aspettando che anche per lei l'ultimo anelito di sentimento si fosse spento.

Se si fosse spento.

Era tutto un dannatissimo procrastinare. Ma che fosse la scelta giusta da fare, non c'era alcun dubbio, perché Carla, nella sua lotta per sopravvivere e per mettere al mondo la sua bambina, aveva bisogno della vicinanza e dell'appoggio totale e incondizionato di Raffaele.

In quel momento lei era di troppo ed era pronta a rischiare tutto quello in cui credeva pur di non nuocere ulteriormente. Sarebbe stata dura. Smettere di pensare a lui una scommessa persa in partenza, ma era decisa a farlo.

Non aveva altra scelta.

Giocare a recitare come se nulla fosse non le stava più bene perché la posta in gioco era diventata ormai troppo alta.

Sola, nella sala d'attesa dell'aeroporto, aveva pianto senza alcun ritegno, incurante di chi la stesse guardando e la stesse giudicando. Aveva pianto dietro ai grandi occhiali scuri mentre consegnava i suoi documenti alla hostess nel gate prima di imbarcarsi e aveva continuato a piangere quando il suo aereo era decollato.

Fino ad esaurire ogni lacrima, fino a che gli occhi gonfi e rossi non le avevano fatto male.

A consolarla, solo il pensiero che dall'altra parte del mondo ci fosse Davide ad attenderla, l'uomo che meglio di chiunque altri la conosceva.
Forse anche più di Raffaele.

Poteva solo sperare con tutte le sue forze che la loro amicizia e il suo supporto, insieme a quella enorme distanza, l'avrebbero in qualche modo aiutata a trovare una nuova ragione per andare avanti.

Anche senza l'amore.

Non aveva paura che Raffaele potesse avere un colpo di testa e la seguisse fin lì. Sapeva che non avrebbe mai avuto il coraggio per farlo. Non sarebbe mai stato così avventato e stolto da abbandonare Carla.

A cose fatte, nonostante la disperazione, avrebbe guardato oltre, forse avrebbe anche compreso e accettato che il suo posto era lì, dove doveva essere.

Non gli aveva lasciato né una lettera né un breve messaggio perché non voleva dargli nessuna speranza per il domani né scrivere qualcosa per dissuaderlo mentendo sui suoi veri sentimenti.

Sapeva che lo stava inchiodando alla vita vera, quella da cui avevano entrambi avuto l'illusione di scappare.
Ma Adriana aveva aperto gli occhi per prima e si era svegliata.

Ora era il suo turno.

E forse era stato un bene non avergli mai parlato di Davide, del suo lavoro a New York e dei suoi frequenti inviti puntualmente declinati, della loro storia d'amore finita da tempo e di cui conservava un tenero ricordo, della loro amicizia fatta di profonda reciproca conoscenza e di grande rispetto.

Davide era volato oltreoceano quando aveva compreso che si era concluso un importante capitolo della propria vita e che era venuto il momento di voltare pagina. Esattamente come stava succedendo adesso a lei.

All'infuori di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora