Parte 9_Parole

38 7 0
                                    

- Le tue parole mi mortificano, Lara. Davvero pensi che dopo averti trattato come se fossi veramente figlia mia aspettassi ventisei anni per buttarti fuori di casa? Andiamo! Non credi che sarebbe stato più facile mandarti in qualche collegio in Svizzera o chissà dove per toglierti di torno quando eri ancora una bambina? Smettiamola una volta per tutte di colpevolizzare gli altri dei tuoi fallimenti. È arrivato il momento che qualcuno ti faccia aprire gli occhi sulla tua vita perché ti assicuro che se non reagisci l'unica a rimetterci in tutta questa storia sei tu e solo tu. Perché credi che ti stia dicendo tutto questo?

Adriana le parlava cercando di apparire calma e serena. Troneggiava alta davanti a Lara, seduta sul letto a guardare imbambolata la valigia vuota aperta pensando ancora che fosse uno scherzo e che prima o poi qualcuno uscisse fuori da dietro la porta e le dicesse che era semplicemente vittima di una candid-camera.

- Ma con che diritto mi vieni di punto in bianco a stravolgere la vita? Con che diritto? Io... io... io, giuro, non ci sto capendo più nulla, non so cosa pensare...

Con le mani in faccia, le girava la testa e si sentiva come se all'improvviso le stesse venendo a mancare la terra sotto i piedi. Aveva bisogno di ricomporre i pensieri e dare un significato al succo di quella discussione.

Continuare a parlare con lei non avrebbe avuto senso, neanche provare a capire. Non era sufficientemente lucida né per ascoltare né per controbattere: l'immagine di un insieme indefinito di catastrofiche conseguenze che si sarebbero ritorte una dopo l'altra contro la sua insulsa vita le apparivano dinanzi agli occhi e quello bastava a crearle uno stato di angoscia sufficiente a porre fine a quella sorta di conversazione. Senza rivolgerle più la parola le voltò le spalle con aria schifata.

Come era possibile che la persona che per tanto tempo le aveva pulito il sedere, cambiato infinite unità di pannolini, educata e cresciuta, aiutato a fare i compiti dopo la scuola, potesse realmente pensare che stesse facendo la cosa migliore buttandola a pedate fuori di casa? Soprattutto ben sapendo che non aveva un lavoro con cui potersi mantenere, non aveva ancora terminato gli studi, che non era affatto pronta a compiere un passo così perentorio dall'oggi al domani.

Dov'è il regista di questa merda di scherzo? Si chiedeva con sprezzo.

Sì, d'accordo, forse vi ho delusi ma tutti i figli prima o poi lo fanno.

E allora, si chiese, perché a lei questo non era concesso e doveva per forza essere messa con le spalle al muro?

Lara non si sentiva pronta ad affrontare di colpo da sola tutto quello che c'era là fuori.

Non era neppure capace di sostenere un contraddittorio senza lasciarsi travolgere dall'emotività, da quell'impulso di scappare perché le cose non andavano per il verso che lei aveva stabilito. Da quel bisogno di lasciar scorrere il flusso amaro che partendo dallo stomaco arrivava fino in gola e che non smetteva di bruciare.

Poi all'improvviso, stanca di sentire il continuo brusio della voce della donna in sottofondo, si girò, si alzò, si diresse verso di lei e la spinse brutalmente fuori dalla stanza in preda a una rabbia furiosa e incontrollabile.

- Ma che fai, adesso? - le chiese stupita Adriana.

- Vuoi che ti faccia un disegnino? Voglio restare sola! Ti sembrerà assurdo dopo la bella notizia che mi hai dato, ma è proprio così. Riesci a rispettare le mie ultime volontà?

E senza aspettare neppure la sua risposta si chiuse violentemente la porta alle spalle.

In quel momento c'era solo Lara e la sua impotenza. Le sembrava che tutto si stesse prendendo gioco di lei, persino le pareti bianche, i quadri appesi al muro, i trofei vinti da quella bambina modello in cui lei non si era mai completamente identificata.
Si lasciò scivolare per terra.

All'infuori di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora