Capitolo 6- Ash.

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 Anche questa notte è andata e per fortuna nessuno si è accorto di nulla. Sono le 13:00 e per oggi ho finito di lavorare. Adesso non so davvero dove andare. Joe non si è proprio visto alla caffetteria e Lucy mi ha detto che succede spesso che manchi a lavoro. Ho rubato la chiave di riserva della porta sul retro , cosi stasera posso entrare tranquillamente. Decido di camminare un po' e di visitare questa città. Guardo le vetrine e le coppie che si tengono per mano. Ricordo quando Ian mi ha portata a Parigi.

- Vestiti, usciamo.

- Dove andiamo?

- E' una sorpresa.

Adoravo le sorprese che mi faceva. Ogni giorno ne trovava una nuova da fare. 

- Amore dove stiamo andando? Perché siamo in aeroporto?

- Andiamo a Parigi.

- Cosa? 

Gli saltai immediatamente addosso e ci baciammo a lungo. Ero felicissima. Sapeva che amavo Parigi, anche se non c'ero mai stata. 

- Farò di tutto per renderti felice, te l'ho detto.

Gli credevo davvero. All'inizio era veramente tutto cosi maledettamente perfetto. Essendomi trasferita da lui, avevo cambiato anche scuola. Non avevo amici ma non m'importava. Avevo lui. Lui era il mio mondo.

- Ti piace?

- E me lo chiedi? Siamo a Parigi, la città dell'amore ed io Ti amo.

Si, lo amavo. O almeno amavo quello che credevo che fosse.

Restammo per tre giorni nella capitale francese, i tre giorni più belli della mia vita. Colazione da Tiffany, passeggiate romantiche, fare e rifare l'amore. 

- Eri cosi ingenua quando ti ho conosciuta e adesso, grazie a me, invece hai imparato a godermi. Mi piace il fatto che io sia l'unico per te.

- Ed io sono l'unica per te?

- Nessun'altra che non sia tu.

Ed era vero, questo lo devo ammettere. Stavamo praticamente sempre insieme, quindi non aveva tempo per tradirmi. Almeno questo. 

So che dovrei conservare i soldi che ho guadagnato, ma ho un estremo bisogno di comprare qualche vestito. Se continuo cosi sembrerò una stracciona. Entro in un negozio di seconda mano e compro giusto due pantaloni e due magliette. Per fortuna ho ancora altri soldi. Passo fuori ad un negozio per bambini e m'incanto a guardare un paio di scarpine color panna. Le compro. La prima cosa per il mio bambino. Mi sono subito innamorata e non vedo l'ora di fargliele indossare. Non so perché ma ho come la sensazione che sia un maschietto. Però per non sbagliare le ho prese di un colore neutro cosi andranno bene sia se è femmina sia se è maschio.

" Se sarai un maschietto, cercherò di insegnarti come si trattano le donne. Non ti farò crescere come lui. Imparerai a rispettarle e ad amarle incondizionatamente. Anche se la mamma non è stata cosi fortunata, tu, tu piccolo mio, renderai la tua donna, una donna felice"

Il pomeriggio è passato ma la caffetteria è ancora aperta. Mi siedo nel giardino di fronte e aspetto. Sto morendo dal freddo, ma non posso entrare. Ho camminato per tutto il tempo senza guardare la gente che mi era vicino in faccia, ho cercato di nascondermi il più possibile. Nessuno mi deve riconoscere. 

< Che ci fai qui fuori al gelo? < Il vento mi porta quell'odore di menta e cannella diritto dentro di me. E' Joe. Senza che io gli dica nulla si siede accanto a me. Mi sposto un po', non riesco a stargli cosi vicina.

< Penso < 

< Non ti si sta gelando il cervello? < E mi sorride. Dio, quelle fossette.

< Riesco a pensare anche se il mio corpo è atrofizzato. E tu invece? Che ci fai qui?<

Abbassa la testa e contrae la mascella. Cosa ho detto di male?

< Sinceramente non lo so. Spesso mi capita di ritrovarmi a girovagare per le strade, non importa se piove, nevica o c'è il sole. Devo camminare. E poi ti ho vista qui e mi sono chiesto cosa ci facesse, tutta sola, una ragazza come te. <

Una ragazza come me? Ha parlato senza prendere fiato e sempre senza guardarmi negli occhi. Io l'ho detto che è un ragazzo misterioso.

< Allora siamo in due. Anche io all'improvviso inizio a camminare senza avere una meta e senza rendermi conto di dove stia andando. Ma mi aiuta. Aiuta a mandare via i brutti pensieri <

Ed ecco che mi guarda. Sento il mio viso andare a fuoco e questa volta sono io a distogliere lo sguardo.

< Ti va di camminare insieme? <

< Assolutamente si <

Accetto senza nemmeno pensarci su. 

Passeggiamo per parecchio tempo, in silenzio. Ma è un silenzio che mi piace. Ogni tanto mi fa qualche domanda alla quale rispondo mentendo. Devo scrivermi tutte le cazzate che dico se non voglio dimenticarle.

< Non sai mentire<

< Cosa intendi?<

< Ti ho chiesto se ti senti sola, hai detto di no. Ma ti sbatteva l'occhio, ti sei toccata il braccio e hai tentennato nel rispondermi.<

Lo guardo intimidita.

< Lo so perché è quello che faccio anche io quando cerco di sviare un discorso.<

Mi sento meglio.

< E tu? <

< Io cosa?

< Ti senti mai solo? <

< Sempre <

Entrambi dopo la sua risposta guardiamo in parti opposte e ritorniamo nel nostro silenzio. La sua anima è distrutta, la mia anche. Che coppia di merda.

< Dove vivi? Cosi ti accompagno<

Merda, merda, merda. E adesso? 

< Non preoccuparti, vado da sola, non è lontano<

Speriamo che non insista.

< Insisto. Non ti lascio camminare sola a quest'ora.<

Insiste. 

< Vicino alla caffetteria c'è un palazzo, abito li < Invento.

< Andiamo allora.<

Arrivati sotto al portone a me super sconosciuto, faccio finta di bussare.

< Grazie per la bella serata Ash, ci vediamo domani<

< Grazie a te, anche per l'avermi accompagnata <

Si sta avvicinando e cerca di darmi un bacio sulla guancia ma io lo fermo subito ed entro nel portone che si è appena aperto grazie ad una signora, e corro via da lui. Vedo dal vetro che è rimasto perplesso e ha ragione. Il mio non è stato un comportamento normale. 

Nessuno mi deve toccare.

Aspetto dieci minuti ed esco. Apro il retro della caffetteria e cerco di dormire. Ma non ci riesco.


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