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Matteo di botto decise di accostarsi e spense il motore dell'auto. La tentazione e il parcheggio trovato casualmente libero lo avevano convinto a fermarsi in quella zona da dove erano nati tanti dei pensieri che lo tormentavano ultimamente.
Il ragazzo, infatti, non era mai riuscito a togliersi dalla testa quella strana fissazione di guardare il parco adiacente alla strada ogni qualvolta passasse di lì, più precisamente sulla panchina più vicina ad essa. Il fatto che quest'ultima fosse vuota quel pomeriggio, non fece che aumentare il suo interesse nei confronti di quella ragazza che tanto lo aveva colpito, senza nemmeno sapere il motivo.
Lei non era diversa dalle altre comuni ragazze che avevano circa la sua stessa età, ma era forse il suo essere abitudinaria, l'essere riconoscibile ma non distinguibile che aveva fatto sì che Matteo la notasse ormai da una settimana.
Ogni giorno voltava il capo nella stessa direzione, niente poteva fargli dimenticare di svolgere quell'azione, poichè nell'attesa che le sempre frequenti e piuttosto lunghe code che c'erano in quella zona si muovessero almeno di un pochino non potevi fare a meno di lasciar vagare lo sguardo.
Quel giovedì pomeriggio era stato lo stesso, ma stavolta Matteo non era riuscito a trovare svago negli strani ragionamenti della sua mente poichè la ormai ben da lui conosciuta panchina era occupata da un signore con un cane di piccola taglia al guinzaglio.
Una strana sensazione di vuoto si era fatta strada in lui, così come mille domande di quelle piccole, ma che ti tormentano la testa. Nemmeno lui sapeva perchè lo stava facendo, e la sua mente si giustificò involontariamente convincedosi che non c'era nulla di male nell'avere voglia di fare solamente due passi in un parco.
Chiuse la portiera della sua macchina e scese sul marciapiede.
Mentre camminava per gli umidissimi e bagnati sentieri circondati da alberi che trattenevano altrettanta umidità, iniziò definitivamente a piovere non fortissimo, ma abbastanza forte perchè servisse un ombrello che, ovviamente, Matteo non aveva. Indossava solamente la felpa rossa della tuta del Manchester United, leggermente acrilica e con un cappuccio un sottile ma impermeabile all'interno. In quel momento pensò che, effettivamente, non fosse stata una grande mossa muoversi per un luogo pubblico vestito in quel modo: qualcuno lo avrebbe potuto riconoscere. Era strano, lui di solito a queste cose stava abbastanza attento.
Mentre stava per compiere il movimento di tirarsi il cappuccio sulla testa, notò una figura su una panchina, che si guardava intorno valutando se stesse piovendo talmente tanto da dover andar via velocemente prima di bagnarsi troppo.
Matteo la osservò, gli sembrò proprio che fosse la ragazza che di solito si sedeva vicino alla strada. Se davvero era lei, era per quel motivo che non l'aveva vista quel giorno. In effetti il suo posto abituale era occupato da quell'altro signore con il cane, poteva già esserlo quando era arrivata lei. Il ragazzo si maledisse mentalmente, stava di nuovo perdendo tempo con strani pensieri.
Notò che lei indossava solamente una maglietta con le maniche a tre quarti, così la sua parte generosa ebbe la meglio sui dubbi e sulla ragione che gli diceva che loro due nemmeno si conoscevano.
Matteo si tolse la felpa e si avvicinò a lei.

- Tieni, sembri averne più bisogno di me. - le sorrise cercando di mostrarsi tranquillo, anche se era leggermente agitato e a disagio.

Clarissa stette a guardarlo per qualche istante, un po' per la sorpresa, un po' perchè ancora una volta si stava chiedendo dove avesse visto sempre lo stesso ragazzo dai capelli scuri. Poi si riscosse, per limitare le situazioni imbarazzanti. - Ehm... ti ringrazio, ma... - cercò di dire mentre predeva delicatamente la felpa rossa dalla mano dell'altro.

Lui la interruppe. - Tranquilla, io sono a posto. Ho la macchina qua dietro. - la precedette. - Anzi, meglio che vada se non voglio marcirmi. - rise.

La ragazza si alzò mentre si metteva la felpa, e richiamò il ragazzo che si era appena girato. - Quando posso restituirtela? - domandò.

Matteo sorrise, la ragazza non sapeva che lui poteva averne quante voleva. Capì che lei non l'aveva riconosciuto e questo in un certo senso lo sollevò. Chiunque altro sarebbe andato in giro a vantarsi di aver ricevuto la felpa del Manchester United direttamente da un giocatore della squadra. - Passo di qui tutti i giorni alla stessa ora quando torno a casa. - le rispose però, senza smettere di sorridere.

Si guardarono negli occhi per qualche istante, poi lui si girò e camminò velocemente per raggiungere la macchina il più in fretta possibile.

Clarissa era rimasta in piedi nel bel mezzo del parco diventato rapidamente deserto, coperta dalla felpa che le aveva lasciato quel ragazzo misterioso il quale era la causa del suo scervellarsi da giorni. Aveva anche il suo odore.
Cominciava ad avere freddo e si strinse di più in essa, mentre piano camminava verso il bar. Arrivata dentro, si diresse nel retro e si tolse la felpa per indossare il grembiule e rimettersi a lavorare.
Solo allora si rese conto di una cosa che prima non aveva notato.
Guardò la felpa appoggiata sulla sedia e scostò una manica per vedere cosa fosse il simbolo che si trovava sulla parte sinistra. Era lo stemma del Manchester United.
Clarissa capì che, quel giorno, l'area della sua mente in cui le sue domande si propagavano si sarebbe ampliata notevolmente.

Spazio autrice
Ciao a tutte!
Cosa ve ne pare finora? Credete che possa piacere?
A presto, Giulia♡

Life for rent - Matteo DarmianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora