Dodici

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Matteo aveva appena terminato di pranzare al centro sportivo di Carrington dopo l'allenamento del mattino. Alzò gli occhi dal proprio piatto e vide Luke Shaw che lo fissava, seduto pochi posti più in là e separato da lui da alcune sedie vuote. Il difensore inglese prestò si alzò per raggiunere il compagno di squadra, per poi risedersi accanto a lui.

- Dì un po', Matteo... - fece il ragazzo.

Matteo sapeva che quando Luke iniziava così non c'era da aspettarsi niente di buono, ma l'atteggiamento simpatico di quel ragazzo gli metteva allegria, così lui stava sempre al gioco. - Dimmi tutto, Luke. - rise lui, ripetendo il suo nome per dare alla frase lo stesso tono di quella che l'altro aveva rivolto lui.

- Ti vedo molto più allegro negli ultimi tempi. - senteziò. Luke aveva visto nel giovane e spaesato ragazzo italiano un cambiamento quasi radicale rispetto alle prima settimana in cui si trovava a Manchester, sembrava vivesse tutto con più leggerezza e tranquillità, come se ora avesse qualcosa che tempo prima gli mancava.

Matteo perse un battito, perchè aveva subito pensato a Clarissa? - Beh, meglio... no? - fece il calciatore italiano, stranamente in difficoltà di fronte ad una supposizione tanto innocua quanto positiva.

Luke fece un sorrisetto poco rassicurante. - Avrei un'altra ipotesi. - ribattè, mentre appoggiava la schiena all'indietro e spostava di fronte a sè lo sguardo di chi la sa lunga. Aveva notato una reazione strana in Matteo così aveva deciso di stuzzicarlo un po', ma sempre per scherzo. In ogni cosa che gli diceva l'unica seria rimaneva la frase di partenza che aveva pensato gli avrebbe fatto piacere.

- Sarebbe? - Matteo aveva un brutto presentimento e iniziava a scocciarsi, stranamente il carattere scherzoso di Luke lo stava innervosendo come non aveva mai fatto.

L'altro lo fissò. - Abbiamo a che fare con un Matteo innamorato! - rise.

E se Matteo era in difficoltà prima, non seppe descrivere come si sentisse in quel momento. In quell'istante capì che il compagno di squadra fino a quel momento aveva scherzato, ma ormai era troppo tardi per evitare di arrossire e allora abbassò lo sguardo. No, non era innamorato ma la situazione era troppo strana da spiegare perchè non fosse fraintesa, così cercò quanto più possibile di sdrammatizzare. - E da quando saresti lo psicologo della squadra? - rise Matteo.

Luke, alla vista della reazione dell'altro, si era sentuto leggermente in colpa perchè aveva capito di aver fatto centro. Non voleva intromettersi negli affari personali di nessuno ma a volte, scherzando, rischiava di essere troppo invadente. Tuttavia il tentativo di Matteo di sdrammatizzare lo aveva un pochino tolto dall'imbarazzo e raccomandò a sè stesso di lasciarlo stare se non si sentiva di parlare con qualcuno di ciò che gli accadeva, anche se sembrava essere qualcosa di buono.
Se avesse voluto confidarsi e avesse scelto lui per farlo, Luke lo avrebbe ascoltato, ma lo avrebbe fatto solamente di sua spontanea volontà.

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Isabelle stava appoggiata allo stipite della porta che collegava il bar al retro mentre osservava Clarissa contenta. Più volte la ragazza si era domandata se la persona che aveva conosciuto appena arrivata da New York fosse stata sostituita negli ultimi tempi da un'altra estremamente solare ed allegra. Non che la Clarissa di prima fosse una ragazza cupa, chiusa e solitaria; cercava sempre di essere gentile e di risultare gradevole a chi gli parlasse anche quando soccombeva ai pensieri, solo che il suo cambiamento era stato davvero molto evidente.
Rideva. Sì, Clarissa rideva e i suoi sorrisi erano veri.
Isabelle era sempre stata zitta, forse non voleva che la sua collega cambiasse nuovamente atteggiamento ottenendo l'effetto contrario.
Spesso la vedeva con il nuovo amico che aveva conosciuto, quel famoso Matteo Darmian, calciatore del Manchester United. A differenza del pregiudizio che molti avevano su questa categoria di persone, il ragazzo italiano aveva davvero portato in Clarissa una ventata di serenità inequiparabile a chiunque altro.

Clarissa, vedendo la collega con le mani in mano, le parlò. - Isabelle, ci sei? - chiese.

L'altra portò lo sguardo su di lei. - Sì, scusami... - rise. Camminò fino ai tavolini del bar per poi afferrare uno straccio e continuare a pulire.

- A che pensavi? - le domandò la ragazza mentre spegneva la televisione.

- A quanto sono felice per voi. - rispose soddisfatta Isabelle.

Clarissa avvampò. - Voi chi? - fece con il cuore in gola.

L'amica rise. - Tu e Matteo. - disse sorridendo.

L'altra avvampò definitivamente e ingoiò la saliva in imbarazzo. - Ma... non c'è niente tra di noi... - provò a ribattere.

Isabelle non cambiò espressione. - Lo so. - sapeva che in quelle situazioni ribattere e discutere sul fatto che la persona con cui si parla sia innamorata o meno sia inutile, così decise di non tirare troppo la corda. - Dico solo che sono contenta che tu abbia trovato compagnia con quel ragazzo, sembra un tipo a posto! - infondo era vero, ovvio che pensasse che ci fosse altro sotto, ma non lo disse all'amica.

Lei si trovava ancora in imabarazzo. - Sì, anche io sono contenta... - rispose titubante e paurosa di dire qualcosa di sbagliato. - Però ci tengo che tu sappia che anche tu sei importante per me, sei la mia unica amica qui e non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto. - aggiunse tutto d'un fiato guardandola negli occhi.

Isabelle quasi si commosse, non se lo aspettava poichè aveva sempre creduto che Clarissa facesse fatica a esprimere le proprie emozioni e per questo lo apprezzava davvero tanto. - Per me vale lo stesso. - ribattè.

Le due amiche si abbracciarono sorridenti e felici per poi tornare a pulire il bar insieme.

Life for rent - Matteo DarmianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora