Clarissa era seduta sul sedile dell'aereo che l'avrebbe portata a New York. Lei, così come gli altri passeggeri, attendeva che l'aereo fosse autorizzato dalla torre di controllo a raggiungere la pista di decollo per partire.
La ragazza fissava le piste grigie dell'aeroporto di Manchester leggermente bagnate dalle gocce di pioggia che iniziavano a cadere sulla città. Con il gomito appoggiato al bracciolo del sedile e la testa sorretta dalla mano, Clarissa pensava a come l'avrebbe potuta prendere Matteo. Non a sè stessa e a come sarebbe stato il ritorno a casa, non a come sarebbe stato rivedere suo padre, ma a se Matteo sarebbe stato bene o meno. L'unica sua grande preoccupazione era il ragazzo che amava.
Il sentimento che provava per lui era qualcosa di non paragonabile a niente, ma in quel momento stava sperando con tutta la sue forze che lui non l'amasse tanto come dimostrava, anche se era molto difficile essendo lui un ragazzo vero e sempre sincero. O almeno confidava nel fatto che, una volta che lei se ne fosse andata, lui capisse che in realtà ciò che provava non era così importante da renderlo triste per molto tempo. Non le importava che stesse sperando di non essere amata dalla persona a cui teneva di più al mondo, le bastava non fargli del male o farlo soffrire per il minor tempo possibile, al massimo.
Stava quasi per sfiorare il pensiero che avrebbe preferito essere stata presa in giro piuttosto che farlo stare male, ma la voce elettronica proveniente da chissà quale parte dell'aereo comunicò ai passeggeri l'obbligo di spegnere i dispositivi elettronici.
Clarissa estrasse il cellulare dalla tasca della felpa rossa che aveva messo indosso e fece illuminare lo schermo premendo il tasto laterale. Apparve sullo sfondo una foto di lei e Matteo sul divano di casa sua, abbracciati a guardare un film. Sorrise a quel ricordo bellissimo e poi spense definitivamente il cellulare.----------
La tensione che percorreva Matteo da capo a piedi si poteva tagliare con il coltello, le macchine non si muovevano nel traffico mattutino di Manchester e lui si spazientiva sempre di più. Dopo averci messo poco meno del doppio del tempo che aveva calcolato, parcheggiò dove trovò posto e scese velocemente dalla macchina. Corse tra un marciapiede e l'altro, attraversando le strisce pedonali alla stessa velocità con cui percorreva la fascia in un campo di calcio. Il tempo che ci misero le porte automatiche ad aprisi gli sembrò un'eternità ed il cuore gli batteva sempre più all'impazzata.
Una volta dentro, corse verso il tabellone che riportava indicato ogni volo con rispettiva destinazione, codice, orario d'imbarco, di partenza e compagnia aerea. Non vide nessun aereo che sarebbe partito per New York nelle prossime ore e pensò che ci potesse essere qualche speranza, a meno che non ce ne fossero stati precedentemente durante la notte.
Matteo si avvicinò con, se possibile, crescente agitazione alla zona del check-in della compagnia aerea americana per chiedere informazioni, ma vide ogni banco deserto ed ogni luce spenta. Gli sembrò molto strano, ma pensò solamente ad una sfortuna esagerata. Fece per guardarsi attorno e pensare a qualche altra soluzione, quando vide passare qualche metro più in là un'hostess della compagnia americana.
La ragazza avrà avuto sui 25 anni e sembrava piuttosto agitata, camminava velocemente e sembrava sapere perfettamente dove andare, ma per Matteo era troppo importante sapere qualcosa di più sul volo che poteva aver preso Clarissa, così la fermò.- Mi scusi, posso chiederle se questa notte sono partiti voli per New York? - domandò il ragazzo, andandole incontro.
Lei sembrò sorpresa e si prese un po' di secondi per formulare la risposta giusta. - Non posso dirle niente al momento. - si notava che era una frase che le avevano ordinato di dire.
- La prego, è importante... - tentò Matteo. - Su quel volo, se c'è stato, dovrebbe esserci la ragazza che amo. - sperò di essere compreso dalla donna, e dovette riuscirci, poiché subito dopo lei parlò.
L'hostess assunse un'espressione dolce, ma contemporaneamente triste e rivolse all'ingiù gli angoli della bocca. - Tu sei giovane e puoi farcela, ci sono persone anziane che hanno perso i propri figli. - iniziò lei.
Matteo fissava a terra, poi rialzò lo sguardo per risponderle. - Cosa sta cercando di dirmi? - disse ancora in inglese come aveva parlato fino a quel momento, utilizzando le ultime forze psicologiche che non lo avevano ancora abbandonato. - Mi dica che sto capendo male, mi dica che ho frainteso tutto. - aggiunse.
Le parole piene di speranza e d'amore di quel ragazzo così giovane fecero commuovere la donna, che versò qualche lacrima.
Fu allora che Matteo capì. Non voleva credere davvero quello che aveva sentito, era completamente immobile e il mondo attorno a lui si era fermato, forse per sempre.
L'hostess mise delicatamente le mani sulle spalle di quel ragazzo che aveva perso la persona più importante della sua vita e lo fece sedere sulla panchina più vicina.
Gli portò dell'acqua, ma lui non si muoveva e non dava cenni nemmeno di averla sentita. Solo dopo una mezz'oretta, all'improvviso, Matteo si portò le mani al viso e pianse, pianse tanto e forte. Aveva appena realizzato che non l'avrebbe mai più rivista.
Clarissa non c'era più.
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Life for rent - Matteo Darmian
FanfictionPrima storia su Matteo Darmian pubblicata su Wattpad. Matteo Darmian è un calciatore italiano molto promettente che decide di lasciare il Torino per il grande calcio, destinazione Manchester, per giocare con lo United e dare una svolta alla sua car...