Quattordici

445 44 10
                                    

Matteo parcheggiò la macchina poco lontano dal bar, pioveva a dirotto. La pioggia inglese era intensa e copiosa, quel temporale in particolare sembrava durare molto. L'abitudine di Clarissa era quella di andare a lavoro a piedi, ma con tutta quell'acqua era impensabile tornare a casa. Perciò il ragazzo aveva deciso di andarla a prendere per portarla a casa, supponeva che le avrebbe fatto piacere. Niente di eccessivo, aveva pensato, era semplicemente un favore o un'attenzione che faceva o dedicava ad un'amica a cui teneva.
Il turno della ragazza era quasi finito, quindi decise di entrare nel locale per salutarla e poi aspettarla. Fece una corsa fino a che non fu al riparo e aprì la porta, il campanello suonò come sempre. Vide Clarissa intenta proprio a salutare Isabelle mentre andava via, già con i vestiti normali indosso. Gli occhi delle ragazze caddero a tempo sulla figura di lui e un grande e sincero sorriso si aprì sul viso della sua amica, Isabelle pensava sempre di più di avere ragione. L'altra si avvicinò a lui e lo salutò abbracciandolo come ormai era la loro abitudine.

- Tutto bene? - domandò lui mentre si staccavano.

- Sì, tutto bene. - rispose sorridendo la ragazza. - Come mai qui? Non ti aspettavo! - preseguì poi con allegria.

Matteo girò lo sguardo verso la finestra ed indicò la pioggia ridendo. - Ho pensato ti avrebbe fatto piacere non marcirti. - spiegò subito dopo.

Clarissa scoppiò a ridere dopo aver seguito il dito del suo amico, poi tornò a guardarlo, assumendo un'altra espressione. - Io avrei un'idea migliore... - sorrise stranamente.

- Di che genere? - domandò lui, quasi intimorito da una possibile idea pazza dell'amica.

Lei sorrise ancora e lo prese per mano, tirandolo in direzione dell'uscita. Isabelle sorrise salutandoli e rise alla vista dell'espressione stranita di Matteo. Pensò che niente di meglio potesse accadere alla sua amica e di questo ne era sempre più convinta.
I due ragazzi arrivarono fuori, al confine tra la parte di marciapiede coperta dalla tettoia e quella su cui la pioggia cadeva a dirotto.

Clarissa lasciò la mano di lui e si guardarono, poi allargò un braccio di fronte a sè. - Corri. - ordinò.

- Eh? - fece lui non capendo.

- Corri sotto l'acqua! - ripetè lei, ridendo.

- Sei pazza? - rispose lasciandosi contagiare dalla sua risata. - Mi ammalo, e poi come lo spiego al mister? - fece.

- Eh, va beh! Un raffreddore casuale... - fu la risposta della ragazza.

- Ma perchè dovrei? - domandò ancora Matteo, senza capirne il senso.

- Perchè è divertente! - rise Clarissa facendo un passo in avanti e quindi iniziando a bagnarsi.

- Tu sei matta. - rise Matteo, rimanendo all'asciutto.

Lei provò a prendergli un braccio per tirarlo sotto l'acqua ma non ci fu verso, il ragazzo rimaneva al coperto e lei sotto il temporale.

- Ti prenderai qualcosa se rimani ancora tanto lì sotto... - osservò lui dopo qualche istante.

Quella frase riportò alla mente di entrambi il momento e il motivo grazie al quale si erano conosciuti. Era ciò che aveva pensato quando aveva visto Clarissa sulla panchina sotto la pioggia, quel giorno, e aveva così deciso di regalarle la sua felpa impermeabile. Non voleva che quella ragazza si ammalasse, ed era quello che non voleva accadesse anche in quel momento. Pure quel giorno aveva piovuto, anche se con decisamente meno intensità. Matteo si guardò, per controllare cosa stesse indossando e fu proprio in quel momento che si rese conto che anche la ragazza aveva avuto il suo stesso ricordo portato alla mente.

- Niente felpa rossa oggi? - rise infatti Clarissa.

Matteo si guardò un'altra volta per poi riportare lo sguardo su di lei. - No, niente felpa... - sorrise.

Una strana atmosfera si era diffusa, i ricordi della loro amicizia avevano creato nei due una sensazione di affetto amorevole e piacevole. Si sorridevano dolcemente pensando a come fossero arrivati fino a lì, a come la loro amicizia si era insolitamente sviluppata.
Clarissa fece nuovamente un passo verso Matteo per rimettersi al riparo, ormai completamente bagnata di acqua piovana, ridendo.
Il ragazzo si incantò a guardare la sua risata, la risata che aveva imparato a conoscere e a vedere sempre più bella con l'andare avanti della loro amicizia. Prese una mano della ragazza, che lo stava fissando. Con l'altra, non resistette alla strana ed incontenibile voglia di fare una carezza sulla guancia, sulla mascella di Clarissa. Lei lo guardava sempre con il sorriso sulle labbra, sembrava apprezzare.
Erano sempre più vicini, per opera di entrambi. Non si erano accorti di fare sempre più passi avanti. Ora i loro occhi erano distanti pochi centimetri, i sorrisi non abbandonavano i visi dei due e, senza fermarsi, continuarono ad avvicinarsi fino a che ad unirsi non fossero solamente le loro mani ma anche le loro labbra.
Fu un bacio lento e sentimentale, le labbra dell'uno si muovevano piano e con dolcezza su quelle dell'altra e nel cuore dei due ragazzi non c'era nient'altro al mondo che quel contatto che non sapevano di aspettare da così tanto tempo, che non sapevano che li avrebbe fatti stare così tanto bene. In quel momento non pensavano all'imbarazzo di star baciando una persona che non avrebbero dovuto, ma solo a quanto benessere infondesse il sentire l'altro così loro.
Mentre Matteo e Clarissa si baciavano senza volersi mai staccare, una figura nera svoltava l'angolo dietro al bar.

Life for rent - Matteo DarmianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora