Sette

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Clarissa aveva da poco cominciato a pulire i tavoli del bar.
Era sera e mancava poco alla chiusura, all'interno del locale rimaneva un solo cliente che stava scegliendo un gelato con il figlio vicino al congelatore che li conteneva. Poco dopo, Isabelle fece pagare i due, che poi uscirono lasciando sole le ragazze all'interno.
Clarissa ribaltò l'ultima sedia e la appoggiò sopra al tavolo con le gambe rivolte all'insù. Si avvicinò al bancone e lanciò in un angolo lo straccio che aveva appena usato per pulire.

- Hai già lavato il pavimento? - le chiese la collega raggiungendola, poichè nel frattempo era andata a lavare qualcosa nel lavandino della piccola cucina sul retro.

- Non ancora. - rispose l'altra.

- Allora ci penso io. - ribattè la ragazza mora.

- Va bene. - acconsentì Clarissa, riprendendo lo straccio e mettendosi a pulire anche il bancone, sporco di briciole e gocce di caffè.

La ragazza era parecchio inquieta quella sera.
Quel pomeriggio non aveva incontrato Matteo. Lo aveva aspettato per tutti i minuti della sua pausa, ma senza vedere mai la sua macchina accostarsi al lato della strada come ogni giorno. Quando aveva sentito la sveglia del suo cellulare suonare, aveva sentito un vuoto paragonabile a quello che provava quando terminavano una chiaccherata ma molto, molto più intenso. Con quella sensazione addosso, era rientrata al bar e aveva ripreso a lavorare, assorta nel suo mondo di pensieri riguardanti il motivo di tale assenza.
In quel momento si sentiva ancora strana. Poteva sentire la presenza del nodo in gola della mancanza. Quando sentì però una voce, la sua voce, tutto quel misto di preoccupazione e sconforto si sciolse per far spazio al battito accellerato del suo cuore.

Matteo entrò nel bar facendo suonare la campanella.

- Buonasera! - lo salutò Isabelle come un normale cliente, anche se sapeva benissimo chi fosse. Si girò verso Clarissa e la vide arrossita.

Lui ricambiò il saluto della collega della sua amica, poi si rivolse a quest'ultima. - Ciao! - fece.

- Ciao! - disse anche lei, inevitabilmente sorridendo con fare affettuoso. Clarissa cominciava a chiedersi come sarebbe andata a finire quella situazione strana ed insolita rispetto al luogo della loro panchina mentre lei diventava completamente l'esempio del nervosismo fatto persona. - Come mai questa visita? - riuscì a dire.

Matteo si avvicinò agli sgabelli, nel frattempo rispose. Il bancone li divideva. - Ti devo delle scuse. - sentenziò guardandola negli occhi.

Lei non riuscì a capire e fece una faccia stranita, era incapace di pensare.

Il ragazzo allora continuò. - Per oggi... - provò a spiegare sull'orlo di una risata per le facce strane di Clarissa, la quale si diede della stupida: il nervosismo e la tensione le impedivano di collegare gli eventi.

- Giusto! - esclamò poi mettendosi a ridere con il ragazzo.

Dopodichè, entrambi abbassarono lo sguardo finchè Matteo non tornò a parlare. - Oggi abbiamo tardato un po', siccome abbiamo anche iniziato più tardi. - spiegò. - Scusami, non ho avuto modo per avvertirti, ieri non lo sapevo ancora che oggi sarebbe stato così. - proseguì con voce tranquilla ma con uno sguardo che lasciava trasparire un leggero senso di colpa. - MI dispiace tantissimo. - concluse guardandola.

Lei si sorprese ancora piacevolmente del fatto che quegli incontri non fossero superflui per lui. - Non fa niente, può succedere! - sorrise rassicurante Clarissa. Le parole di Matteo l'avevano tranquillizzata facendo sparire ogni preoccupazione per il mancato incontro di quel pomeriggio, si sentiva sollevata. Poi le venne un'idea, anche se formulare quella frase fu una vera impresa. - Se vuoi, posso... ecco... - iniziò ma senza mai terminare, siccome lui arrivò al punto prima della ragazza.

- ...possiamo scambiarci il numero. Sì, va bene! - concluse Matteo con una risata che, come sempre, contagiò anche lei.

Fecero quanto avevano deciso e parlarono ancora per una decina di minuti, mentre Clarissa sistemava gli oggetti sul bancone vicino al quale era seduto lui,dopo averlo pulito. Passeggiava per il bar facendo ciò che doveva ancora finire di fare prima della chiusura con lui che, a tratti la seguiva continuando a parlarle e a tratti la osservava da seduto.
Lei chiacchierava serenamente e rideva mentre lui le faceva compagnia in questo modo.

- Credo di dover andare. - fece lui ad un certo punto osservando l'orologio grigio appeso alla parete sopra l'entrata. - Altrimenti stasera non ceno più. - aggiunse divertito, pensando alle sue difficoltà in cucina probabilmente.

- Ci vediamo allora... - sorrise lei, come sempre un po' in imbarazzo.

- Certo, a domani! - la salutò Matteo.

Clarissa ricambiò e si diresse sul retro, con ben altro umore rispetto a qualche minuto prima. Pensò alle diverse sensazioni che si dibattevano in lei in presenza di Matteo, dall'imbarazzo dei saluti legato al fatto che lei non sapesse cosa aspettarsi ma che puntualmente lui smorzava promettendole un successivo incontro, alla tranquillità che le portavano invece i momenti passati insieme al ragazzo. Tranquillità di cui sentiva la mancanza quando era sola, tormentata com'era la sua mente, che la riportava sempre a quel timore nascosto di non aver completamente chiuso la questione con suo padre lasciando New York. A volte pensava che fosse addirittura stata troppo facile la separazione.

Isabelle aveva osservato Clarissa e Matteo per tutto il tempo e, vedendo come lei si comportava ogni giorno, si sentiva di poter affermare che quel ragazzo le faceva davvero bene. Notava la differenza tra l'umore che aveva quando era con lui e quello di quando non c'era forse più che la diretta interessata. In generale, vedeva la sua amica nettamente migliorata da quando lo conosceva.
Sapeva poco di quello che la ragazza aveva passato, ma sperava davvero che fosse la sua occasione di essere felice anche se magari era ancora presto per dirlo.

Life for rent - Matteo DarmianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora