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MEREDITH

La signora Campbell mi guarda da dietro i suoi occhiali.
«Allora...hai intenzione di dirmi perché hai quell'espressione o devo indovinare? Sai sono brava in questo» gioca con la penna e mi guarda in attesa di risposte, ma io non apro bocca.
«Ho capito. Come si chiama?»
È seria e mi guarda negli occhi come sempre.
«Cosa?» cerco di far finta di niente ma è troppo sveglia per non capirlo «Ah Meredith, come si chiama? Frequenta i tuoi corsi?» sorride quando le viene in mente un'idea, fantastico. «Potrei sempre prendere la tua cartellina e vedere chi ti è venuto a trovare in ospedale; magari sono fortunata.» ma può farlo? «Si chiama Adam» abbasso la testa; è la prima volta che lo ammetto ad alta voce.
La terapista si risiede e mi sorride «Adam...beh è un inizio, cosa ha fatto per farti avere quell'espressione?»
«Nulla a dire il vero» cerco di non pensare a quello che mi ha chiesto ieri sera.
«Se quella è la tua faccia felice allora abbiamo un problema»
«Solo...ieri mi ha...chiesto di provare, di riprovare, ma io gli ho detto che non so se solo pronta» faccio una smorfia «Non sono pronta è la frase più insulsa che esista» mi torturo le mani.
«Provare a fare cosa esattamente?»
«A stare insieme, credo. Oddio non lo so» mi alzo di scatto.
«Meredith, tu credi di essere pronta?» mi risiedo e guardo il vuoto.
Stare con Adam Scott, mi sembra tanto strano. Presentarsi alla sua famiglia, andare con lui ovunque. Non sono abituata a tutto questo, non ho mai avuto un ragazzo al liceo.
«Si» dico automaticamente. Senza pensarci due volte ho detto sì e ora sulla faccia della signora Campbell c'è un'espressione compiaciuta.
«Allora diglielo. Se sei sicura buttati Meredith. Devi provarci e se ti scotterai ci proverai di nuovo» mi strizza l'occhio, per la prima volta «Ora vai a dirglielo» esco da quel posto, mi sembra di soffocare. Per la strada verso i dormitori mi trattengo dal correre, cammino piano cercando di sembrare controllata anche se dentro scoppio. Ho bisogno di dirgli quello che penso, provo, sento ma è difficile.
Quando arrivo davanti alla sua stanza prendo un bel respiro e busso due volte.
Mi apre lui, fortunatamente, e appena mi vede sorride.
«Ciao, posso aiutarti in qualche modo?» ha la maglietta bianca a maniche corte e dietro di lui scorgo un paio di scatoloni. Si trasferisce? Se ne va? Proprio ora?
«Si» dico cercando di non guardare dietro. «Si, non sono pronta perché non ho idea di come comportarmi ma ci voglio provare con te Adam» vomito tutte le parole e senza che me ne accorga sono sollevata di venti centimetri e ho il suo viso davanti. La sua acqua di colonia mi riempie le narici.
«Non potevi scegliere meglio» sussurra e poi mi bacia. Piano tanto da farmi sciogliere, le sue mani mi cingono la vita e le cosce. Quando apro gli occhi mi sta fissando attento. «Ho aspettato tanto per questo, ne è fottutamente valsa la pena»

ADAM

Meredith trema sotto le mie braccia. È agitata ma per una cosa positiva.
La porto dentro e chiudo la porta della camera. La appoggio sul letto e la bacio. Non vorrei andarci piano, mi ha fatto impazzire e ora è il mio turno ma non posso pretendere nulla quindi la bacio e guardo gli scatoloni.
«Ho trovato l'appartamento, sai che ne cercavo uno, beh io e Luke ci trasferiamo tra una settimana.» la vedo sorridere e rilassarsi, cosa diavolo aveva pensato?
«Adam, posso farti una domanda stupida?» mi morde il labbro.
«Certo» le sorrido per rassicurarla.
«Perché hai scelto me? Voglio dire non prenderla male ma so che fama hai in questo campus. Hai comunque scelto me, non me ne capacito» ammette. Mi siedo affianco a lei e me la porto vicino, abbastanza da sentire il suo respiro agitato.
«Per una volta non dubitare di te» le accarezzo la guancia «Per una volta sii consapevole della tua bellezza. Per una volta fidati di me, non ti deluderò» la bacio per sigillare quelle parole dentro di lei.
Quando la guardo di nuovo ha gli occhi lucidi ma sorride.
«Mi fido» sussurra.

Il giorno dopo la accompagno a lezione. Fuori dall'edificio saluto qualcuno mentre lei tiene la testa bassa con la mano nella mia.
«Non ti vergognerai di uscire con me» le sussurro facendola ridere.
«A dire il vero si» mi mette le braccia attorno al collo e mi guarda dal basso.
«Ahn si, quindi se ti portassi in classe in spalle sarebbe anche peggio?» si allontana di scatto «Oh no, non osare» mi bacia e si avvia verso la sua aula mentre io mi godo la sua vista, insieme ad altri venti fumatori ritardatari. È bella da morire e quando si gira e mi sorride non resisto. La seguo e velocemente la raggiungo, le metto un braccio attorno alle spalle.
«Questa cosa che metà studenti di medicina ti guardano non mi piace» le dico sorridendo, più o meno.
«Oh davvero? È un vero peccato che a me ne piaccia uno di biologia» la stringo a me e la bacio, di nuovo.

Due ore dopo siamo in una caffetteria con tutti gli altri. Amanda sorride a Meredith ma mi guarda ancora male. Luke e Josh mi fanno qualche sorriso furbo, Kelly e Mackenzie sono emozionate.
Meredith mi guarda sempre, faccio finta di non accorgermene ma il suo sguardo mi brucia sulla pelle e so che la sua attenzione è tutta su di me, e mi sta bene.
Gioca con la sua tazzina e quando dopo un po' rimaniamo soli inizia a parlare.
«Devo andare in tribunale a testimoniare contro mia mamma» abbassa la testa ma le prendo il mento e la fisso negli occhi.
«Va bene, andremo insieme e andrà tutto benissimo.» le bacio la fronte.
«Adam» sussurra.
«Si?»
«Perché l'altra sera eri arrabbiato? Se non vuoi dirmelo non importa» il suo viso è contro il mio petto e il suo respiro mi solletica il collo. Questa domanda mi ha spiazzato. Dovrei raccontarle di mio padre, di mia sorella di tutto il casino che sta succedendo là.
«No, va bene ma non qui» la prendo per mano e al conduco nel parco del campus. È pomeriggio e probabilmente dovremmo studiare come i nostri amici.
«Beh intanto è per colpa di mio padre»

MEREDITH

«Beh intanto è per colpa di mio padre» inizia, la sua mano è stretta alla mia, che probabilmente è sudata.
«Sono cresciuto con un...» si agita mentre parla «Un mafioso» abbassa la testa vergognandosi ma come ha fatto lui a me poco prima gli sollevò il mento e lo guardo.
«Vive a Miami e a Las Vegas, ha tradito mia madre in tutti i modi possibili e ora che non sono più sposati le manda solo i soldi a casa, per noi» stringe la mascella, ora arriva la parte peggiore.
«Io...ho tre fratelli. Jeremy, Madison e Grace» quando pronuncia l'ultimo nome gli brillano gli occhi.
«È la più piccola ed è...come si può definire...potrei dare la vita per lei. È sempre stata la mia preferita, viveva a Seattle. Ma mio padre le ha proposto, con le minacce, di andare a vivere con lui. È stata costretta e ora non ho più sue notizie, vedo foto su internet ma è una finta felicità la sua, lo vedo. Contro mio padre faccio meglio a non mettermi, già non andiamo d'accordo...»
Siamo fermi in mezzo al parco. L'amore per sua sorella è profondo e lo invidio, nessuno mi ha mai amata così. Sua sorella anche se non è felice a suo fratello che la ama, i miei genitori mi vogliono morta. E non mi paragonerei mai a Grace; lei ha vinto in partenza. Ora mi sento in colpa perché sono gelosa di una ragazzina che è obbligata a vivere con il padre mafioso.
Mi faccio schifo.
«Adam mi dispiace così tanto» lo abbraccio.
Lui mi sorride «Non devi, non è colpa tua» mi stringe ancora la mano.
«Ti va se andiamo a Las Vegas con Amanda per le vacanze di primavera?» chiedo sorprendendolo

<<mine story>>

Scusate il disturbo. Volevo chiedevi un consiglio. Siccome ho intenzione di scrivere sia la storia di Amanda sia quella di Grace, quale consigliate per prima?

Per una voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora