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MEREDITH

Sono le sette di mattina, o forse le sei. Il letto è troppo duro e Adam si muove agitato. Sento che c'è qualcosa che non va, forse è la città, ma sta di fatto che sono sveglia. Las Vegas si è appena spenta e i suoi pigri ospiti si stanno addormentando, finalmente un po' di silenzio.
Non potrei mai vivere in una città con il giorno e la notte invertiti.
A quanto pare, però, Grace lo fa già da un po'.
Quella ragazzina con gli occhi così chiari può servire a poche cose al padre e sono tutte molto brutte; ha l'aria innocente e se penso a qual vestito corto mi si stringe il cuore. Capisco perché Adam odii così tanto che stia qui, non è stupido, ha capito tutto fin dall'inizio.
La voce fredda del padre di Amanda si sente in lontananza; probabilmente è nella sala biliardo qui affianco.
Mi alzo silenziosamente e ascolto.
«...No, ascolta...» è seccato «tuo figlio si sta cacciando in affari che non lo riguardano...si ho sentito che va in giro con una ragazza...non mi interessa...domani mattina lo butto fuori casa e spera venga da te anche se dubito, il ragazzo sa il fatto suo...si, Micheal ti tengo aggiornato» cala il silenzio per pochi secondi poi sento una bottiglia di vetro che si apre e dei passi che si allontanano. Che cazzo è appena successo?

ADAM

La mano di Meredith continua a scuotermi da dieci minuti.
«Cazzo Adam» apro definitivamente gli occhi e la trovo in pigiama sopra di me con uno sguardo terrorizzato.
«Mer? Che succede?»
«Ho appena origliato una telefonata tra il padre di Amanda e il tuo. Discutevano di te e del fatto che he ti stai intromettendo in affari che non ti riguardano. Ci butta fuori appena ci alziamo e vogliono che andiamo da tuo padre» spara parole a raffica. Che cazzo vuole mio padre ora?
«Amore ti prego, calmati» le scendono le lacrime e subito me la stringo al petto per consolarla. «Ho paura Adam, qualcosa non va» piagnucola per cinque minuti.
«Dobbiamo andarcene, ora.» si cambia velocemente senza entrare in bagno. Poi accumula tutti vestiti e li spinge dentro la borsa. «Cazzo alzati e fa qualcosa» sussurra per non farsi sentire. Non la contraddico e faccio quello che mi dice «Okay, se ci chiedono perché ce ne andiamo diciamo che stai ma e che torniamo a casa» questa gente ci mette un secondo per capire se sei davvero sull'aereo. «No, dirò che devo risolvere alcune faccende con mio padre» Meredith scuote la testa ma ho già deciso.
«Appena fuori di qui cerchiamo un piccolo motel»
«Adam io voglio davvero tornare a casa, che controllino pure i voli; mi troveranno lì.»
«Devo proteggere Grace» non posso lasciarla qui.
«D'accordo ma lei non può lasciare la città, mi sembra evidente che tuo padre si incazzerebbe a morte» si morde la lingua pertenere il tono basso.
«Ce la faremo» le bacio il naso e poi attento prendo le valige e mi dirigo verso l'ascensore.

MEREDITH

Il salone è completamente vuoto e silenzioso. Forse ci stanno osservando con le telecamere. Poco dopo la voce fredda mi fa rabbrividire.
«Dove andate?» è distaccato ma evidentemente interessato.
«La ringrazio per l'ospitalità signor Carter ma preferiamo pagarci il soggiorno. Chiederò a mio padre se mi può procurare una stanza semmai.» senza degnarlo di un'altro sguardo entra in ascensore con me dietro e preme il tasto zero.
«Okay, amore prendiamo un taxi okay?» con gli occhi mi fa segno che ci sono le telecamere e poi abbassa lo sguardo.
«Certo, sta sera c'è quella festa... Andiamo a fare shopping con Grace?» sparo frasi a caso sperando di non tremare.
«Bella idea, così ti puoi rilassare» mi da un bacio e poi usciamo velocemente dal palazzo. Fermiamo subito il primo taxi che passa.
«Un motel lontano da qui?» chiede Adam. Si è completamente fidato di me quando gli ho detto di andare via e questa è l'ennesima prova di quanto lo amo.
«C'è ne sono un paio vicini al centro ma sono isolati e abbastanza tristi.» l'autista, che a quanto pare è abituato a consigliare posti nascosti, corre nelle strade semi deserte.
Mando un messaggio ad Amanda. <<Ciao, io e Adam abbiamo deciso di prendere una camera. Non mi sembrava educato alloggiare da te. Chiama, vado a fare shopping» lascio il messaggio vago e spero capisca il messaggio che c'è dentro; sa che non vado a fare shopping.
Dopo cinque minuti il telefono squilla.
«Cazzo, Meredith che succede?» sento che ha il fiatone, probabilmente è corsa in strada.
«Sei sicura di non avere cimici nel telefono o cose così» sono diventata paranoica, fantastico.
«Si sono sicura. Quando stavo uscendo di casa mia papà era al telefono con il padre di Adam. Dove siete? Che succede?»
«Stiamo andando in un motel appena fuori città. Non venirci con la tua auto. Prendi un taxi, non devi essere seguita»
«Mer...che cosa stai dicendo? Sembra un film di spionaggio e mafia» ride poi non sentendo risposta dice «Ho capito, manda indirizzo» chiude e io rimango ancora più in ansia.
Il taxi si ferma davanti ad un complesso color caramello. Le finestre sono sbarrate e sembra molto sporco ma è evidente che chiunque può alloggiare qua senza essere identificato.
Adam paga l'autista e poi solleva le valige fini alla direzione. Un uomo  sulla cinquantina è seduto stravaccato sulla sedia. Ha in una mano un panino e nell'altra il telecomando della piccola televisione affianco. I pochi capelli sono spettinati e la maglietta è molto sporca. Mi viene da vomitare solo a pensare come possono essere le camere.
«Salve...vorremo pendere una stanza per due. Circa due o tre notti, le farò sapere.» il tipo ci guarda perplesso e si concentra soprattutto su di me con un sorrisetto; sicuramente non siamo i suoi tipici clienti. «D'accordo, cinquanta a notte. I vostri nomi?» prende una penna e distrattamente scrive su un foglietto.
«Jonatan e Kris Jefferson. Siamo in luna di miele» Adam sorride in modo ebete e mi prende la mano.
«Oh ma pensa un po'» il tipo afferra avidamente i soldi e poi non ci degna più di uno sguardo, fortunatamente.
Adam mi trascina via della bancone fino alla camera 9B.

ADAM

La stanza puzza di muffa e fumo. Nessuno la lava da secoli ed è un miracolo che ci sia una finestrella oltre a delle trapunte con motivi floreali. Fortunatamente ho portato via le mie lenzuola e i miei asciugamani o non avremmo dormito.
Meredith si guarda intorno rigida, sicuramente il posto le ricorda qualcosa. Mi ha raccontata della baracca in cui i viveva e ora mi sento in colpa per averla portata in un posto come questo.
«Mer, se non vuoi ne cerchiamo un'altro» le prendo la mano e lei annuisce e mi si stringe al petto.
«Nessun problema. C'è la faremo, solo aspetta che scrivo il numero della stanza ad Amanda, è in arrivo» afferra il telefono e dopo pochi minuti bussano alla porta. Appare Amanda spettinata  e con lo sguardo confuso.
«Siamo nella merda» dice.

Per una voltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora