Bene, coraggio Erica puoi farcela penso nel tentativo di incoraggiarmi.
Mi trovo di fronte ad un cancello grigio, di lato vedo una targa con incise le vittorie dalla Lazio ai derby che mi fa accennare un sorriso. Il vento mi porta dei ciuffi di capelli davanti agli occhi e con la mano li sistemo, portandoli dietro l'orecchio. Non è la prima volta che vengo qui, ci sarò venuta almeno un centinaio di volte. Adoro questo posto, la natura che lo circonda, i paesaggi di campagna, tanti tifosi riuniti per incoraggiare la squadra, mi fa rilassare.
Mi guardo attraverso le specchietto del motorino, per controllare che niente sia fuori posto, e prendendo il telefono vedo che ore sono.
Strano, sono in anticipo di dieci minuti... oggi penso nevicherà.
Decido di piazzarmi seduta sul muretto della recinzione, avvicino lo zaino e prendo il blocco da disegni e decido di passare il tempo disegnando quel bellissimo paesaggio.
Tiro fuori dallo zaino anche il mio ''attrezzatissimo'' astuccio e decido di disegnare con la fusaggine, in modo che mi sia più facile fare lo schizzo.
Passa poco tempo esento il rumore di un auto avvicinarsi. Alzo lo sguardo e vedo un auto sportiva, una Lamborghini nera fermarsi davanti al cancello aspettando che si aprisse. I finestrini sono abbassati e riesco a vedere il conducente.
Oh. Calma ...
Rimango paralizzata per un istante e porto le mani sul volto. Davanti a me si trova il capitano della Lazio, Lucas Biglia. L'ho sempre stimato tantissimo, amo come gioca, il supporto che da alla squadra e il ruolo fondamentale che ha come regista. Ancora ferma immobile noto il suo sguardo posarsi su di me, e mi fa un cenno con la mano per salutarmi. Capisco solo dopo pochi secondi che sta salutando proprio me, così tolgo una mano dal viso e rispondo al saluto.
Si, ha proprio salutato me...
Sento che sto scoppiando dalla gioia ma cerco di contenermi per evitare figuracce. Ad un tratto inizia a ridere e si indica la guancia destra, per poi scomparire dall'altra parte del cancello.Mi guardo le mani... sono tutte sporche di fusaggine.
«No... non posso crederci» mi dirigo verso il motorino e mi guardo attraverso lo specchietto.
«Bene... ho appena incontrato il capitano e sono tutta sporca in faccia di fusaggine» dico ridendo, cercando di non piangere.
«Dovevo proprio disegnare con la fusaggine? La matita non mi bastava?» mi rimprovero.
Prendo dallo zaino un pacchetto di fazzoletti e mi pulisco il volto.
Passa poco tempo e sento un rumore di passi alle mie spalle.«Erica, sei tu giusto?»
Mi volto e mi ritrovo davanti un signore sulla quarantina d'anni, indossa una maglia a maniche corte bianca, pantaloni beige e porta una paio di occhiali con una montatura molto elegante.
«Si, sono io»rispondo.
«Quanto sei cresciuta! Ormai sei diventata una signorina!» dice avvicinandosi.
«Ciao Giacomo!»rispondo e ci salutiamo dandoci due baci sulla guancia.
Inizialmente non l'avevo riconosciuto. Devo ammettere però che è dimagrito molto dall'ultima volta che ci siamo visti.
«Allora, sei emozionata?»
«A dire il vero sì» rispondo «E grazie ancora per avermi dato questa opportunità, veramente. Mi impegnerò al massimo!»
Ride «Non ne dubito! Dai adesso entriamo così ti faccio fare un giro del campo,poi inizieremo subito a lavorare»
Annuisco e ci avviamo oltre il cancello.
Il posto è davvero magnifico. Facciamo il giro di tutto il campo, e lui mi mostra ogni singolo particolare. Non ci sono molte persone, solo alcuni addetti, in fondo è ancora presto e oggi si terranno gli allenamenti a porte chiuse.
Finito il giro turistico iniziamo a lavorare. Mi spiega le varie attrezzature che utilizzeremo, la fotocamera, i vari obbiettivi, filtri, flash e schede di memoria.
Il mio lavoro inizialmente sarà quello di gestire la varie attrezzature, preparare la macchina e le schede di memoria, controllare che le batterie siano cariche, se le ottiche sono in perfetto stato e controllare il sistema di trasmissione da macchina a computer. Forse più in là Giacomo mi farà fare anche delle foto, ma per adesso mi va bene così. La parte meno complicata sarà lavorare al computer, visto che ho fatto il liceo artistico e mi sono specializzata in grafica,diciamo che sarò la sua assistente digitale.
Ci dirigiamo verso il campetto ancora mezzo vuoto, ci sono solo i pochi addetti che preparano il campo per gli allenamenti e tra loro vedo Lucas che li aiuta.
Gli altri giocatori ancora devono arrivare, ma lui già si trova sul campo. Rimango a fissarlo per qualche secondo, incantata, quando sento la voce di Giacomo riportarmi alla realtà.
«Erica, adesso dovrebbero arrivare tutti i calciatori e noi dobbiamo farci trovare pronti»
Mi volto verso di lui.
«Quindi adesso dovresti preparami l'attrezzatura per favore».
«Agli ordini» e subito obbedisco.
Nel frattempo vedo arrivare tutti gli altri, e tra loro riconosco subito Federico Marchetti, primo portiere della squadra. Ho sempre amato il ruolo di portiere, e devo ammetterlo, è il mio giocatore preferito. Distinguo anche le figure di Berisha, Basta, Candreva e di Anderson, che parla divertito con Keita.
Cerco di non distrarmi troppo ma l'emozione è immensa, e sento il cuore che non vuole proprio darsi una calmata, prendo un respiro profondo e ricomincio a lavorare.
***
Finiti gli allenamenti aiuto Giacomo con l'attrezzatura.
«Per oggi abbiamo finito, sei andata benissimo per il primo giorno!» Dice Giacomo dandomi una pacca sulla spalla.
«Grazie mille! Non vuoi che ti aiuto a trasferire le foto al computer?»
«Per oggi va bene così, dai torna a casa e salutami tanto tuo padre e tua madre! »
«Grazie ancora, e si lo farò!»
Lo vedo allontanarsi e decido di rimanere ancora li per un po'. I giocatori sono andati tutti negli spogliatoi e ancora non è arrivato nessuno a sistemare le varie attrezzature che hanno usato per allenarsi. Sono rimasta sola, con tutto un capo a mia disposizione.
«Bhe, non penso di fare nulla di sbagliato giusto?» mi domando.
«Non mi vede nessuno, e poi sarebbe un peccato non approfittarne »
Così alla fine mi convinco e decido di entrare nel campo. Prendo un pallone e inizio ad eseguire tutti gli esercizi che ho visto prima fare alla squadra. Sembra un sogno eppure eccomi qui, allenandomi in questo campo senza farmi vedere da nessuno.
Dopo una serie di dribbling all'interno dei vari conetti disposti a terra, raggiungo l'aria di rigore e tiro.
«Sì!» urlo e corro verso la porta per riprendere il pallone.
«E Colombo segna il goal decisivo!»
«Mi sarei stupito del contrario».
Sento una voce alle mie spalle. Rimango immobile per un paio di secondi, poi trovando il coraggio mi volto.
Lucas.

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Unica Passione
RomantizmLavorare durante le vacanze era l'ultima cosa che Erica Colombo avrebbe voluto: nel suo ideale, l'estate dopo la maturità sarebbe stata un concentrato di riposo, serie TV e pizza. Eppure, alla proposta di tirocinio come assistente fotografa al centr...