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Finalmente avevo compreso e affrontato la realtà. Nel tragitto per andare a casa mia, mi feci una mappa concettuale di tutto quello che stava succedendo. Il problema principale ancora una volta era lei: Eugenia. Ma d'altronde, non potevo darle tutti i torti. Era nata e cresciuta in una realtà dove io ero suo cugino, avevo preso un ruolo fondamentale sin dal principio della sua vita. Adesso scopriva che sua madre, non era sua madre, che suo cugino, non era suo cugino e per di più, che l'amava. Era tutta una realtà che le si sgretolava sotto i piedi. Ormai tutto ciò che lei conosceva, poteva essere falso o non vero per lei. Capivo il suo comportamento in ospedale, e anche le sue risposte. ''Che cosa avrebbe detto la gente?'', ''Due cugini non possono stare insieme''. Pensavo che le sue risposte erano state studiate per una probabile conseguenza che lei si era creata dentro la sua testa. Quindi, in un certo senso, poteva esserci una minima possibilità che anche lei provava qualcosa per me. Infondo la conoscevo bene. Sapevo che lei, per difendersi, trattava male le persone. Usava questa sua corazza da donna forte e insensibile, ma solo in pochi sanno che è la ragazza piu fragile del cristallo puro. In ospedale mi aveva trattato veramente male, ma non so perchè io quella sera volevo comprenderla.
Nonostante ció, pensare che le avevo detto ''Addio'' mi distruggeva e non mi faceva chiudere occhio. Ormai da tre notti. Mi tenevo aggiornato con mia zia, per sapere come stava, e se aveva miglioramenti.

''E' bello che, nonostante i discorsi che avete avuto, tu mi mandi sempre messaggi per sapere come sta. Si vede che le vuoi veramente bene Peter. Spero che quando la tempesta si calmerà, i vostri non siano ancora addii. Baci, zia Emy''

Forse i nostri non erano addii sinceri, o forse si. Forse non lo erano mai stati veramente. Ancora una volta non capivo cos'altro aveva in serbo per me il destino. Dovevo vedere la persona che amavo da una vita amare un altra persona? Oppure dovevo vederla felice al mio fianco?
Mi distolse una chiamata dai miei pensieri: Lali.

Pet: Tempismo perfetto! Avevo bisogno di sentirti. Come hai fatto a sapere che ero sveglio a quest'ora?

Lali: Perchè c'è una cosina, in un applicazione chiamata whatsapp, che si chiama 'ultimo accesso...'

Pet: Stavo leggendo la conversazione con mia zia Emy di oggi.

Lali: Hai sentito tua cugina?

Pet: No. So che sta bene. Domani torna a casa.

Lali: Io credo che i vostri non siano addii sinceri. Siete fatti per stare insieme! Vi completate, lei ha bisogno di capirlo. Da fidanzato, da amico, da cugino, da conoscente, da tutto.

Pet: Spero soltanto che quando lo capisce, non sia troppo tardi.

Lali: Non lo sarà.

Pet: Tu sei una di quelle poche persone che mi vuole bene. Mi da coraggio e consigli. Fai molto con poche parole, ma non te ne accorgi. Grazie.

Lali: Non devi ringraziarmi. Ci sono per te, lo sai. Comunque adesso chiudo. Domani incontro Gas. Ma sono tranquilla. Forse.

Pet: Finalmente! Era ora che uscivate insieme! Ma stai attenta la ragazzino che non voglio uccidere nessuno poi.

Lali: Va bene, va bene. Buonanotte.

Pet: Buonanotte piccola.

La mattina seguente mi svegliai di soprassalto. Questo mi capitava molto spesso, visto che non dormivo tanto e non avevo neanche l'umore di affrontare un intero giorno. Volevo mettere in pausa quel momento della mia vita, o tirarlo avanti e saltandolo del tutto.

Decisi di alzarmi dal letto, avevo bisogno di una buona dose di caffe mattutina. Quindi ancora a torso nudo, m'incamminai per la cucina. Pensavo d'esser solo in casa, perchè mia madre usciva presto per andare a lavoro, ma scendendo le scale, mi ritrovai una visita che in quel momento non pensavo di trovare.

Euge: Sei.. dimagrito

Mi paralizzai. La sua voce fu come un gell che pervase tutto il mio corpo. Non sapevo lei che ci facesse li. Tutt'un tratto, volevo coprirmi. Non volevo che lei mi guardasse e nella mia testa sapevo che non poteva essere un pensiero assolutamente stupido. Come potevo vergognarmi di lei dopo tutto. Ma in quel periodo mi sentivo vulnerabile, non permettevo nessuno di guardare le mie cicatrici. Risposi per istinto, un altra volta.

Pet: Non sapevo che fossi sotto, avrei messo una maglietta. Anzi non capisco proprio che ci fai tu qui.

Euge: Mi hanno dimesso dall'ospedale di mattina presto, e mi sono fatta lasciare da mia madre qui.

Pet: Perchè?

Euge: Perchè mi manchi.. e per chiederti scusa.

Pet: Mi hai detto addio in ospedale, ricordi?

Euge: si, certo che me lo ricordo! Da quel momento io non ho fatto altro che pensare a te. Ogni momento. Non volevo dirti tutte quelle cose. Ti chiedo scusa perchè.. per me non è stato facile e ho dato a te tutte le colpe ma so che non dovevo.. Peter.. io ho bisogno di te nella mia vita. Perché se tu non ne fai parte io mi sento come una festa senza musica, come un pesce senz'acqua, come un cuore senza una parte mancante. Io mi sento inutile se non ti ho con me.

Le diedi subito le spalle. Quelle parole mi commossero, anche tanto. Allora d'istinto mi girai e la strinsi forte. Lei ricambio. In quel momento i nostri cuori si stavano toccano, e quel cuore che tanto spiegava lei, aveva finalmente trovato la sua parte mancante.

Pet: dovrai dirmi altro se vuoi che sparisca dalla tua vita. Tu fai parte di me e sempre ne farai parte.
Euge: questa è una delle tantissime cose che amo di te. Sei buono. Riesci sempre a perdonarmi anche se faccio cazzate. A proposito, in questo periodo ne ho fatte tante e..
Pet: non importa, non contano piu.
Euge: no Pet non capisci.
Pet: sul serio, stai tranquilla è acqua passata.
Euge: Peter io provo qualcosa per te.. e non penso sia soltanto amicizia.

In quel momento la baciai. Mi venne spontaneo, naturale. Come se un puzzle si fosse completato con una frase. Una frase, che può cambiarti l'intera giornata, oppure l'intera vita.










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