Un sole elettrico, corposo, illuminava la stanza color pastello.
Clara sedeva sul letto, gli occhi ancora appesantiti da quella notte agitata. Il terribile incubo aleggiava ancora intorno a lei, come una nebbia di ricordi e paura. A farle compagnia, solo il silenzio.
"Ben svegliata tesoro, questa notte ti è piaciuto vero?" sussurrava viscida la farfallina blu acceso, sfiorando il corpicino tremante di Clara.
Un senso di nausea attanagliava lo stomaco della piccola e la stanchezza la faceva sentire come morta.
Quella notte non aveva riposato neanche per due minuti, appena aveva chiuso gli occhi arrossati dal pianto aveva rivisto la stanzetta deserta e le farfalle l'avevano trascinata nell'oblio. Aveva aleggiato nel terrore per chissà quanto mentre percepiva ogni singola sensazione di quel momento."Hey, tesoro... Devi vestirti o faremo tardi, abbiamo appuntamento alle 08.30 in punto" disse dolcemente Elena affacciandosi dalla porta color beige. L'orologio a forma di luna indicava le 08.00.
Elena entrò nella stanza di Clara, sospirò e aprì il piccolo armadio.
Quella casa era diventata una fredda prigione e tutto si stava sgretolando sotto gli occhi disperati di Elena. Clara non parlava ormai da settimane e Elena sapeva che non riusciva neanche a riposare, glielo dicevano gli occhi cerchiati della sua bambina.
Neanche Elena trovava pace, la notte era insostenibile e costellata di immagini orribili sulla sua Clara violata.
"Fortuna che oggi andremo dalla psicologa... Spero così tanto che Clara si apra, almeno con lei...." pensò Elena percependo le lacrime imminenti.
Frugò tra i vestitini di Clara e scelse un abito a maniche corte e gonna a campana azzurro con piccoli pois grigio chiaro, collant bianchi e un golfino grigio perla.
Aiutò la sua piccola a vestirsi, come non succedeva da un pò. Pettinò i morbidi boccoli di Clara in un'ordinata coda e li legò con un elastico lilla. Il volto inespressivo della bimba si rifletteva nello specchio e Elena si chiese se la sua anima se ne fosse andata via.
Fece indossare a Clara paperine lilla scuro e il cappottino grigio, poi la caricò in macchina.La strada deserta era illuminata dal sole alto in cielo, nessuna nuvola oscurava quell'azzurro deciso. I colorati fiori spuntavano dai cespugli e dalle aiuole ai lati della strada, i bambini giocavano sereni e gli uccellini cantavano canzoni lontane.
Clara sedeva immobile, il cervello spento. La farfallina sporcava di blu qualsiasi posto sulla quale si appoggiava, sussurrava parole che facevano arrossire la piccola Clara e che la facevamo tremare di disgusto e paura.
Chiuse gli occhi, tentando di ignorare quelle frasi oscene, ma inutilmente. "Dai piccola, guardami, so che lo vuoi" bisbigliava la farfallina mentre i denti di Clara affondavano nel suo interno guancia.
Il sangue riempì la bocca della piccola mentre un dolore sordo le bombardava la testa e la guancia.La macchina argento frenò davanti ad un palazzo antico di mattoni, elegante e raffinato. Elena tamburellò ansiosa sul volante. Sospirò.
"Allora... Questo è lo studio della signora Agostino. È una gentile amica di Sandra, vuole solo scambiare due chiacchiere con te per conoscerti, sii disponibile tesoro" disse Elena cercando lo sguardo di Clara. Le accarezzò il viso liscio e chiaro, le slacciò la cintura di sicurezza e scesero dalla macchina.
Il silenzio di Clara faceva sentire Elena tremendamente inutile e distante, la corrodeva dentro e fece uno sforzo immenso per non piangere disperata.
Prese per mano Clara e si avviarono verso la porta di legno lavorato e scuro.Il campanello indicava chiaramente "Studio Psicologia Infantile", così Elena suonò. Il portone scattò e le due sagome femminili si inoltrarono, Elena piena di speranza e Clara piena di nulla.
La farfallina le seguì.
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Quello che le farfalle non dicono
Mystery / ThrillerSembrare bambina ma custodire un grosso, terribile segreto. Benvenuti nella vita di Clara.