• Capitolo 20 •

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Una pallida luce timida illuminava appena lo scenario di quella sera desolata.
La luna, tonda e triste, era avvolta in un misterioso mantello di nubi e gli scuri crateri parevano quasi buchi di pallottola. Una brezza dal sapore amaro accarezzava i boccoli spettinati della bambina.
Vestita di silenzio, restava immobile sul balcone.
Con la mente ripercorreva rapida la sua breve vita, le pagine della memoria scorrevano veloci davanti ai suoi occhi color acciaio.
Piccoli momenti dimenticati affioravano, fulgidi e velati dalla malinconia. Anche gli istanti più sciocchi in quel momento valevano più dell'oro.
Si ricordò di quando il suo papà la portò allo zoo, di quando insieme a lui, alla sua mamma e a Sandra erano andati a fare il pic-nic ma la pioggia li aveva sorpresi mentre mangiavano.
Quante risate perse nel vento.

Il cuore batteva forte nel petto, quasi risuonando nel silenzioso paesaggio della cittadina.
Un gatto randagio, come un lembo di notte accucciato su un ramo, la scrutava con i suoi occhi gialli. Nel buio parevano quasi gemme preziose.
"Cosa fai tesoro? Perché non vieni un più vicina a me?".
La roca voce di lui tagliò l'aria e fece sobbalzare la bambina, che subito percepì lo sguardo di ghiaccio che si insinuava dentro lei.
Chiuse gli occhi, terrorizzata.
Il piccolo labbro color ciliegia tremò, strinse forte i pugni.

Quello che le farfalle non diconoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora