• Capitolo 10 •

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"Non so più cosa fare... Si, si ho provato, ma... Lo so, hai ragione...". Le parole uscivano stanche dalla bocca di Elena.
Dall'altro capo del telefono, una preoccupata Sandra provava a consigliare sul da farsi. Clara non parlava ormai più con nessuno e persino farla mangiare era diventato un'impresa, buttava giù a malapena un di frutta.
Elena era distrutta nel profondo, vedeva la sua piccola crollare ogni giorno di più e viveva ormai di vitamine e lacrime.
"Non so come riuscire a sapere nei dettagli quello che le è successo e chi è stato..." diceva Elena alla sua migliore amica, mentre un moto di rabbia scoppiava nel suo petto.
Com'era possibile? Come era potuto succedere alla sua dolce e indifesa Clara?

Lacrime calde di odio bagnarono il viso abbattuto di Elena. Si accasciò debole sulla poltroncina color tortora nell'ingresso, la cornetta stretta nella mano scheletrica e tremante.
"No, Ely... Dai, sono qua, non piangere, vedrai che riuscirai a far luce su questo orrore..." diceva teneramente Sandra percependo le lacrime della sua amica. Mai l'aveva sentita piangere, Elena era sempre stata una donna forte e solare, difficile da abbattere.
"Senti qua Ely, mia cugina conosce una psicologa dell'infanzia, secondo te sarebbe una buona idea far parlare Clara con lei?" propose Sandra.
Ci fu un attimo di silenzio. Elena si asciugava le guance, illuminata da uno spiraglio di speranza. Sospirò. In fondo c'era ancora qualche appiglio.
"Si... Immagino di si, non ci avevo per nulla pensato, che stupida sono... È che lo stress è tanto" disse Elena come per giustificarsi, tormentando un buchino nei jeans sgualciti. "Lo so, non oso immaginare! Stai tranquilla, a che servono le amiche se no?" disse Sandra teneramente. Elena sorrise grata e si fece dare recapito telefonico e indirizzo dello studio della psicologa infantile, una tale Amanda Agostino.
Chiusa la telefonata, Elena si strofinò gli occhi scavati e si stiracchiò.
Fuori dalla finestra un fioco sole uggioso rendeva la primavera più smorta, il silenzio regnava sovrano e di Clara neanche l'ombra.

Elena preparò due tazze di camomilla, salì così le scale di legno scuro, diretta alla cameretta di Clara.
"Tesoro, guarda qua, un di camomilla calda tutta per noi" disse sorridendo delicatamente, entrando nella stanza. Clara era seduta alla sua scrivania, stava disegnando.
Elena si sedette sul puff lilla vicino alla finestra e la scrutò. Gli occhi grigi parevano così spenti che quasi si commosse.
"Bevi tesoro, ti piaceva così tanto... Che disegni?" chiese accarezzando i morbidi boccoli della bimba. Clara non rispose e sorseggiò lentamente la bevanda.

Gli occhi di Elena si inumidirono.
Abbracciò forte la sua piccola, che ormai era l'ombra di se stessa, irriconoscibile.
"Passerà tesoro... Passerà" sussurrò tra una lacrima e l'altra.

Quello che le farfalle non diconoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora