Capitolo 4

292 30 20
                                    

Nonostante fosse sicura di avere gli occhi ben aperti, attorno a sé vedeva soltanto una densa nube oscura, fredda e priva di luce. Un forte peso allo stomaco le impediva di riempirsi i polmoni di ossigeno a dovere e sembrava, addirittura, che le stesse portando via ogni briciolo di energia dal corpo. Mosse qualche passo nel buio e, con un urlo spaventato, si sentì precipitare in un pozzo profondo decine e decine di metri e poi... splash. Percepì l'acqua sommergerle la testa e, nonostante i movimenti sgraziati delle braccia che tentavano di riportarla in superficie, sprofondava giù, sempre più giù fino a quando la schiena non impattò contro una superficie fredda e dura che emanava pallidi bagliori colorati. Si capovolse, cercando un appiglio nel terreno per capire da dove provenissero e, dopo aver guardato meglio, si rivide immersa nella vasca da bagno con la testa sott'acqua, come se si stesse guardando in uno specchio.

All'improvviso iniziò a mancarle il fiato e vide la sua immagine riflessa annaspare, cercando di divincolarsi per non respirare quel liquido scuro che la circondava, ma la situazione peggiorava ad ogni misero movimento: iniziò a non sentire più il contatto con il resto del corpo, intorpidito e infreddolito, fino a quando non ne perse completamente il controllo e, poco a poco, smise di vedere scivolando nel buio più profondo.

«Farai ciò che dico io, sono stato chiaro?»

Si svegliò di soprassalto nel cuore della notte, riempiendosi i polmoni con quanta più aria possibile dopo essere riemersa dalle profondità di quel pozzo. Gli occhi strabuzzanti e vitrei saettarono a destra e sinistra su tutta la camera, in attesa di mettere a fuoco il luogo in cui si trovava. Riuscì a calmarsi solo nel momenti in cui lo sguardo le si posò sulle mani strette a pugno, appoggiate al lenzuolo color pesca del suo letto.

«Era solo... un altro sogno» Si disse con voce roca. I pensieri le si affollarono rapidi nella mente confusa, mentre si passava la mano visibilmente tremante sul viso imperlato di sudori freddi. Non ricordava quasi nulla di ciò che era successo, né era sicura su quanto tempo fosse passato da... cosa? Dal momento in cui era rientrata in camera. Quella era l'unica cosa certa: era rientrata in camera dopo aver fatto il bagno, ma dopo?

Si buttò supina nel letto, coprendosi interamente come faceva da bambina quando aveva paura del buio. Come poteva biasimarsi dopo un'esperienza simile? Era come se avesse vissuto diverse ore in uno stato sospeso, ma poi ricordò anche che qualcuno aveva provato a svegliarla senza riuscirci.

«Elizabeth» Mormorò, associando quella voce a lei. Senza accorgersene alzò gli occhi sul comodino, dove ricordava di aver lasciato la colazione prima di quel blackout, ma ora, al posto del the caldo e dei dolci di Glenys, c'erano solo più un bicchiere d'acqua e una scatoletta quadrata di colore rosa, su cui era stampata in rosso a sfondo bianco la scritta Veronal®; a quella vista Rossella si girò a pancia in su, osservando il telaio del baldacchino.

«Cosa diavolo ho combinato stavolta per meritarmi anche questo lusso?» Si chiese e, senza pensarci, fece scivolare la mano pallida sotto il cuscino, dove ricordava di aver nascosto il giornale raffigurante quel Blackwood.

Un profondo tormento le afflisse lo stomaco, ma non seppe spiegarsi il motivo, se fosse di curiosità, eccitazione o altro. Sapeva solo che in un modo o nell'altro avrebbe fatto di tutto per entrare nella vita di quell'uomo, se necessario si sarebbe anche concessa a lui. Era disposta a fare qualsiasi cosa e a pagare qualsiasi prezzo pur di farsi aiutare ad ottenere la libertà di decidere da sola della propria vita.

Poi, complice forse la stanchezza, si addormentò stringendo a sé il giornale.

֎

Un piccolo spazio tra la tenda e la finestra lasciò spazio a un prepotente raggio di sole, che colpì in pieno il volto di Rossella. Si stropicciò gli occhi, che aprì con lentezza per abituarsi pian piano alla luce. Un lieve cigolio attirò la sua attenzione e, dal rumore felpato dei passi, capì subito di chi potesse trattarsi.

L'odore pungente del legno neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora