«Sembra tu abbia un ammiratore segreto, playboy.» Oliver gli allungò una busta bianca ancora sigillata, su cui spiccava un tondino in ceralacca verde. Sul volto barbuto era comparso un ghigno divertito quando Andrew gli aveva rivolto un'occhiata tutt'altro che allegra.
Il giovane, appena rientrato nella propria camera, lanciò freneticamente il cappotto sul letto e se la rigirò confusamente tra le dita.
«Quando?» Chiese poi. Non aveva la più pallida idea di chi fosse stato a spedirla, ma doveva essere qualcuno con i "soldoni" a giudicare sia dalla calligrafia con cui aveva scritto il suo nome sopra la carta. Per non parlare della ceralacca con tanto di simbolo impresso sopra.
«Stamattina all'alba, presumo. L'ha trovata il tuo amichetto dopo essere rientrato da un'intensa nottata.» Rispose Oliver, indicando l'altro letto nella camera con un rapido cenno del volto. Luke non era presente e, a giudicare dal letto immacolato, doveva essere di nuovo uscito per cercare compagnia. A quella vista, Andrew sorrise appena.
«Diventa intrattabile quando non infila il pisello da qualche parte. Lascia che si diverta.»
Nel frattempo iniziò a staccare la ceralacca con movimenti secchi delle dita e, quando aprì la busta, rimase sorpreso nel notare un unico foglio bianco su cui erano state impresse tre sole frasi; la calligrafia elegante era la stessa della busta, ma il tratto ora era tremolo, irregolare e non fluido come prima.
Andrew sbiancò nel momento in cui le lesse:
Vieni da solo o ti porterò il suo cadavere sulla porta.
Domani sera, alle undici precise dove è crepato il tuo amico.
Tarda anche solo di un minuto e le farò fare una fine ancora peggiore.
«Lurido bastardo!» Urlò voltandosi di scatto per picchiare il pugno contro la parete. La lettera scivolò sul pavimento senza che lui se ne accorgesse, busta compresa. Oliver spalancò la bocca dallo stupore quando vide il ragazzo rovistare energicamente all'interno di un cassetto.
«Ma che diavolo ti è preso?!» Chiese piegandosi a raccogliere la carta in terra.
«Quel figlio di puttana è riuscito a trovarla!» Sbraitò Andrew. Nonostante fosse bianco come un cencio dalla paura, aveva le guance arrossate di accecante rabbia. Quando capì che non avrebbe trovato nel cassetto ciò che stava cercando, prese anche il cassetto e lo lanciò via.
Oliver guardò confuso la lettera e, dopo aver letto anche lui il contenuto, sul suo viso si materializzò un'espressione cupa.
«Che vuoi fare allora, eh?» Chiese, ma Andrew non lo ascoltava: si muoveva come un automa alla ricerca di qualcosa in particolare, che non riusciva a trovare in nessun cassetto. A un certo punto lo vide bloccarsi e, come colto da un'illuminazione, lo vide piegarsi sotto al letto e tirare fuori una cassetta in metallo, la cui vernice rossa si era già ossidata da tempo. A testimoniarlo, numerose macchie metalliche apparivano qua e là sulla superficie lucida.
Quando aprì il coperchio, Oliver notò subito la Mauser che lui stesso gli aveva regalato per il suo sedicesimo compleanno. A fianco della pistola tedesca, invece, c'era la Smith&Wesson di Luca. Non le aveva mai usate prima d'ora, ma pregò dentro di sé che le avesse tenute con cura durante tutti quegli anni. O il rischio che si inceppassero nel momento peggiore sarebbe stato alto.
«Hai intenzione di farti ammazzare per quella là?! Ma che hai nel cervello?!» Urlò, ma di nuovo il giovane non si curò di lui: svuotò le scatole di munizioni sul fondo della cassetta e, come se fosse stato in una sorta di trance, iniziò a inserire le pallottole nei caricatori.
Il giovane però non sembrava curarsi delle parole che l'uomo gli aveva detto e continuò imperterrito «Per l'amor del cielo, Andrew, mi ascolti?!»
«Chiudi quella cazzo di bocca!»
Andrew lo fissò con rabbia, spazientito e sull'orlo di una crisi nevrotica. Era balzato in piedi con una furia tale da far indietreggiare l'uomo barbuto e, subito, gli si era portato a pochi centimetri dal viso. Oliver aveva già visto quell'espressione in passato, sul volto di un altro uomo: il ricordo gli fece ribollire il sangue di una moltitudine di sentimenti... a distanza di quindici anni, non aveva ancora perdonato Vincent per ciò che era successo. E, forse, non lo avrebbe mai fatto.
«Lo capisci che, così facendo, ti farai solo ammazzare? Continui a comportarti come un bambino irresponsabile quando c'è di mezzo quella lì!» Gli urlò in faccia, cercando di farlo ragionare, ma notò che era tutto inutile. Ormai era un treno in corsa e senza possibilità di frenare in tempo. «Cerca di-»
«Io la amo, questo invece tu lo capisci?!» Lo interruppe bruscamente Andrew. «Non posso permettere che muoia adesso... perciò, se proprio vuoi fare qualcosa, stai zitto e aiutami con queste!» Disse indicando le pallottole sparse sul pavimento. «Verrai con me, è un ordine!» Sibilò ancora, facendo infine sogghignare Oliver.
"Hai visto, Luca? Tuo figlio è diventato finalmente un uomo." Pensò guardando il ragazzo armeggiare con la Smith&Wesson.
Il ricordo delle volte in cui aveva sentito il padre lamentarsi dell'indole fin troppo tranquilla del figlio erano impressi nella sua mente come se li avesse vissuti pochi giorni prima, ma Andrew ormai aveva vent'anni. Si sentì orgoglioso come non mai per averlo preso sotto la propria ala, in fondo era stato lui a insegnargli tutto. Vincent, invece... bhe, lui gli aveva fatto scoprire l'amore per l'alcol.
«Allora?! Ti muovi o no?» Lo riprese il giovane, spingendo il caricatore nella pistola dopo essersi alzato in piedi.
Oliver scosse la testa, riprendendosi da quei ricordi.
«Se vuoi che venga anche io, stupida testa di legno che non sei altro, mi ascolterai. O farai la fine che vuole quel pazzo.»
«Sei tu che devi ascoltare me! Sono io-» La frase rimase incompiuta a seguito di un cazzotto ben assestato dell'uomo e che lo fece indietreggiare.
«Quando fai così, mi fai davvero saltare i nervi.» Gli disse monocorde. «Ora sarai tu ad ascoltare me e, se vuoi riprenderti quella ragazza, faremo a modo mio. Dopotutto, di esperienza ne ho molta più di te in queste cose.»
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L'odore pungente del legno nero
Narrativa Storica1931: Chicago è una città ormai preda del crimine organizzato e i pochi banchieri che sono sopravvissuti al crack finanziario, avvenuto poco più di un anno e mezzo prima, cercano di tirare avanti con qualsiasi mezzo. Ronald Ashworth è uno di questi...