Capitolo 6

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Mentre Andrew le faceva strada verso l'uscita, i ragazzi seduti sui divanetti le lanciarono svariate altre occhiate lascive, cariche di lussuria e di chissà quali altri pensieri avrebbe potuto fare un uomo in astinenza da sesso.

Rossella si sentì avvampare, ma per fortuna il suo accompagnatore sembrava volerle risparmiare un simile supplizio e si girò ammonendo ciascuno dei presente con una semplice occhiataccia. Il rispetto che nutrivano nei suoi confronti era palpabile, persino quelli più anziani abbassarono lo sguardo. Tutti eccetto uno, che la ragazza riconobbe come quello che Andrew aveva chiamato Oliver.

«Ti vuoi muovere o no?» La rimbeccò però il ragazzo e Rossella non se lo fece ripetere due volte, affrettando il passo e ignorando completamente il resto del gruppetto alle sue spalle.

Attraversarono in fretta il cortile e Andrew, forse per prendersi gioco di lei, le aprì addirittura la portiera della Sedan, lasciandola accomodarsi con calma.

«Dove mi portate?» Chiese Rossella dopo che anche il suo accompagnatore fu a bordo.

«Di sicuro non nelle solite boutique a cui sei abituata» Rispose atono quest'ultimo.

֎

In tutta la sua breve vita, Rossella non aveva mai frequentato la periferia di Chicago, ma, dopo quel breve viaggio, non era più sicura di volerci ritornare in futuro. Non erano pochi i mendicanti ad ogni angolo delle strade e, tutto attorno, sembrava un enorme quartiere degradato con palazzi che sembravano stare in piedi per miracolo e decisamente fatiscenti. Immondizia e persone addormentate ai lati dei marciapiedi. La crisi era stata devastante, certo, ma non pensava fino a quel punto.

Andrew fermò l'automobile di fronte alla vetrina di una sartoria specializzata in abiti da uomo, la cui insegna, laccata di verde, oscillava appena sospinta dal vento, producendo un cigolio sinistro.

Il ragazzo, tenendo sempre sott'occhio la donna, spinse la porta di legno dell'entrata aprendola lentamente, mentre il movimento veniva accompagnato dal tintinnio di una campanella. Rossella si guardò attorno con circospezione e, con il vestito color glicine che indossava, si sentì davvero fuori posto rispetto al mobilio tetro e dai toni del legno scuro. Con distrazione, notò alcuni scaffali ricolmi di vestiti e altri che mettevano in esposizione scarpe e cinture. Un lungo tavolo posto al centro della stanza, era ricoperto da rotoli di stoffa e scampoli di varia natura.

Da una porta sulla parete in fondo, Rossella vide uscire un uomo di mezza età, era alto poco meno di lei e indossava una tipica divisa da sarto, con un raffazzonato paio di occhiali tondi e dalla montatura in ottone, calati sul naso. Quando incrociò lo sguardo di Andrew, l'uomo sfoderò un sorriso entusiasta, come se fosse il suo migliore, o forse unico, acquirente.

«Signor Andrew, sono felice di vedervi qui di persona» Gli disse salutandolo calorosamente. «Avete bisogno di un altro abito su misura?»

Il ragazzo gli sorrise ampiamente, facendo però un cenno di diniego con la testa.

«No, Richard, oggi mi devi aiutare a soddisfare un cliente particolare» Asserì facendosi da parte e tirando Rossella verso di sé. «Da oggi, questa bella signorina sarà mia ospite. Dobbiamo rimetterla a nuovo e, soprattutto, non voglio più vedere in giro questo violetto ridicolo» Disse indicando l'abito.

La ragazza provò a protestare, ma il sarto le stava già girando attorno prendendole le misure.

«Sarei felice di aiutarvi, Andrew, ma non ho abiti da donna qui!»

«Non è un problema, Rich... noi non vogliamo niente di troppo vistoso. Vero, ragazzina? Dalle qualsiasi cosa che le possa andare bene, non importa cosa» Disse agitando la mano e, nel farlo, andò a sedersi su uno sgabello posto in un angolo del negozio proprio vicino al bancone.

L'odore pungente del legno neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora