[Ma a te sembra facile
dirti che sto beneQuando tutto non va]
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Florida, agosto 1935
Nonostante fossero già passati diversi giorni dal suo arrivo a Fort Lauderdale, ancora non era riuscito ad abituarsi all'insopportabile caldo umido che permeava la città floridiana. Un clima, quello degli Stati del Sud, che era in netto contrasto con il freddo tipico dell'Illinois.
Lanciò uno sguardo fugace al cielo limpido e tinto di un profondo turchese, mentre il vento tiepido gli scarmigliava i capelli scuri. Prima di uscire dal motel aveva rinunciato a pettinarli all'indietro, così ora gli ricadevano divisi in ciocche sulla fronte aggrottata.
«Ti sei scelto proprio un bel posto.» Borbottò tenendo stretta tra le dita la Lucky Strike appena accesa. In spiaggia si consumava più in fretta che al chiuso, ma la vista dell'oceano almeno ripagava quel lieve fastidio.
Andrew scosse la testa divertito. Finalmente poteva rilassare i nervi, ancora tesi dopo essersi trovato davanti alla porta di casa Tony.
«Ed è anche migliore di Chicago, lasciamelo dire.» Gli disse bevendo un sorso di tequila dalla bottiglia tenuta in mano. Ma poi il silenzio tornò a farsi ingombrante tra di loro, finché il più giovane non aggiunse: «Mi aspettavo almeno una telefonata di preavviso. Sei venuto qua per qualche motivo in particolare o perché-»
Ma Antony lo interruppe subito, sorridendo mentre si portava la sigaretta alle labbra. Non una misera emozione gli scalfì il volto pallido.
«Abbiamo fatto passare tempo a sufficienza, 'Drew. Ti deve bastare sapere questo.»
Andrew abbassò lo sguardo verso i propri piedi. Quattro anni erano tanti, ma non sufficienti per far cambiare a Tony modo di essere e, forse, non ne sarebbero bastati altri cento. Ma lui invece era cambiato e, col senno di poi, aveva capito che non valeva la pena rimuginare su quanto avevano passato.
«Ho capito.» Borbottò acido. Si appoggiò con i gomiti alle ginocchia, tenendo lo sguardo fisso sulla superficie acquorea dell'Atlantico.
«Come vanno le cose a casa?» Chiese cambiando discorso.
«Penso tu sappia che Oliver si è ritirato a vita privata.» Iniziò Tony con voce canzonatoria. «Come anche gli altri del resto. Grazie a Blaine sono rimasto solo e ho dovuto arrangiarmi in altri modi.»
Andrew ascoltò bevendo un altro sorso dalla bottiglia di tequila.
«Hai pensato di trasferirti? Dopotutto-»
«Papà!» Strillò una bambina prima di lanciarsi contro il ragazzo più giovane e abbracciarlo.
Antony si immobilizzò sul posto, temendo che qualche gesto strano potesse metterla in allarme e farla piangere. Avvertì però lo stomaco iniziare a fremere dalla tensione quando la riconobbe e, d'istinto, si calò di più il cappello sul volto per non mostrarsi in difficoltà.
«Tutto bene, piccola?» Le chiese preoccupato Andrew, prendendola in braccio e accarezzandole i capelli ramati mentre quest'ultima annuiva con un sorriso.
«Andiamo a giocare?» Rose indicò la banchisa su cui stavano infrangendosi a ritmo serrato delle piccole onde.
«Fra poco arrivo, promesso.» La rassicurò allora Andrew, sorridendole anch'egli.
Antony ascoltò quelle due frasi con angoscia crescente, da temere di stare di male, ma poi Andrew disse una cosa inaspettata e che lo fece trasalire:
«Non saluti zio Tony?»
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L'odore pungente del legno nero
Historical Fiction1931: Chicago è una città ormai preda del crimine organizzato e i pochi banchieri che sono sopravvissuti al crack finanziario, avvenuto poco più di un anno e mezzo prima, cercano di tirare avanti con qualsiasi mezzo. Ronald Ashworth è uno di questi...